Operatori di pace

di Domenico Napolitano

La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.
(Nelson Mandela)

Essere capaci di sognare per costruire la pace. Questa frase sembra scritta apposta per la nostra associazione che in ogni documento associativo spinge i nostri ragazzi a sognare, a credere in un mondo migliore da costruire.

La “pace” deve essere un obiettivo concreto del nostro agire come capi educatori, svolgendo la nostra “attività nel rispetto della libertà, dignità e uguaglianza degli associati e dei principi di democrazia” (art. 1 Statuto) in quanto L’educazione alla mondialità e alla pace è un aspetto essenziale della formazione scout” (Art. 17 Regolamento metodologico).

Ma non dimentichiamo che la nostra è un’associazione che fonda il suo metodo educativo sull’imparare facendo, e quindi sul fare piuttosto che sul dire, facendosi forza delle scelte compiute ogni giorno dai capi che la compongono. Ecco perché nel nostro patto associativo è rimarcato che come capi “operiamo per la pace, che è rispetto della vita e della dignità di ogni persona; fiducia nel bene che abita in ciascuno; volontà di vedere l’altro come fratello; impegno per la giustizia”. (“L’associazione” dal Patto Associativo).

 

Operiamo per la pace

Non parliamo di pace, non speriamo nella pace… noi operiamo per la pace. Perché non vogliamo essere spettatori di un mondo che, purtroppo, troppo spesso, invoca la pace solo quando c’è stata tanta guerra. Noi ci prodighiamo per costruire e realizzare ciò che sogniamo. E abbiamo due modi per farlo. Il primo è quello di essere pronti a rimboccarci le maniche per essere veri operatori di pace nel nostro piccolo; il secondo è quello di educare i nostri ragazzi in tal senso e per questo “ ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza” (“La scelta politica” dal Patto Associativo).

Tutto questo perché “capi e ragazzi dell’AGESCI, nel legame coi loro fratelli nel mondo, vivono la dimensione della fraternità internazionale, che supera le differenze di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace.” (“La scelta scout” dal Patto Associativo).

 

Ma come si può educare alla pace?

Senza voler anticipare nulla di ciò che leggerete nelle prossime pagine, una cosa può essere detta: l’art. 8 del regolamento metodologico di branca, sembra indicare una strada ben precisa. L’unico vero modo per educare alla pace è quello di contribuire alla crescita di persone in grado di accogliere chi è diverso da noi, chi difendere chi è più debole, di avere come obiettivo la costruzione della pace, come percorso verso una società giusta, attenta ai deboli e disponibile all’accoglienza degli stranieri, nel pieno rispetto dei valori della Costituzione italiana e del Vangelo.” (Art. 8 Regolamento metodologico RS). Perché in fondo, come recita la nostra legge, la Guida e lo Scout sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout. E l’amicizia e la fratellanza sono le basi più solide per perseguire quest’obiettivo nel migliore dei modi.

 

Sembra quindi chiaro e determinante il nostro ruolo di educatori nel costruire un mondo di pace. Ce lo ricordano anche i documenti preparatori alla Route Nazionale per Comunità Capi del 1997 dove è detto a chiare lettere, tra gli spunti per il lavoro educativo, che c’è bisogno di educare alla non violenza e alla responsabilità, di recuperare fortemente la dimensione del perdono e la capacità di fare memoria memoria del passato, come fondazione dei propri diritti e come insegnamento (un estratto dei documenti preparatori riferiti alla pace può essere letto al’indirizzo http://www.libriperlapace.it/marino/testisco/route97.html)

 

Un detto antico statuiva “si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace, prepara la guerra). Ma come diceva qualcuno (Filippo Turati), “non è che un giuoco di parole da oracolo di Delfi. Torniamo, signori, al senso comune, che dice: “si vis pacem, para pacem”.

[foto di Federica Marseglia]

Leggi per intero “Facciamo Pace“, il numero di PE da cui è tratto questo articolo.

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