Riflessioni attorno al Consiglio Generale

Pubblichiamo la lettera di Gigi, che ci scrive in merito al Consiglio Generale e al ruolo del consigliere. Nella sua lettera si parla anche di costi della politica (agesci) e costo del Consiglio Generale al minuto, non manca proprio niente per attirare l’attenzione. Buona lettura!

Nell’ambito del dibattito esterno all’Associazione relativo ai costi della politica, come Esploratori della Frontiera, dovremmo interrogarci sul ruolo che ha il Consiglio Generale dell’Agesci.

Il Consiglio Generale è il “parlamento” dell’AGESCI: è presieduto da Capo Guida e Capo Scout e composto dai componenti del Consiglio Nazionale (componente del Comitato Nazionale e dai Responsabili Regionali e rispettivi AE) e da un certo numero di Capi eletti nelle Regioni in proporzione del numero dei censiti. Il Consiglio Generale prevede di riservare una quota di seggi al sesso minoritario. Nel 2011 il Consiglio Generale risulta composto da 200 Capi con Diritto di Voto e da 26 Capi con solo diritto di parola (membri delle Commissioni Permanenti e Incaricati Nazionali ai Settori).

Compiti del Consiglio Generale – stabilito dall’art. 45 dello Statuto – sono quelli di deliberare gli indirizzi politici dell’Associazione, discutere e deliberare sulle elaborazioni metodologiche, deliberare in merito alle modifiche allo Statuto, Regolamento ed al Patto Associativo, deliberare in merito ai Bilanci nazionali Consuntivi e Preventivi dell’AGESCI, eleggere Capo Guida, Capo Scout, Presidenti e tutti gli incarichi a livello nazionale di natura elettiva.

In sintesi, il Consiglio Generale è l’organo di indirizzo, controllo ed elettivo dell’Associazione: è il CG che decide dove deve andare l’AGESCI, come impiegare le risorse (umane ed economiche) per andare in quella direzione, come deve adeguarsi il metodo rispetto ai tempi che viviamo e quali sono le persone adatte per guidare a livello centrale l’AGESCI.

Dal bilancio del 2011 dell’AGESCI, la sessione ordinaria del Consiglio Generale è costata € 103.434. Dato che ci si riunisce per 2 giorni pieni (circa 2.880 minuti), ogni minuto del Consiglio Generale, comprese le poche ore di sonno, vale € 35,91: poco più del costo di un censimento (il censimento deliberato dal CG per il 2012 è di € 34).

“Ecco! Il solito che se ne esce coi costi della Casta!” mi verrebbe da dire se leggessi queste poche righe.

In realtà questi pochi numeri mi servono per attrarre la tua attenzione, Capo, per ragionare con te sul tema dei percorsi decisionali del Consiglio Generale parto dalla mia esperienza di Consigliere Generale (ebbene si: anch’io ho fatto parte della Casta).

Svolgere il servizio di Consigliere Generale è un servizio bello e impegnativo allo stesso tempo. Bello perché, se le cose funzionano come dovrebbero funzionare, ci si confronta sui temi di prospettiva dell’Associazione: chi siamo, dove siamo, dove vorremmo andare. E si decide anche come andare.

Impegnativo, perché come tutti i Servizi svolti da un Capo, si deve arrivare preparati e competenti nelle materie che sono affrontate al Consiglio. Per essere preparato e competente devi essere un Capo che vive in una Co.Ca., devi partecipare alle riunioni della tua Zona e anche a quelle del Consiglio Regionale della tua Regione. Con l’occhio attento, però, che sei un Consigliere Generale e sei un protagonista per gestire il Bene Comune rappresentato dall’Associazione tutta e non per portare avanti gli interessi della tua Regione. Devi saper volare alto, ma avere i piedi ben piantati per terra. Ma purtroppo ho visto molti Consiglieri che rivestivano il loro ruolo come titolo onorifico o di prestigio personale, che arrivano impreparati e poco presenti alla vita quotidiana che avviene nei Gruppi.

Non è compito mio dare un giudizio sui Consiglieri, ma come Socio dell’Agesci posso valutare questa preparazione dalla qualità delle decisioni prese, così come puoi farlo tu.

Qualità non significa “occuparsi di tutto”, ma significa dedicare il tempo giusto per prendere decisioni importanti, e anche scomode perché controcorrente (noi siamo Associazione di Frontiera, non dimentichiamocelo!), che il Consiglio Generale deve assumere davanti ai Soci tutti sapendo che si è guardati anche dall’esterno. Decisioni che nei nostri tempi devono essere veloci e incisive per non essere superati dalla Storia.

Sfogliando gli Atti del Consiglio Generale 2012 (mi limito a quello), il Consiglio ha deliberato 31 mozioni e 12 raccomandazioni: per arrivare a mozioni e raccomandazioni ci sono dei lavori di gruppo. Una mole di lavoro impressionante fatta in 2 giorni. Ma a volte la quantità non è sinonimo di qualità del lavoro. Mi chiedo infatti se il Consiglio Generale deve occuparsi dell’abolizione o meno del “gilet ad alta visibilità” che era in dotazione al Settore PC; oppure approvare mozioni per promuovere “riflessioni” su diversi temi (ad esempio: sulla diarchia dell’Incaricato all’Organizzazione) oppure, al di là dell’alto valore simbolico e morale, se si dovevano porre in votazione raccomandazioni per la memoria del Gruppo Oscar o per il ricordo di Padre Savin.

Oggi a chi fa politica (e un Consigliere Generale è un politico che ha fatto una Promessa) viene chiesta qualità del lavoro: fare poche cose, fatte bene e che queste cose siano significative. A mio avviso, un Consiglio Generale dev’essere Essenziale e partecipato da Capi Competenti e Responsabili, com’è nello Stile Scout.

Ma allora, come si fa a fare in modo che il Consiglio Generale sia Essenziale? Introducendo la Sussidiarietà come stile di lavoro della nostra Associazione: evitare la sovrapposizione di competenze come previsto dal nostro Sistema dei Progetti. Mi permetto di fare delle proposte.

Se il Consiglio Generale delibera una modifica statutaria, sarà compito del Consiglio Nazionale tradurre quella modifica in norma del Regolamento. Se il Consiglio Generale delibera le linee guida per la modifica del metodo di una Branca, sarà compito di quella Branca individuare il percorso ideale, la sperimentazione che coinvolga tutta la Branca (dalla singola Unità, alla Branca Nazionale passando per Zona e Regione) e proporre le modifiche del Regolamento Metodologico al Consiglio Generale che dovrà solo ratificare quanto discusso da un’intera Branca (che rappresenta un terzo dell’Associazione) e non rimettere in discussione tutto.

Il Consiglio Generale deve dedicarsi a leggere la realtà con occhi scout e dare delle risposte alla nostra realtà sempre con lo Stile Scout. Invece oggi vedo una scarsa capacità di elaborazione interna, si attinge sempre di più ad osservazioni fatte al di fuori del Movimento Scout e questo ci discosta dal nostro essere Scout e Guide, facendoci perdere identità.

Un Consiglio Generale ha senso quando parla agli Scout con linguaggio Scout (anche nello Statuto). Quando sa individuare la Frontiera e decide di percorrerla, con zaino essenziale e con il gusto dell’Esplorazione, sapendo che non tutte le strade possono essere facili.

Se il Consiglio Generale rinuncia a questa prerogativa di guardare il mondo con occhi Scout, consegna di fatto l’Associazione ad altre agenzie che poco hanno a che fare con lo Scautismo, snaturando quello che è lo Spirito dell’Uomo e della Donna della Partenza, orientati alla ricerca della Verità e del Bene.

Non è con la delega ad altri che si risolvono le questioni, ma tornando ad essere protagonisti delle nostre scelte, perché le scelte del Consiglio Generale sono le scelte che poi contribuiranno a costruire il modello di Buon Cittadino e Buon Cristiano che oggi serve alla nostra società.

Gigi Sedan


Caro Gigi,

devo francamente dirti, che nel leggere la tua lunga lettera mi è dispiaciuto  quel tuo definire i consiglieri generali una casta.

Anche a me è toccato, fra le molte esperienze in Associazione, quel servizio, ma mai mi sono sentita parte di una categoria speciale di capi. E’ un servizio che ha la stessa dignità degli altri, prova ne è il fatto che quando si cercano disponibilità per questo ruolo, non ci sia  precisamente una ressa di candidati!

Inoltre proprio il Consiglio generale del 2008 non ha accolto  le mozioni che ipotizzavano un cambiamento nei meccanismi decisionali (vedi atti preparatori pag. 110 e 111) e, allo stato attuale delle cose,  al Consiglio nazionale non è di fatto delegabile nulla che  “alleggerisca” davvero il Consiglio generale.
Una strada che potrebbe portare ad una proposta di modifica dei compiti e del regolamento del CG quindi, non è stata ancora di fatto concretamente trovata. Credo che la riflessione globale sul ruolo, oltre che sul funzionamento del Consiglio generale, sia compito, oltre che di tutta l’Associazione  nei suoi vari livelli e strutture, anche dei consiglieri generali che fino ad ora probabilmente non hanno colto questa opportunità.  Forse un  semplice esercizio della democrazia associativa.. non praticato? 

Con queste mie poche considerazioni non voglio di certo dare una risposta esaustiva alle tue riflessioni. Sono anche io infatti convinta che migliorare e utilizzare più proficuamente il tempo che ogni anno dedichiamo a questa “maratona” democratica e decisionale sia possibile e prima o poi vada fatto. Ti ringrazio perciò di aver offerto alcuni pensieri alla riflessione comune. Aspettiamo ora altri pareri e contributi.

Chiara Panizzi

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