Wild Digital West

di Alessandro Vai

Un’altra frontiera per noi capi

Come compiti di matematica e fisica delle vacanze di Natale di qualche anno fa, gli studenti di un istituto superiore di Milano si ritrovarono a indossare i panni di Nescio tra i livelli del videogioco Renovatio quest, ambientato in un futuro distopico con la Terra sconvolta dal cambiamento climatico. Spesso i ragazzi fanno i compiti nelle ultime ore prima del rientro in classe – ci dice Enea, l’insegnante che ha realizzato il videogame –. Quella volta, invece, tutti avevano svolto 12 ore di esercizi già il 27 dicembre. – Prima della pandemia, noi capi vedevamo la tecnologia più come elemento di distrazione che come risorsa. Il tuo videogame ci mostra invece come sia possibile utilizzarla in ambito educativo… «Credo che quando la tecnologia aumenta, non toglie. Per superare i livelli del videogame, la materia devi averla studiata, gli esercizi vanno risolti. La tecnologia è un problema quando ti sottrae all’impegno, alla fatica, non permettendoti di sviluppare delle capacità. Molti ragazzi, ad esempio, non sanno fare una ricerca su Google. Manca loro la forma mentale per impostare una ricerca, nonostante abbiano tra le mani uno strumento potentissimo». – Perché credi che il tuo videogame, sviluppato e ampliato negli anni, funzioni? «Perché è divertente, non è una finzione – gli esercizi sono veri, solo non su un libro – ma soprattutto i ragazzi leggono che dietro il gioco c’è una persona che mette il suo impegno per farli incuriosire e, forse, appassionare». – Tecnologia come linguaggio comune per sintonizzarsi nella relazione educativa, quindi… «Non dobbiamo pensare che basti il mezzo tecnologico da sé per destare curiosità. Bisogna comprendere il linguaggio adatto allo specifico gruppo di ragazzi che si ha davanti. Mi ricordo che meno di cinque anni fa proponevo in classe un cantante che rappava su testi ispirati alla matematica (Lorenzo Baglioni, ndr). Allora erano tutti interessati, ridevano, ascoltavano. La mia classe di oggi, invece, le trova tremende. Quel linguaggio non va più bene, è già cambiato». – Siamo un po’ spaesati quando pensiamo di introdurre la tecnologia nelle nostre attività. Forse perché ci muoviamo in un perimetro che non conosciamo? «Proporre un’attività con un videogame, o con altri strumenti, non è un gran rischio, al massimo i ragazzi si annoiano. Sempre meno pericoloso che portarli in montagna, comunque… Credo bisogni lanciarsi anche in questo ambito, magari facendosi aiutare. È una frontiera da attraversare, guidati dalla nostra vocazione educativa. Ma la strada – digitale o meno- deve puntare sempre alla relazione, e non può fare a meno del nostro impegno e del nostro carisma per essere fruttuosa».

ENEA MONTOLI

Enea Montoli, 34 anni, educatore in AGESCI per molti anni, è insegnante di matematica e fisica in un istituto superiore di Milano. Sulle tracce di Renovatio Quest , il reparto del Milano 20 ha realizzato un videogame di ruolo asincrono tra squadriglie, per vivere un po’ di avventura digitale durante il primo lockdown.

[Foto di Enea Montoli]

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