Una Cosa Ben Fatta

di Comunità capi Ferrara 6 - Salvatore Iermano, Margherita Gabriele

Diamo spazio a due esperienze, una vissuta per strada e l’altra on line, che tanto dicono sul saper cogliere bisogni e desideri nel tempo che ci è dato

LA SPESA CONTINUA
Comunità capi Ferrara 6

A volte i servizi devono seguire il loro naturale percorso. Da qualche anno la nostra Comunità capi si interrogava sul cercare di rispondere ai bisogni reali del territorio. Siamo nel quartiere Doro, periferia nord di Ferrara, sorto attorno agli impianti della Montedison: il nostro gruppo è nato 34 anni fa, poco dopo la parrocchia, e forse anche per questo abbiamo sempre cercato di contribuire alla vita del quartiere. Si sognava di costituire una pattuglia che raccogliesse i bisogni del territorio, compresi quelli delle fasce più deboli, come gli anziani, e poi di rispondere in maniera opportuna grazie anche all’aiuto degli R/S. Ma il tempo è sempre un gran nemico: riunioni, progetti, campi e il progetto veniva sempre lasciato nel cassetto.

Poi è arrivato il lui, il Coronavirus, che ci ha obbligato ad aprire gli occhi e a occuparci proprio di quegli anziani che sognavamo di intervistare e monitorare per comprendere di cosa avessero bisogno. Così durante il lockdown abbiamo iniziato a portargli la spesa a casa. Ci chiamavano direttamente loro al centralino, grazie al servizio spesa avviato il 12 marzo e con il quale nei primi tre mesi abbiamo raggiunto quasi 300 consegne.

Quando il confinamento è stato allentato e, in teoria, non ci sarebbe stato più bisogno di andare a fare la spesa per i nonni del quartiere, ci siamo accorti che – per alcuni di loro – il bisogno continuava e che, con virus o senza, gli anziani avevano proprio bisogno di noi! Così abbiamo deciso di rimboccarci ancora le maniche. Durante l’estate abbiamo coinvolto gli R/S, accompagnandoli per mano alle porte dei nostri nuovi amici anziani. E quest’anno saranno proprio loro a portare avanti la consegna della spesa, come uno dei servizi extra associativi di cui si prende cura la comunità R/S.

Da ogni male si può trarre un messaggio positivo. Questa avventura ci ha portato a incontrare tanti occhi bisognosi sopra le mascherine e vorremmo andare avanti per vedere anche i loro sorrisi e, prima o poi poterci, abbracciare. Grazie soprattutto a loro abbiamo dato un senso alla nostra Promessa, al nostro essere scout e cristiani, cittadini attivi.

Appena potremo ripartiremo con le attività di Gruppo. Lo faremo carichi di entusiasmo per aver trovato una nuova missione da portare avanti , sempre più consapevoli che la felicità si raggiunge facendo la felicità degli altri.

 


La Promessa… on line!

Salvatore Iermano, Margherita Gabriele
Maestri dei Novizi Roma 112

Quest’anno abbiamo accolto in Noviziato una ragazza che non aveva mai fatto scautismo. Una cosa nuova ed inaspettata ma eravamo convinti che il Noviziato sarebbe stato il momento migliore per scoprire lo scautismo. Fortunatamente fin dai primi tempi è accaduto quello che avevamo previsto e, inoltre, la sua presenza e partecipazione hanno fornito a tutta la comunità occasioni per ripensare con maggiore consapevolezza a tutte quelle cose (dalla spiritiera alla Strada) che noi, intrisi di scautese, diamo per scontate.
Poi è stato scoperto il primo focolaio Covid in Italia e dopo poco le misure di contenimento. Abbiamo deciso di proseguire le riunioni in videochiamata e lei ci ha chiesto di pronunciare la sua Promessa. Nei mesi precedenti l’avevamo osservata con attenzione: un po’ ci aspettavamo che maturasse la sua scelta in quel momento dell’anno, ma la pandemia stava cambiando il mondo e un po’ pensavamo che anche lei avrebbe rimandato la questione.. L’abbiamo ricontattata per una chiacchierata: quando ha detto «mi piace che la gente si fida di noi», oppure «pensavo fosse un hobby invece lo scautismo è uno stile di vita», non abbiamo avuto più dubbi sul fatto che fosse pronta e consapevole della sua scelta. Non aveva senso rimandare.
Ma come si prepara una Veglia alle Armi in R/S e, soprattutto, durante il lockdown?! In quarantena abbiamo riscoperto il valore della lettura, dello stare in famiglia, del dedicarsi a una passione reinventando le nostre competenze, ma soprattutto abbiamo riscoperto il valore del silenzio. Così l’abbiamo invitata a prendersi un tempo di silenzio per riflettere su questo e altri spunti riguardanti la Promessa e la Legge.
Ci siamo confrontati in Co.Ca. e con capi R/S di altri gruppi, abbiamo perfezionato la proposta e, una sera, le abbiamo mandato una email. Dopo qualche giorno ci ha ricontattati, chiedendoci ufficialmente di pronunciare la sua Promessa il giorno seguente a “riunione”. Così abbiamo celebrato la cerimonia della Promessa in videoconferenza, forse la prima della storia dello Scautismo. Speriamo sia l’unica. I ragazzi hanno capito che questa cerimonia non si svolgeva nella modalità propria del nostro stile, in mezzo a quella natura che ci parla di Dio, ma d’altro canto non aveva senso aspettare. E’ stato emozionante vederci tutti e tutte in uniforme e, anche se ognuno era nella sua camera, lo spirito è stato lo stesso di una cerimonia in montagna. E’ stato un momento di comunità molto forte, in un periodo in cui quella comunità, costretta in casa, rischiava di disperdersi.
Ma la cosa più emozionante è stata che nelle primissime fasi della pandemia, in un momento in cui ognuno di noi si è sentito confuso e spaventato e si sarà chiesto «quanto lunga sarà la notte?», c’era una ragazza di 16 anni che prometteva di aiutare gli altri in ogni circostanza. E questa non è una vittoria scautese, è una vittoria civile.

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