C’era una volta il buon Pietrone,
capo saldo, spilungone,
gli piaceva intrattenere
tutti con il suo sapere.
Era proprio un chiacchierone,
ogni passo un’orazione!
Esponeva tesi e frasi,
opinioni in tutti i casi.
Gli piaceva pure tanto
dell’AGESCI farsi vanto:
ce l’aveva proprio a cuore
questa nostra Associazione!
E per questo argomentava
sulla rava e sulla fava,
criticava lo statuto
con un piglio a volte acuto.
Altre volte invece Pietro
ne sparava avanti e indietro,
tante, a ripetizione
per destare l’attenzione.
Un bel giorno, per esempio,
stufo era per lo scempio
che sull’uniforme fa
il gran caldo di città.
“Pantaloni di velluto:
ma ti pare mai il tessuto
con cui tocca camminare
su sui monti e in riva al mare?
‘Sti calzoni poi son stretti,
per la marcia poco adatti.
Dico basta al pantalone:
pronti, via, rivoluzione!”
Il buon Pietro custodiva,
sotto la calura estiva,
un suo sogno alquanto strano,
per alcuni un poco osceno.
Sin da quando era un eggì,
rimirava notte e dì
quella gonna pantalone,
delle guide vestizione.
Lui pensava che tal guisa
fosse comoda divisa.
“Se un po’ d’aria poi passasse
nelle oscure parti basse!”
La proposta era un po’ strana,
per Pietrone non insana:
“Sai poi quanti benefici
con i capi sì felici
di trovare refrigerio?
Sembra sì un motivo serio:
mai più capi sudaticci
mai più caldo, mai più impicci!
Dico a te, sì, capo maschio:
mai più caldo, mai più muschio!
Quell’arietta, anche se moscia,
ti potrà asciugar la coscia.
È deciso, è già futuro:
i contrari tutti al muro!
Non ha pesci sai chi dorme:
mettiam mano all’uniforme!”
Sta di fatto che il buon Pietro,
senza mai guardarsi indietro,
senza consultar nessuno,
scrisse tosto al Tiggìuno.
“Caro mio buon giornalista
Sai la novità che è in vista?
Già sobbalzano le nonne:
scout e guide, tutti in gonne!
È un’idea un po’ primitiva,
nasce da mia iniziativa
ma ho già fatto petizione:
sai che partecipazione!
Una lettera poi ho scritto,
un appello fitto fitto
che poi, sgranocchiando un Tuc,
condiviso ho su facebùk!”
Telecamere a manetta,
interviste in tutta fretta
fece presto il giornalista
alla gente varia e mista.
“Che ne pensa lei del fatto
che gli scout, dando del matto,
d’ora in poi andranno in giro
con la gonna?” “che delirio!”
“dove andremo poi a finire?”
“eh, so’ strani, tutto dire!”
“mio nipote fa il lupetto,
ora il capo suo bacchetto!”
Sale su lo share, successo!
Ma, un momento: Pietro stesso
poi realizza all’improvviso
che lo scout viene deriso,
processato, condannato,
già dai media giustiziato
per l’insana evoluzione
della sola sua intenzione.
L’indomani i titoloni:
“Per gli scout mai più calzoni”.
Ride anche la mia nonna
pe’ i maschietti in pantagonna!
Caro pietro, un bel casino,
che sconfitta a tavolino!
Il bel guaio che tu hai commesso
non sta nel fine, è nel processo!
Un’associazione grande
si fa sì delle domande,
vaglia le proposte e i gusti
ma lo fa nei posti giusti!
In comunità, poi in zona
(senza dar la notiziona),
regionale, nazionale,
il livello piano sale!
Sì, il processo è un poco lento,
lamentele a volte sento:
“Tutta ‘sta burocrazia!”
Guagliò, è democrazia!
Se fai fuor questi passaggi,
la velocità la assaggi
ma calpesti coi tuoi piedi
quelle cose in cui tu credi.
Il confronto poi, si sa,
chiave è per la verità:
condivisa, conquistata,
però sì partecipata!
Pietro, ormai rancori zero,
ma se cascan idee dal pero
una cosa, per piacer:
lascia stare ‘sto Twittèr!
[Illustrazione di Ilaria Orzali]
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