Questo non è un articolo su Trump

di Marco Gallicani

Dice Michael Moore che è stato il più grande “vaffa” della storia dell’America. E già qui io comincio a sentirmi inadeguato perché se provo a capire, magari per spiegare, a chi legge queste quattro righe, quel che è successo negli Stati Uniti d’America il 9 novembre del 2016, io mi scopro armeggiare con tutta una serie di categorie del pensiero che il”vaffa” lo mettono per ultimo, o quasi. E invece ha vinto.

Fino a pochissimo tempo fa, direi 5 anni, ma anche meno, una persona capace nella stessa campagna elettorale (e nella vita che l’ha preceduta) di disprezzare le donne con violenza, di insultare i disabili e i morti in battaglia, di appoggiare e fomentare atteggiamenti apertamente razzisti, di dichiarare il falso e poi ancora il falso del falso, di considerarsi furbo (smart) per aver evaso le tasse per oltre 20 anni, di non avere alcuna vaga idea di come funziona il suo paese, ne tantomeno di aver voglia di impararlo, di considerare quelli che questa voglia ce l’hanno degli inutili secchioni, dei deboli, ecco una persona così non sarebbe stato eletto nemmeno ad amministrare dei condomini. Ora è presidente della nazione con il più grande e fornito arsenale nucleare del pianeta. Ne volete una prova? Il suo predecessore, tale Romney, si lascò scappare in un fuori onda che quasi la metà degli elettori era economicamente dipendente dal governo federale, convinta di avere solo diritti. E fu considerando uno scandalo di dimensioni nazionali, una cosa che gli fece probabilmente perdere un bel pezzo dei voti che aveva in cascina.

C’è chi si è arrabbiato, chi ha elaborato raffinate analisi che dimostrano come la spinta determinante, in un momento in cui tutto poteva esserlo e molto lo è stato, sia arrivata dalle donne bianche, evidentemente poco scandalizzate da quel suo modo tutto particolare di considerare il genere femminile e i suoi diritti. Sono state circa il 53% delle donne bianche, rispetto al solo  4% delle donne nere e al 26% delle donne latino americane.

Ma tutto questo cosa c’entra con gli scout? Noi facciamo educazione, non sociopolitica. Per quanto poi nell’educazione ci sia un mucchio di sociopolitica. Pertanto, al netto delle idee politiche di ciascuno, la mia risposta è che chi fa educazione secondo me si deve preoccupare soprattutto di una cosa, anzi di due. Una del presente e una del futuro.

La prima è che, al netto che non abbiamo idea di cosa accadrà, comunque dobbiamo tenere lo sguardo fisso sugli ultimi, quelli che pagheranno con più probabilità l’affermarsi di politiche planetarie che seguano questo trend. Quale tendenza? Quella che abbiamo descritto anche qui. Se siete tra quelli che probabilmente staranno ancora benone per un po’ (prima o poi tocca a tutti, chiedete ai vostri nonni), occupatevi di quelli a cui tocca subito. Si sta affermando nel mondo una tendenza che crede sia normale incarcerare il proprio avversario, revocare la libertà di stampa, annullare i diritti acquisiti dalle minoranze, deportare milioni di persone, valutare le persone sulla base di test religiosi e annullare gli sforzi internazionali contro il cambiamento climatico. Scegliete voi dove impegnarvi, c’è ampio margine di scelta.

La seconda è sul futuro: chi vive questo momento e sta passeggiando beato nei campi della giovinezza potrebbe credere che tutto questo sia normale, che il mondo che lo attende una volta arrivato alla fine del sentiero sia questo qui e quindi potrebbe considerare normale adeguarsi. Ad un mondo in cui la partecipazione politica ha completamente perso la dimensione dell’incontro sociale, ad un mondo in cui il modello sociale vincente non è nemmeno più l’arrivismo degli anni ’80 del ‘900 (io li ho solo studiati, non sono così vecchio), ma l’individualismo che lo ha esasperato. Ad un mondo dove solo ciò che è virale è vero, non importa chi lo abbia detto o se lo sia davvero. Ad un mondo in cui l’esperienza, la competenza o la buona educazione sono disvalori.

Chi sta coi giovani lo sa che loro sono meglio di noi, basta leggere il libro che abbiamo presentato dopo la route. Fate in modo che non perdano questa speranza perché è quella speranza che salverà anche noi. E fate in modo di capire come la coltivano tra di loro perché potrebbe servire anche a voi.

 

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