Testimoniare la giustizia, costruire la pace

di Andrea Romano e Fabrizio Marano

Ci sono onesti cittadini che un giorno scelgono di fare qualcosa che cambierà per sempre la loro vita: denunciare. Arriva poi il giorno che tu, comune cittadino, vieni a conoscenza della loro storia, ti senti in debito e fai una promessa a te stesso che difficilmente rimuoverai: non lasciarli soli!

Ecco, questa è la premessa ad un impegno che ha dato vita nell’autunno del 2013, al progetto “Testimoniare la giustizia, costruire la pace”, nato dalla volontà congiunta dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace (attraverso il Servizio di Pastorale Giovanile e la Commissione Giustizia e Pace), dell’Agesci – Zona Tre Colli di Catanzaro e dell’Ufficio Scolastico Regionale (USR) per la Calabria, al fine di realizzare percorsi di sensibilizzazione e di formazione intorno alla figura e all’impegno dei testimoni di giustizia.

E’ necessario qui chiarire che i testimoni di giustizia sono onesti cittadini che hanno assistito o subito azioni delittuose da parte di organizzazioni mafiose e che, decidendo di denunciarle all’Autorità Giudiziaria, entrano nel programma di protezione previsto dalla legge.

Differentemente, invece, i collaboratori di giustizia sono “pentiti”, ovvero mafiosi che scelgono di collaborare con la giustizia in cambio di una riduzione della pena e della possibilità di evitare la carcerazione.

Si è ritenuto pertanto necessario e urgente, puntare su un percorso in cui la figura del testimone di giustizia venisse conosciuta e si evidenziasse come modello di cittadinanza responsabile per la crescita della società, in particolar modo quella calabrese. La Zona Tre Colli si è resa co-promotrice del progetto anche per l’affinità con alcuni punti contenuti nel Progetto di Zona e per la necessità del nostro territorio, di avere testimoni credibili che abbiano il coraggio di operare una scelta di denuncia.

La proposta ha coinvolto prioritariamente gli studenti degli ultimi due anni di 12 istituti di istruzione secondaria di Catanzaro e Soverato. Estremamente positivo è stato il coinvolgimento dei giovani di questa fascia d’età, una fase in cui si accingono a lasciare la scuola per il mondo del lavoro e degli studi universitari. Positivo anche l’assortimento degli istituti (in gran parte tecnici) e la provenienza degli studenti (numerosi dai piccoli centri dei comprensori di Catanzaro e Soverato). Una nota di merito va anche ai giovani della Comunità di Accoglienza del Centro di Giustizia Minorile.

Il progetto era aperto anche a gruppi giovanili di parrocchie e associazioni, incluse alcune comunità R/S, per le quali, il percorso ha giocato un ruolo determinante nel cammino “di coraggio” verso, e oltre, la Route Nazionale.

Il protocollo d’intesa, firmato dalla Diocesi, dall’Agesci e dall’USR, prevede la possibilità di proseguire il cammino anche negli anni successivi auspicando che lo stesso possa diventare “progetto pilota” per un allargamento dell’esperienza ad altre scuole secondarie superiori della Calabria. Il progetto, per scelta, non è finanziato; in esso  è stata la diocesi a provvedere al rimborso delle spese essenziali.

Un ruolo determinante è stato svolto dai docenti, che certamente si sono distinti per motivazione e professionalità, per loro era stato programmato, nella fase iniziale, un percorso formativo mirato. È stato un momento molto intenso che ha visto docenti, educatori a vario titolo e capi scout confrontarsi a partire dalla loro dimensione di cittadini. A sostegno della proposta formativa è stato realizzato e distribuito un sussidio (su DVD) ricchissimo di spunti e materiale inerente la tematica.

Il percorso si è avviato con un convegno cui hanno partecipato: Giuseppe Carini, il testimone di giustizia di Brancaccio (Palermo) che ha denunciato e testimoniato contro i mandanti dell’assassinio di don Pino Puglisi, Mons. Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, che per anni è stato al fianco di diversi testimoni di giustizia e Giuliana Martirani, docente universitaria e attivista nell’educazione alla pace.

Nei mesi successivi, le classe coinvolte, autonomamente, hanno avviato iniziative di approfondimento e confronto molto interessanti.

Una tappa essenziale del progetto è stata la proposta dello spettacolo teatrale “Padroni delle nostre vite”, messo in scena dalla compagnia teatrale SciaraProgetti. Lo spettacolo analizza e divulga un messaggio di grande valore civile, proponendo appunto il modello di un imprenditore calabrese, Pino Masciari, che ha denunciato i propri estorsori divenendo così un testimone di giustizia. Partendo dalla storia vera che accomuna centinaia di imprenditori italiani che decidono di denunciare, “Padroni delle nostre vite” mostra i meccanismi perversi che la ‘ndrangheta utilizza per imprigionare le sue vittime, tracciando una fotografia chiara del fenomeno mafioso ‘ndrangetista fino a pochi anni fa quasi sconosciuto. Lo spettacolo racconta di un’Italia che molte volte ha combattuto male le sue battaglie contro la mafia non riuscendo a far fronte alle esigenze reali dei suoi cittadini costretti a lottare pur di ottenere i propri diritti. Ci mostra però anche un paese diverso e coraggioso, abitato da cittadini e da giovani che hanno voglia di alzare la testa e dire basta.

Il 30 maggio scorso, a conclusione dell’anno scolastico, una rappresentativa degli studenti ha contribuito all’animazione di un convegno con lo stesso Pino Masciari e con la dott.ssa Marisa Manzini, Sostituto Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro, da tempo impegnata contro la criminalità organizzata e titolare di alcune delle più importanti operazioni antimafia in Calabria degli ultimi anni.

L’incontro è stato presieduto dall’Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, Mons. Vincenzo Bertolone, che fin dall’inizio ha incoraggiato l’avvio e la realizzazione del progetto. Mons. Bertolone è il postulatore della causa di beatificazione di don Pino Puglisi.

Il lavoro realizzato dagli studenti e la verifica del progetto saranno presentati, ad inizio del nuovo anno scolastico, in un incontro rivolto alle scuole che speriamo potrà servire alla prosecuzione del lavoro con nuovi studenti e nuovi docenti.

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