Simbolo della nostra cultura

di Nicola Cavallotti

Esperienze, cerimonie, rituali: il nostro corpo è il manifesto vivo dell’avventura scout

Torniamo indietro nel tempo per un attimo, ripercorriamo il nostro cammino scout dai suoi primi passi. Una richiesta tanto emozionante quanto abitudinaria, non credo di aver mai incontrato qualcuno con il fazzolettone al collo che non ami ricordare. Lo facciamo attingendo, come sempre, da teoria e pratica, così legate e dipendenti nel nostro ragionare. La materia di questi ricordi si compone di tre elementi (plurali) a noi ben noti: esperienze, simboli e concetti. Non sono gli unici ingredienti della “tavola periodica associativa” ma sono i più abbondanti come fossero idrogeno, elio e ossigeno in natura. Non è solo polvere di stelle quella che compone il corpo scout ma una sinergia di avventure, rituali, linguaggi, ostacoli, forze e paure che sono insieme la sostanza della cultura scout più profonda, quella che rimane e quella che ci lega. Se l’esperienza pratica è viva e indelebile, i concetti sono scritti nei manuali metodologici, i simboli invece tendono a passare sottotraccia. Eppure quasi tutto per noi, se ci pensiamo, ha un rimando simbolico. Non scadiamo in un pan-simbolismo fuorviante, non tutto è simbolo, ma tutto lo può diventare.

Lo sono innanzitutto i tradizionali pilastri, grandi e piccoli, che scandiscono spazio e tempo all’interno di ciascuna branca. La tana, che tana non sarebbe se non fosse per le foglie, i rami e il profumo di bosco che accolgono i cuccioli il primo giorno, oppure i dipinti del lupetto artista che dipinge la Rupe del consiglio sulle bianche pareti, le panche del colore dei lupi, la candela nell’angolo fiamma del Vangelo, i tronchi da seduta come alberi al chiuso, primo e non ultimo il totem, fragile e imponente colonna del branco. I simboli appena citati trascendono e trasformano le quattro mura parrocchiali riportandoci a una realtà fantastica che permette lo scautismo con i bambini.

Si cresce ma la magia non cessa, perché i simboli restano: nei passaggi, ad esempio, iniziazione fondamentale e motore del cammino del ragazzo, richiamato alla ricerca del proprio talento per metterlo al servizio di una comunità sempre più grande.

Ogni transizione scopre nuove vulnerabilità ma è simbolo, roccia sicura costruita attorno ai giovani che crescono, che traggono forza attraversando la Waingunga sulle spalle del capo squadriglia. Rituali come questi sono capisaldi e specchi per il gruppo che si emoziona e si unisce. Lo fa a ogni Canto della promessa che sia sotto la grandine estiva o al caldo torrido in stazione l’ultimo giorno di route. Lo fa davanti al fuoco, dall’odore unico ma mai lo stesso perché i simboli scout sono anche questo, dinamici e adattabili alle emozioni subitanee, alle gioie e ai dolori. Lo fa alla firma della Carta, costituzione del clan non in pdf ma su pergamena ingiallita simbolo delle fatiche fatte per scriverla. Infine – e Inizio – la Partenza, chiusura e apertura del cerchio, cerimonia dall’inestimabile valore dove non si scambiano regali ma simboli di rapporti che acquisiscono senso compiuto, lì e per sempre.

Ebbene stiamo parlando di reti, molte volte tangibili altre meno, che tengono insieme il passato remoto, il presente indicativo e il futuro – non semplice – complesso. Si perché le interrelazioni scaturite dai legami tra noi e i simboli e tra simboli e simboli ci predispongono ad affrontare incertezza e complessità dell’oggi e del domani. Sono la nostra identità e il nostro patrimonio culturale, agenti comunitari, non patogeni, che direzionano il nostro percorso, ma ancor prima, il nostro corpo. Quest’ultimo è la sintesi perfetta, riassunto di quanto sopra, ricettore e assimilatore, lo vestiamo “in uniforme perfetta” da iconico simbolo, lo curiamo ad hoc per essere resiliente al tempo che passa. Questo è, un testimone, come tutti gli altri, di significati, dei ricordi vivi di cui si parlava qualche rigo sopra.

Simboli & rituali sono tutto ciò di cui ci innamoriamo, ciò che esiste al di là di noi come l’amore che si sprigiona nel servizio o nella buona azione. Concediamogli il valore che essi meritano perché ci ricordano chi siamo e da dove veniamo. Impossibile, o quasi, dimenticare, il corpo stesso ci rammenda che è lui stesso il primo fra tutti i simboli, il manifesto vivo di questa nostra magica cultura.

[Foto di Andrea Pellegrini]

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