Piccoli e grandi per uno stesso patto

di Alessandra Baldi e Francesco Silipo Incaricati nazionali alla Branca L/C

La grande sfida per il futuro è garantire la partecipazione dei minori di età ai processi decisionali che li riguardano. È una sfida che concentra in sé tutte le azioni educative che ogni giorno compiamo, guidati dalle scelte contenute nel Patto associativo che abbiamo fatto come capi perché si concretizzino in esperienze vissute dai ragazzi ai quali proponiamo di giocare da cittadini-cristiani attraverso lo scautismo. Si tratta di fare un investimento sulle nuove generazioni aprendo loro le porte della piena partecipazione perché questo è IL modo per mettere al centro di ogni processo educativo la persona e la sua dignità e capacità di essere in relazione con gli altri (Global compact on education). Permettere la partecipazione ai bambini significa consentirgli di agire negli spazi in cui stanno, perché possano trasformarli in luoghi. Lo spazio infatti è il contenitore di tutto ciò che è materiale, cose e persone; ma diventa luogo quando i soggetti che lo occupano hanno la possibilità di agire trasformandolo, plasmarlo con i loro desideri e abilità, facendolo proprio attraverso cose che li facciano stare bene e che piacciano. Luoghi di protagonismo e di democrazia Rendiamo le nostre unità dei luoghi in cui i bambini, da protagonisti, vivano esperienze attraverso le quali poter conoscere se stessi e la realtà (Patto associativo). Essere fedeli al Patto associativo significa considerare i bambini soggetti di diritti, capaci non soltanto di esprimere bisogni e pensieri, ma di scegliere concretamente e proporre strategie, alternative e soluzioni, immaginare e progettare. Non è sufficiente ascoltarli, né dobbiamo necessariamente metterli da soli al centro: il centro dobbiamo liberarlo, creandovi il vuoto nel quale è possibile lo scambio e l’elaborazione tra adulti e bambini, passando così da una logica di identità singola (sia essa quella dell’adulto o del bambino) ad una di alterità, che presuppone di camminare insieme sulla stessa strada. La nostra responsabilità di adulti sarà quella di garantire che volontà e attitudini trovino spazio e concretezza nel confronto e nelle decisioni di un Consiglio, nella definizione di un’attività a tema, in quelle vissute insieme, nel concordare una preda o un volo, in modo che la pista e sentiero personale e quelli di Branco e di Cerchio si alimentino a vicenda, in un rapporto continuo di interdipendenza e complementarità. In questo modo la comunità sarà luogo dove ciascuno potrà sperimentare modalità di partecipazione e vivere esperienze di democrazia. Luoghi di gioco e di esplorazione Gli spazi di incontro – sia fisici che di relazione – diventeranno luoghi se i bambini se ne approprieranno attraverso esperienze di esplorazione, di scoperta, di gioco libero. Il desiderio dei bambini è trovarsi per giocare con gli altri: devono poterlo fare in autonomia, in uno spazio non contingentato, con gruppi e tempi flessibili. Offriamo luoghi in cui sperimentare la dimensione sana e formativa del rischio e dell’imprevisto che significa fare ipotesi, misurarsi con le proprie capacità, avere la possibilità di modificare percorsi e pensieri. Luoghi di cura La comunità deve essere luogo in cui i bambini sentono di potersi prendere cura liberamente e pienamente di se stessi, degli altri e di Dio. In questo modo, attraverso lo spirito creativo dello Spirito Santo, si genera un “noi” diverso. Quanto siamo disposti e pronti ad essere per e con i bambini Chiesa in uscita, ad aprirne le porte, senza dire “non entrare, non toccare, guarda soltanto…”, quanto siamo disposti cioè a dare, anche in questo caso, spazi di esplorazione, gioco e di scoperta? Luoghi di restituzione simbolica Nel branco e nel cerchio il Grande annuncio del Vangelo trova i propri elementi essenziali nelle esperienze che i bambini possono concretamente vivere nello spirito della famiglia felice. Con quali parole e gesti il Vangelo viene annunciato ai bambini, quanto i riti parlano la lingua dei bambini, quanto sono evocativi di ciò che realmente accade nella loro vita? Luoghi di fraternità C’è infine uno spazio, una nuova frontiera che fatichiamo a raggiungere, abitato da bambini anche per noi invisibili, che vivono realtà marginali, a grosso rischio di esclusione: figli di immigrati, bambini stranieri, minori non accompagnati, coloro che sono affidati ai servizi sociali perché lontani o sottratti alla loro famiglia di origine o che più semplicemente vivono contesti familiari poveri o deprivati (Enrico Moretti, Le trasformazioni della realtà del mondo dei bambini e delle bambine e gli scenari dei prossimi anni, in Atti del Festival Bambino, Bologna 2016, pp. 41-42); o banalmente coloro che nemmeno hanno avuto occasione di accedere alle liste di attesa! Sono bambini la cui voce è più debole di quella degli altri, per i quali uno spazio di protagonismo e di azione, di relazioni tra pari, sarebbe più che mai un’urgenza; bambini che allo stesso tempo porterebbero nelle nostre unità competenze e abilità diverse, altre domande, altre specificità. Possiamo fare una scelta inclusiva, limitare il rischio di marginalità e anche di dimenticanza nei loro confronti. Anche questi sono spazi che possono diventare luoghi attraverso la libertà che sapremo assicurare ai bambini di poter costruire insieme un futuro di giustizia e di pace. È questo l’impegno che come capi dobbiamo mantenere ogni giorno per essere fedeli al Patto associativo.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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