Un gioco da ragazzi

di Marialuisa De Pietro e Paolo Vanzini Incaricata nazionale e membro Pattuglia nazionale E/G

Con un passaggio talmente inatteso da spiazzare tutti gli avversari Giulia si trovò la palla in mano, la visuale libera, il canestro alla distanza dei tre punti. Una scena da film: in svantaggio di due punti, pochi secondi dalla fine della partita, istanti a disposizione per decidere. La gioia nel vedere la palla attraversare l’anello esplose talmente forte da stordirla. In lei, nella squadra, nel pubblico. … Dopo tre anni in cui i pasti dei Falchi generavano meme, disgusto e qualche mal di pancia, Marco si era preparato sul serio. Aveva imparato le ricette, provato mille volte sui fornelli e anche accendendo il fuoco vero con la squadriglia. La gara di cucina al campo fu strabiliante, nessuno si aspettava quelle prelibatezze, questo amplificò il risultato. … Avevano lavorato davvero duramente le Tigri e gli Orsi per ripulire quel piccolo parco. Desideravano un posto per giocare, possibilmente non asfaltato, in cui incontrarsi e divertirsi. Montarono anche la rete da pallavolo con cui Luca aveva conquistato Maestro dei nodi, sentivano una gioia orgogliosa per quello spazio tutto loro; ma fu quando questo diventò un punto di ritrovo per tutti i ragazzi del quartiere che capirono di aver realizzato qualcosa di veramente importante! Allora decisero che valeva la pena montare anche qualche panchina per renderlo accogliente e dei cestini per tenerlo pulito.

Il canestro di Giulia e le ricette di Marco, così come le imprese di Orsi e Tigri sono esperienze di successo, che gratificano, in cui la gioia intensa nasce dalla realizzazione di un desiderio, di un sogno, e si amplifica per averla condivisa e suscitata anche in altri. La felicità deriva dallo scoprirsi e realizzarsi, ovvero trovare il proprio posto nel mondo e spendere la propria vita con uno scopo che la renda significativa. La felicità degli altri è un fine nobile ma è anche un mezzo: un volano per la propria gioia e motivazione. Lo scautismo porta i ragazzi a vivere esperienze con cui scoprono chi sono e possono essere, scelgono chi vogliono diventare e si impegnano a farlo. Imparano a mettersi in gioco con i loro talenti e le loro competenze agendo concretamente nella loro comunità e nel loro presente. In altre parole imparano a essere e a essere utili e così, intanto, realizzano la propria felicità. Si tratta dell’esercizio dello scouting applicato alla vita vera, nell’osservazione di situazioni concrete in cui è reale la possibilità di capire e la capacità di intervenire, in cui l’efficacia della propria azione e delle conseguenze sugli altri è visibile e motivante ma l’effetto va molto oltre. Quando si realizza un miglioramento anche piccolo nel proprio quartiere, cresce nei ragazzi la cura per la Casa comune. Quando ciascuno trova il proprio ruolo nella vita di squadriglia o viene ideata un’impresa che valorizza le idee di tutti, si impara la ricchezza della diversità e il valore dell’accoglienza. Quando il Consiglio capi ascoltandosi e mediando, costruisce un pezzetto per volta il progetto di un campo oppure quando uno dei ragazzi mette le sue competenze a disposizione di un’impresa, si sperimenta la partecipazione e responsabilità del bene comune. In questo modo si genera quell’impulso che provoca il passaggio dal saper agire al saper essere, allo scegliere di essere, all’autoeducazione. Il punto non è che Giulia diventi una campionessa di basket né Marco uno chef stellato. A noi capi interessa che capiscano cosa desiderano sapere e saper fare, che lo scelgano, lo progettino, lo realizzino con impegno, costanza e determinazione, ciascuno con il proprio passo, gradualmente, dando il meglio di sé secondo un percorso originale che ciascuno traccia personalmente, che ne siano felici e se ne sentano responsabili, tanto da volerlo condividere e mettere a disposizione degli altri. In questo modo ognuno, facendo del proprio meglio, diventa il meglio di ciò che può essere. Il gioco dello scautismo è semplice nella sua complessità: muove le leve della soddisfazione personale e della gioia di sé e di chi ci circonda sostenendo la motivazione a individuare il proprio orizzonte e a procedere verso di esso. Un gioco… da ragazzi!

[Foto Roma 100]

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