Piccole comunità crescono

di Paolo Di Tota, Paolo Vanzini

Pattuglia nazionale branca E/G

E un giovedì come tanti altri, solito appuntamento alle 21, ci si saluta, si chiacchiera e si racconta un po’ la settimana trascorsa, poi arriva il capo gruppo che accelera i tempi e ci ricorda che ci lamentiamo se si fa tardi. Simona ci propone, per iniziare, un nuovo canto che faremo alla prossima messa, è bello, ci piace e fa riaffiorare alla mente ricordi e sensazioni che la settimana di lavoro/studio spesso assopisce. Siamo pronti: inizia una nuova riunione di Comunità capi. L’ordine del giorno è fitto ma quando si parla dei nostri ragazzi non guardiamo l’orologio, Giacomo ci racconta un po’ del reparto e delle esche educative a cui stanno pensando, bella idea risponde Katia la ex capo reparto e tutti sembrano approvare ma Sophia, tirocinante in Branco, non è pienamente d’accordo, spiega il perché e la sua idea innovativa rispetto al passato. Tutti si guardano perplessi, ma accidenti sembra proprio una buona idea, una di quelle che mettono in discussione un po’ il passato… ma che importa? Proviamoci! 

In comunità ci piace pensare che sia sempre così, che il clima sia sereno e che tutti, dal più piccolo al più grande si sentano ascoltati e gratificati. Per arrivare a questa sensazione bisogna iniziare a immaginarla con tanto anticipo, utilizzando al meglio gli strumenti che la nostra branca ci mette a disposizione quando si parla di democrazia e partecipazione: Consiglio della Legge, Consiglio di squadriglia, Consiglio d’Impresa, Consiglio Capi.

Ognuno di questi strumenti aggiunge un tassello alla crescita dei nostri ragazzi e l’averli vissuti in tempi e modi diversi innesca nel ragazzo la voglia di continuare a farlo nello stesso modo. Se quando sono un piede tenero la mia voce non è solo un ronzio nelle orecchie del capo squadriglia ma viene ascoltata e valorizzata, allo stesso modo quando anche io avrò, magari, la possibilità di essere capo della mia squadriglia lo farò con i più piccoli, ma non è tutto, punterò sempre di più a creare quel clima di ascolto, interesse, innovazione e correzione che hanno reso la mia crescita in reparto sana e spensierata.

La democrazia associativa passa attraverso questa partecipazione e noi capi in reparto abbiamo il delicato compito di permettere che ciò accada. I “consigli” ai vari livelli sono strumenti educativi che, se vissuti con la dovuta profondità, permetteranno ai ragazzi di comprendere la ricchezza del lavoro di squadra, l’attenzione e la valorizzazione delle idee altrui e la creazione del giusto clima di lavoro. Ciascuno percepirà l’importanza e l’unicità del proprio contributo e pian piano se ne sentirà responsabile, così come inizierà a percepire la responsabilità collettiva che nasce dalla ricerca di una volontà condivisa anziché individuale.

La ritualità di questi momenti, una preghiera iniziale, un canto, un semplice giochino potrebbero essere le armi giuste per creare quel clima sereno capace di superare ogni diversità e divergenza di opinioni. Far esprimere prima i più piccoli con le loro idee bizzarre e innovative potrebbe aiutare il gruppo a uscire fuori dagli schemi e tirare fuori idee per spettacolari e avventurose imprese di reparto e/o di squadriglia. 

Il nostro compito come capi è proprio questo: creare l’occasione per realizzare queste dinamiche. Non dobbiamo quindi avere paura di indicare la strada, i modi, lo stile della partecipazione ai nostri esploratori e alle nostre guide; lavoriamoci in Consiglio capi e applichiamoli in Consiglio della Legge, i luoghi dove è richiesta la nostra presenza, affinché da questi esempi i ragazzi possano trarre spunto anche quando noi non ci siamo. 

Parafrasando B.-P. “quando pensate di guardare lontano, guardate ancora più lontano” perché ciò che questi ragazzi impareranno grazie al nostro aiuto servirà anche e soprattutto quando non indosseranno l’uniforme e dovranno lavorare in gruppo per la scuola, il lavoro, il bene comune.

 La Comunità capi, che vive di questi valori e modalità, sarà palestra per sperimentare e campo di gioco per testimoniare che questo metodo funziona davvero.

[Foto di Gianluca Poli]

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