di Nicolò Pranzini
Ricordo ancora benissimo quando durante una lezione all’Università la Prof. di Storia dell’Africa Sub-Sahariana trattando nello specifico la guerra Anglo-Boera di fino ‘800 ci chiese: “chi fra di voi è scout?”. Alcuni di noi alzarono subito la mano ma l’affermazione che seguì ci lasciò a dir poco allibiti: “sapete che il vostro caro fondatore è stato prima dell’illuminazione dello scautismo un vero e proprio criminale di guerra?”. Shock, panico, smarrimento… ma soprattutto voglia di saperne di più, di capire, di dare senso a tutti quei racconti estremamente positivi ascoltati infinite volte su Mafeking, sui Matabele e tutte le altre avventure di B.-P. nei suoi anni da soldato nell’esercito Britannico. D’altra parte la prof., pur esagerando, mi aveva fatto pensare forse per la prima volta alla contraddizione che invece in quel momento mi appariva essere evidente: com’è possibile che un soldato che aveva combattuto in tante guerre abbia poi fondato il più grande movimento giovanile votato alla pace del mondo?
Su questa domanda ho voluto poi costruire la mia tesi di laurea basandomi sul pensiero di studiosi “veri” che avevano già analizzato nel dettaglio la questione, primo fra tutti il “nostro” Mario Sica che proprio su PE nel 1981 raccontava ai lettori di allora “come un generale giocando con i ragazzi, scoprì che non ci sono frontiere”. Per dovere di cronaca dobbiamo assolutamente ammettere che l’ispirazione iniziale della proposta scout non era di stampo pacifista o internazionalista ma imperialistica britannica. B.-P. era pur sempre un soldato e un uomo calato nel suo tempo… non deve sorprendere affatto che, dati la sua formazione e il suo passato, B.-P. pensasse anche all’inizio dello scautismo in chiave “nazionalistica”, mentre più sorprendente è invece la sua successiva evoluzione. Secondo Mario Sica, due fatti furono determinanti per lo sviluppo internazionalista prima e poi pacifista del suo pensiero: lo sviluppo spontaneo ed inaspettato dello scautismo in tutto il mondo e lo scoppio della prima guerra mondiale con le sue tragiche conseguenze. Nella rapida fioritura del movimento in vari paesi del mondo B.-P. vide non tanto una piacevole conseguenza o un aspetto folcloristico ma avvertì subito la portata e l’importanza educativa: la possibilità di favorire un sentimento di fraternità mondiale sulla base dell’esistenza nei vari paesi di gruppi di animati dagli stessi valori e principi.
L’esperienza della grande guerra aprì ulteriormente i suoi occhi: la presa di coscienza della violenza inaudita di una guerra “moderna” lo portò a ritenerla un evento del tutto condannabile. Si assiste quasi ad una vera e propria conversione in cui risulta evidente la sua grande capacità di leggere i fatti che accadevano intorno a lui, di interpretarli e reagirvi positivamente. Dall’esperienza della prima guerra mondiale in poi, B.-P. dedicherà per 30 anni anima e corpo a sviluppare il movimento scout al fine di promuovere la pace e la fratellanza nel mondo perché non vi possano più essere guerre e conflitti del genere. È una redenzione totale: da soldato a pacifista convinto. L’esperienza che permise a B.-P. di far vivere ai ragazzi una concreta esperienza di fraternità fu certamente il Jamboree, un’idea concepita durante gli anni della guerra, che a partire dal 1920 celebra l’unità dello scautismo ed il suo impegno per la pace. Eccoci finalmente al P.-B. che conosciamo:
“[…] partiamo da qui con la ferma decisione di volere sviluppare una solidarietà in noi stessi e tra i nostri ragazzi, attraverso lo spirito mondiale della fraternità scout, così da poter contribuire allo sviluppo della pace e della felicità nel mondo e della buona volontà fra gli uomini […]”[1]
B.-P. fu poi anche designato al Nobel per la Pace per ben due volte come colui che più di chiunque altro nei 30 anni precedenti aveva promosso la fratellanza delle nazioni attraverso il movimento scout. Nonostante non lo abbia poi mai ricevuto, la storia delle sue due vite (soldato prima e scout dopo) ci ricorda ancora oggi quanto la promozione della pace faccia parte del DNA stesso dello scautismo e di come quanto da lui lanciato in totale controtendenza rispetto ai tempi sia ancora oggi la nostra missione di cittadini del mondo.
—
Leggi per intero “Facciamo Pace“, il numero di PE da cui è tratto questo articolo.
Per approfondire:
Janovitz, B.-P. e la grande Avventura dello Scautismo. Le due vite e le opere di Baden-Powell, Nuova Fiordaliso, Roma 2003
Sica, Citizens of the world – B.-P. on international peace, Nuova Fiordaliso, Roma 2006
Dal Toso, M.C. Bertini, Ambasciatori di Pace “Oltre la guerra” negli scritti di Baden-Powell, Centro di Documentazione AGESCI, Roma 2002
World Scout Bureau, Scouting and Peace, WOSM
Hillcourt, Baden-Powell. The two lives of a hero, The Gillwellian Press, New York 1992
[1] Estratto dal discorso di B.-P. (The Olympia Challenge) al primo Jamboree di Olympia del 1920.
Nessun commento a "Le due vite di B.-P."
I commenti sono moderati.
La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
La moderazione non è immediata.
I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.