Impegni, mete e la loro rivoluzione (quasi) copernicana

di Marcella Scarciglia (Pattuglia nazionale E/G) e Giovanni Gaiera

Non so se avete incrociato il movimento che nella Branca E/G è stato attivato in questi ultimi anni attorno alla questione Mete sino al Consiglio Generale 2015. Proviamo a farne un rapido excursus. Dalle verifiche realizzate a livello nazionale dopo la modifica del Sentiero votata nel 2006, la questione Mete è apparsa come una delle criticità di fondo. Cosa fosse una Meta, ci hanno detto allora i capi, era di difficile comprensione non solo per gli E/G ma anche per molti capi reparto, per cui difficilmente gli esploratori e le guide, specie i più giovani, erano in grado di prenderle autonomamente. Su questo nodo la Branca E/G Nazionale ha attivato un osservatorio, coinvolgendo gli staff di reparto che nelle varie regioni si sono offerti di osservare più da vicino le Mete provando a:

– mettere particolare attenzione allo snodo delle Mete (reparti sentinella Come prima più di prima);

– utilizzare solo lo strumento degli Impegni come passi per camminare lungo il sentiero e i contenuti delle tappe come orizzonte a cui tendere, aiutando l’esploratore e la guida a verificare il filo rosso dei cambiamenti realizzati nel suo cammino lungo la tappa (reparti Il Ribaltone) ;

– impiegare solo gli Impegni fino al cammino verso il Brevetto, che può essere considerato un esempio molto chiaro di Meta (reparti Un po’ per volta).

L’osservatorio ha messo in evidenza che tutti e 3 i punti di vista potevano funzionare e fatto emergere che:

– se c’è un’attenzione particolare allo snodo delle Mete è più probabile che l’esploratore e la guida, specie se già da qualche anno in reparto, riescano a porsele senza l’aiutino dei capi;

– man mano che camminano lungo il Sentiero, i ragazzi che utilizzano i soli Impegni chiedono ai capi delle prospettive di più ampio respiro (come una Meta!);

– l’introduzione dello strumento Meta a partire dal Brevetto può funzionare anche nelle fasi successive del sentiero.

La questione non era e non è quindi metodologica, ma più probabilmente sociologica, psicologica e pedagogica: interpella come stanno funzionando i preadolescenti e gli adolescenti di oggi in Italia riguardo alla capacità di progettarsi e di leggere il loro cambiamento. Siamo andati a chiederlo a un sociologo (Stefano Laffi), a uno psicologo dell’adolescenza (Alberto Grazioli) e a un pedagogista (Piero Lucisano), che ci hanno detto che nell’attuale crisi di futuro i giovani si muovono per prove ed errori, hanno bisogno di sperimentarsi e di verificarsi nel concreto, riorganizzano progressivamente il funzionamento del loro cervello di fronte agli stimoli che ricevono.

Che fare allora? Mete sì, Mete no, solo Impegni, Impegni che derivano dalle Mete, Mete che nascono dagli Impegni? La proposta che alla fine ci è sembrato riuscisse a tenere dentro, anzi a far esplodere tutte le potenzialità emerse in questo bel percorso, è stata quella di non buttare via niente, né Mete né Impegni, ma di cambiare il loro rapporto, ridando ad ognuna/o di loro la dignità che meritano: li abbiamo resi autonomi e quindi capaci di relazionarsi in modo vario tra loro! Partendo dall’ask the boy, sta all’arte del capo interpretare la capacità di progettarsi del ragazzo e ragazza che ha di fronte, proponendogli/le lo strumento più utile perché cammini lungo quella Tappa del suo sentiero in quel periodo particolare della sua crescita: utilizzando solo o principalmente gli Impegni se la sua capacità di immaginarsi nel futuro non è ancora sviluppata, piuttosto che lanciandogli/le fin da subito la sfida delle Mete, se invece è in grado di pensare a come declinare nel suo sentiero l’orizzonte della Tappa.

Il rubinetto dell’acqua calda, dirà qualcuno, o il catino di Pilato, potrebbe insinuare qualcun altro! Ma se ci pensate bene, in questo passaggio che sembra non cambiare nulla è avvenuta una piccola (grande?) rivoluzione copernicana: gli strumenti del Metodo devono adattarsi il più possibile al passo e al fiato degli esploratori e delle guide, perché siano loro i protagonisti della loro crescita, e quindi avere quella sufficiente elasticità che possa permettere di utilizzarli al meglio nelle differenti situazioni. Inoltre, in questo modo anche il sentiero può abbandonare le secche dell’educazione deduttiva eterodiretta e può rientrare (finalmente) nella modalità induttiva, che parte dall’esperienza per arrivare ai contenuti e ai concetti e che è alla base di tutto il Metodo Scout. Mica paglia, vero?

Sotto trovate qualche cenno su come tutto questo si traduca concretamente nella vita di reparto. (Maggiori dettagli potrete trovarli in tutti i numeri di Avventura di quest’anno!)

Il cambiamento è sottile, ma radicale: siamo pronti a provarlo e a verificarlo?

Luca, TAPPA DELLA SCOPERTA. Inizia a scegliere IMPEGNI che lo aiutino a scoprire Squadriglia e Reparto, tra questi l’INCARICO di aiuto magazziniere che gli farà conoscere meglio il mondo dell’avventura e i POSTI D’AZIONE nelle Imprese di Sq. e di Reparto. Dopo la PROMESSA, vuole confermare le SPECIALITA’ già conquistate in Branco e lavorare per alcune nuove, andrà anche ad un CAMPO DI SPECIALITA’. Dai più grandi sente parlare di METE, ma il suo C.Sq. gli ha garantito che col tempo capirà anche lui di cosa si tratta!

Sofia, TAPPA DELLA COMPETENZA. Finalmente è pronta a cimentarsi con le METE! Crescendo ha intuito, grazie all’aiuto dei CR e della sua C.Sq., che ha un orizzonte più ampio in cui migliorare! L’occasione più avvincente sarà la conquista del BREVETTO di Animazione Sportiva, sia perché ama lo sport, sia perché la sua Sq. ha scelto la Specialità di Olympia e potrà avere il giusto POSTO D’AZIONE nelle IMPRESE! In più, non vede l’ora di fare da MAESTRA DI SPECIALITA’ agli E/G più piccoli e di partecipare ad un CAMPO DI COMPETENZA! Ormai sta proprio diventando grande!

Riccardo, C.Sq. TAPPA DELLA RESPONSABILITA’. Quante difficoltà affrontate e adesso accompagnerà lungo il SENTIERO i suoi SQUADRIGLIERI! Ma anche per sé, Riccardo ha grandi progetti. Sull’esempio delle Aquile Randagie, tra le sue mete: diventare FEDELE E RIBELLE! Alcuni impegni: dire sempre la propria opinione sfruttando le specialità di redattore e corrispondente nell’IMPRESA DI REPARTO di Internazionale; mettere a frutto per il GUIDONCINO VERDE di Civitas il suo BREVETTO di Animazione Religiosa; smettere di vergognarsi dell’uniforme invitando i propri compagni di scuola all’autofinanziamento di Sq.

[foto di Nello Izzo]

Un commento a "Impegni, mete e la loro rivoluzione (quasi) copernicana"

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    Marco Berruti 5 Febbraio 2016 (16:10)

    in 25 anni di capo Scout non ho mai parlato ai ragazzi di METE o IMPEGNI.
    Io li avevo in testa come tali mentre loro giocavano al grande gioco dello scoutismo vivento la SQ, il Reparto, le attivitá ………….

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