Lavoro: una strada verso il successo

Baden -Powell nel libro “La strada verso il successo” (capitolo “i miei amici cavalli”) dialoga con il lettore e lo fa interrogare su come si possa guadagnare denaro e più precisamente sul come guadagnarlo onestamente.

Questa domanda gli permette di esporre la sua idea intorno al rapporto che deve esistere con il denaro e a come sia giusto vedere la propria professione e approcciarsi al mondo del lavoro. Prima di addentrarci in questo quadro è necessario ricordare come tutti gli spunti introdotti da B.-P. in questo testo indirizzato ai rover (quelli che noi definiamo l’uomo e la donna della partenza) siano finalizzati a tracciare un sentiero che conduca alla felicità che si raggiunge con successo, solo se si arriva a comprendere che ogni sforzo personale trova il suo compimento, la sua perfezione, nell’essere rivolto positivamente verso gli altri.

Ecco quindi, anche in questo caso, che nell’introdurre l’idea di “carriera personale”, rivolta al percorso di vita del singolo individuo, si rende necessario introdurre altri due concetti che indirizzino questa sfera squisitamente concentrata sull’Io (su ciò che voglio essere), nella prospettiva del “servizio verso gli altri”. Premessa indispensabile è capire che il denaro è necessario per essere autonomi; per passare dalla dimensione del dipendere da qualcuno a quella del “poter godere la vita e del poter aiutare gli altri a goderla”.

In secondo luogo, non bisogna mai dimenticare che non ogni mezzo è lecito. Anche nel lavoro, che ci permette di guadagnare, non dobbiamo “ottenere di più a spese di un altro, meno fortunato”.Si sviluppa così il processo educativo che sta alla base di quanto contenuto in questo testo: il denaro non può essere un fine, ma un mezzo e gli sforzi fatti per procurarselo (in questo caso il lavoro) non possono essere separati da quella giustizia sociale a cui per uno scout è imprescindibile aspirare. La soddisfazione personale emerge quando la fatica è portata sulle nostre spalle e non su quelle altrui. Di più: ci dobbiamo caricare di un peso nell’ottica di alleviare l’altrui sforzo.

Dobbiamo fare del nostro meglio e trovare la nostra giusta collocazione anche nel mondo del lavoro.Questa visione potrebbe però sembrare riduttiva ed esclusivamente eterodiretta -primo passo per l’alienazione- se non si facesse attenzione a cosa B.-P. intenda qui per “giusta”.“Se tu sei un piolo quadrato, cerca un buco quadrato e tenta di arrivarci… …Se vuoi riuscire, bisogna che tu sappia correre dei rischi: affrontarli, non evitarli; affrontarli, ma con gli occhi aperti”Trovare la propria collocazione è frutto di una scelta esclusivamente personale e senza un limite definito.

È necessario fare di tutto per raggiungere la propria meta, allorché si è deciso quale sia. Sola allora si potrà trovarsi nella “giusta” condizione per essere di vero supporto agli altri.La “corsa alla carriera” diventa pertanto legittima se in questa corsa si vede la necessità di completare la propria persona, di ritenersi soddisfatti. B.-P. ci sprona a raggiungere il successo perché sa di aver costruito un contenitore che ci ha fa concepire la nostra affermazione non più come individuale, ma come collettiva, sociale: più avanti sarò in grado di arrivare e maggiore sarà la possibilità che altri mi seguano in questo percorso e ne condividano i benefici.

Lo scout saprà applicare la propria concezione del mondo in qualunque contesto sarà chiamato ad operare e proprio per questo non avrà paura di essere schiacciato da logiche perverse perché la sua prospettiva è al di fuori, è altrove: tutto non si esaurisce in quello che si fa, ma si fa di tutto per ottenere la felicità.

“L’unico vero successo è la felicità e questa è la via migliore per raggiungere il successo. Cosa è il successo? Un’elevata condizione sociale? Ricchezza? Posizione? Potenza?  Nulla di tutto ciò. Queste e molte altre idee ti verranno spontanee alla mente perché indicano ciò che generalmente si intende per successo; idee che implicano anche l’avanzare a scapito di un altro e il far vedere che tu sei più valente in questo o in quel campo. Vale a dire guadagnare qualcosa a spese di un altro. Questa non è la mia idea di successo. Io credo che noi siamo stati posti in questo mondo di meravigliose bellezze con una particolare capacità per apprezzarle, talora per avere la gioia di collaborare al loro sviluppo, ed anche per poter aiutare gli altri invece di scavalcarli e tutto ciò facendo,  raggiungere la felicità… questo è ciò che chiamo successo …. Ma la felicità non è puramente passiva:  cioè non si può ottenerla mettendosi a sedere per riceverla; questa sarebbe un’altra cosa, meno importante, il piacere”

[scritto da Pippo Panti]

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