L’AGESCI da’ i numeri

No, questo non è un articolo sulla follia associativa che ogni tanto si impossessa dei capi, a qualsiasi livello, magari alle prese con il ventiquattresimo impegno da incastrare in una sola settimana. È molto di più: è un breve resoconto sui numeri della nostra associazione, elaborato incrociando i dati dei censimenti per l’anno in corso con quelli dell’ultimo censimento Istat. Un po’ di dati dai quali ognuno potrà partire per fare le proprie ipotesi e considerazioni, trarre conferme e smentite sul presente dell’associazione, ovviamente con un occhio già lanciato verso il futuro. Oppure, se siete per una lettura meno impegnata, leggendo le righe seguenti potrete semplicemente soddisfare la vostra curiosità, nutrita ed alimentata dalla democrazia associativa, fonte inesauribile di gossip (ammettiamolo).

Partiamo dai dati globali. Per il 2013 si sono censite in associazione 176.171 persone, di cui 144.063 ragazzi e 32.108 capi, riuniti in 1.951 gruppi. Quindi, a livello nazionale, c’è un capo ogni 4,4 ragazzi, il che indica un rapporto tra le due componenti abbastanza buono ai fini della relazione educativa. Tale rapporto però in alcune realtà si discosta molto da questo valore: in alcuni gruppi delle grandi città si arriva a un capo ogni 16 ragazzi, un indice non proprio soddisfacente.

Il gruppo più numeroso d’Italia è il Busto Arsizio 3: ben 10 unità, composte da 395 persone,  di cui 65 capi (rapporto capo-ragazzo 1 a 5).

La città con il maggior numero di gruppi è Roma, la Capitale. Con 96 gruppi e 8.318 scout si distacca di molto dalla seconda classificata, Milano, con 31 gruppi e 2.964 censiti. La distanza tra le due città si assottiglia se prendiamo in esame il numero di scout ogni 1.000 abitanti: Roma ne ha 3,17 e Milano 2,38. Genova, terza classificata, ha meno gruppi di Milano (28) ma quasi trecento scout in più (3.257) con una media di 5.5 censiti ogni 1.000 abitanti, più alta anche di Roma quindi.

Se mettiamo in relazione la grandezza delle città con il numero dei censiti, vediamo che nei comuni sotto i 10.000 abitanti, ci sono 17 scout ogni 1.000 abitanti, nei comuni tra 10.000 e 50.000 abitanti ci sono 7 ragazzi ogni 1.000 abitanti mentre in quelli sopra i 50.000 ci sono 5 ragazzi ogni 1000 abitanti. Chiaro segno, questo, che al crescere della grandezza della città, anche l’offerta di alternative per i ragazzi si arricchisce naturalmente e pertanto lo scautismo viene ad essere solo una delle tante possibilità tra cui scegliere.

Un dato che rimane costante in tutt’Italia invece riguarda la grandezza della Comunità Capi: a prescindere dalle dimensioni della città, è composta in media da 15 capi.

Capitolo Assistenti Ecclesiastici: nel 2013 si sono censiti 1.954 AE su un totale nazionale di 1.951 gruppi. Questo lascerebbe pensare a una distribuzione abbastanza omogenea di assistenti ma la realtà è ben diversa: ben 395 gruppi (ossia quasi un gruppo ogni 5) sono senza guida spirituale (perlomeno censita).

Per quanto riguarda il rapporto maschi – femmine, c’è da evidenziare che, a livello nazionale, c’è una guida ogni 1,15 scout. Un rapporto che si abbassa a 1.05 in RS e che risale a quasi 1,2 in Comunità Capi.

Per chiudere, una nota sulle unità monosessuali: in Emilia Romagna ne abbiamo ben 155!

Noi i numeri ve li abbiamo presentati. Le conclusioni ora spettano a voi!

Alessandro Giovannini e Francesco Castellone

 

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