Dove stiamo sbagliando?

[di Edo Martinelli]

C’è un tipo di capo trasversale alle età, lo incontri in ogni dove e in ogni quando, in ogni genere (per i poco informati avviso che i generi al momento sono 59, secondo recenti studi, quindi collocatevi, c’è posto per tutti) che ama trasformare lo scautismo in cosa astrusa. Ama trovare il bandolo della matassa, ma prima di un sol filo fa matassa, e poi si perde a ricercare le cause ultime, le ragioni remote, l’intreccio psicologico che lega ogni momento dell’attività al fine ultimo di educare, che cerca in ogni momento del gioco di far trasparire la morale ultima affinché ogni attimo sia sempre orientato moralmente al bene.

Con questo tipo di capo non puoi intagliare la corteccia di un bastone senza avere analizzato bene il coltello con tutte le sue implicazioni simboliche e storiche, da Caino a Bruto. Hai un bel dirgli che è un multiuso svizzero: lui ti dirà che è un pugnale. Hai un bel voler tagliare in tronco, ti dirà che sei complice della deforestazione dell’Europa, complice del cambiamento climatico in atto, responsabile del surriscaldamento del pianeta. E tu, con la tua ascia in mano ti senti un boia di alberi.

Per questo tipo la Progressione Personale è una manna perché gli consente di vivisezionare la vita del malcapitato scout trasformandogliela  in un labirinto di divieti e vicoli ciechi, fatto di distintivi, obiettivi, colloqui e correzioni fraterne. La sua arma letale è il colloquio. La Progressione personale, secondo lui, avviene nel momento in cui lo scout gli parla. Taumaturgicamente il colloquio lo farà crescere, perché diventerà consapevole. Oppure  crescerà perché capirà che è meglio evitare di parlare con questo schedatore che si crede protagonista e giudice delle vite altrui, quando invece avrebbe tanto bisogno di farsi i fatti suoi.

Il tipo in questione è il personaggio che durante la preparazione del progetto educativo tiene la comunità capi inchiodata per mesi al dubbio amletico: ma questi sono strumenti , valori o obiettivi? La comunità capi spera in cuor suo di vederlo sprofondare, ma non ha il coraggio di dirglielo, perché costui in genere ama polemizzare e far sentire un idiota chi gli parla,  così ognuno se ne sta solo nella penombra della sede, chiedendosi se l’accetta della squadriglia Falchi è uno strumento, un obiettivo, o un valore.

Sapendo che è stata persa e che è la terza accetta persa in due uscite. Che costa 14 euro, quindi è un valore, che bisogna ritrovarla, quindi è un obiettivo, che serve per fare legna, quindi è uno strumento. Provate a guardare un accetta da questi tre punti di vista. E poi specchiatevi.
Vedrete che bella faccia intelligente vi è venuta.

La comunità capi spesso cade nel tranello e per risolvere l’inghippo propone di riscrivere tutto il progetto educativo, oppure decide di usare a casaccio le parole strumento, valore e obiettivo, rendendosi conto che tanto non cambia niente. In un impeto di liberazione la comunità capi potrebbe accorgersi che sorteggiando le pagine di Scautismo per ragazzi e facendo quello che trova scritto, realizzerà migliori attività che non destrutturando il programma per ricostruirlo al netto di ogni area semantica che non sia prettamente metodologica.

Così per fare un partita a pallone si devono trovare alibi ideologici, per  andare per boschi occorre avere fatto studiare tutto l’ecosistema della macchia mediterranea, avere fatto un’analisi ambientale che tenga conto delle condizioni socioeconomiche dell’area in questione e di tutte le ripercussioni politiche dall’unità d’Italia ai giorni nostri.

Alla fine esausti i ragazzi vengono portati in un cortile di cemento a fare la veglia alle stelle, con cielo nuvoloso, ma con tutto il firmamento luminoso  proiettato in uno stanzone dove un capo ha portato il planetario  elettronico. Magari con canti registrati, per fare atmosfera.

Questo tipo di capi trova poi sempre motivazioni elevate per non fare, e non far fare scautismo semplice. La più usata in genere è la sicurezza. Costui è un maestro nell’insinuare paure e dubbi, rischi assicurativi, implicazioni penali, casistiche di capi incarcerati in America per un fatto simile. Il suo metodo sta tutto nel linguaggio. Accendere un fuoco per lui è appiccare un focolaio; usare un coltello è impugnare un’arma bianca; montare una tenda è ledere il manto erboso soffocando l’erbetta; cucinare un pollo alla griglia è nutrirsi di carne di cadavere, di un essere ucciso per un nostro capriccio (mangiare); giocare a rugby è istigare allo scontro fisico; andare in montagna è un inutile saliscendi senza risultati concreti.

La sua pigrizia si ammanta di alibi ad alto contenuto culturale e politicamente corretti.Questi tipi amano molto le riunioni preparatorie delle attività e le riunioni di verifica. Ne fanno molte, lunghe e inutili. L’attività scout è solo un pretesto per fare riunioni, discussioni, relazioni, dibattito, a volte anche convegni. Un convegno sulla vita all’aperto in un centro congressi è il loro massimo desiderio scout.

Per un’attività di Zona della durata di 20 ore sono in grado di fare 5 riunioni plenarie serali per tutti i capi della Branca, altrettante riunioni di pattuglie tecniche, più la riunione per preparare gli strumenti di verifica. Poi una riunione di verifica preceduta dall’invio di un questionario preparato in collaborazione con il dipartimento di scienze dell’educazione dell’università del capoluogo, dove guarda caso lavora lui, il capo.

Dopo la riunione di verifica, una riunione di intimi per valutare i dati e rileggere le dinamiche espresse nei lavori di gruppo, preparato ovviamente con riunioni a parte. Fortunatamente a volte costoro si ammalano e stanno assenti e nell’assoluta ignoranza metodologica la gente si diverte, gioca, accende il fuoco, cucina le patate e le salsicce, monta la tenda, fa scautismo e si chiede: dove stiamo sbagliando?

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