Dammi tre parole: sole, cuore,..amore

“L’età del rover e della scolta coincide con il momento in cui inizia la ricerca di una relazione più strutturata e stabile con gli altri. Ci si interroga sulle relazioni affettive e sulle scelte future, nel desiderio di trasformarle in realtà concrete.” (art. 4 del regolamento metodologico  Educazione all’amore e coeducazione –  Branca R/S).

L’inizio dell’adolescenza è il tempo in cui  interrogarsi sui cambiamenti, fare progetti,  impossessarsi di una chiave di lettura della realtà, scoprire il senso del proprio essere e delle proprie azioni, aprirsi a rapporti di confronto con gli altri. Un poco più avanti, per i ragazzi in età R/S  il salto evolutivo, nel loro percorso di transizione verso l’età adulta, sta nel  desiderio di concretizzare il futuro e di progettare e realizzare relazioni affettive significative.

Questa spinta verso lo sviluppo è resa sempre più complicata nel nostro tempo.

Il periodo di transizione alla vita adulta affettiva e lavorativa, si verifica in un contesto sociale complesso, caratterizzato, molto più che in passato, da insicurezze e sfide.

Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta si è dilatato nel tempo. Le culture occidentali permettono ai “giovani adulti” (emerging adults) di esplorare la propria identità, i propri ruoli e le proprie  aspirazioni, prima di entrare a pieno titolo nell’età adulta, caratterizzata da maggiori responsabilità, nuovi status sociali e lavorativi, e nuovi compiti di sviluppo.

L’incertezza politica, la caduta dei grandi sistemi ideologici, hanno posto i giovani delle diverse parti del mondo alle prese con una necessaria ridefinizione del modo in cui vivere, appartenere, abitare, amare, impegnarsi nella famiglia e nel contesto sociale.

I giovani si ritrovano ad essere nello stesso tempo privi di orientamenti sicuri anche sul piano ideologico e privi di certezze o di maestri che indichino loro vie da seguire e il senso delle cose. La dimensione progettuale spesso sfuma e diviene centrale l’ambito del privato, degli affetti e dell’amicizia dove il presente e la quotidianità si dilatano senza confini e dove è possibile sperimentare la reversibilità delle scelte, da cui tornare indietro.

Tutto questo ha dei rimbalzi nella sfera affettiva e relazionale così come in quella amorosa e sessuale. I pressanti ritmi del quotidiano con tutte le sue sfide e richieste di immaginazione e creatività, lo stress dato dall’incertezza circa il futuro, creano a volte entusiasmo e adrenalina ma molto più spesso panico angoscia fatica di vivere confusione e caos, nel senso che non si riesce a capire a cosa è meglio attribuire priorità. L’antidoto per i ragazzi diventano spesso le strategie di fuga, o la ricerca dell’eccesso e dello straordinario, o ancora l’inconsueto, il patos e la pienezza fino allo stordimento fisico e  mentale.

Giovani e adulti sono spesso accomunati da una rappresentazione negativa della vita adulta, incerta e precaria, sia sul piano sociale – difficile realizzare le proprie aspirazioni sul piano lavorativo – sia sul piano familiare – difficile trovare un partner affidabile. Nella famiglia, luogo in cui il giovane spesso termina il passaggio all’età adulta, genitori e figli sono accomunati da un’idea di identità adulta e di realizzazione di sé nella quale sono prevalenti gli aspetti autocentrati di tipo espressivo fondamentalmente slegati e scissi dalla dimensione generativa con le connesse responsabilità nei confronti di una futura famiglia. Lavoro e affetti sono intesi come ambiti nei quali realizzare la propria espressività e molto meno come ambiti nei quali assumersi impegni e rispondere di legami.

La vita è stata trasformata in una complessa successione di situazioni percepite come transitorie e che necessitano di essere selezionate ed organizzate. In questa situazione si diventa adulti “facendo una serie di cose”   non progettando e scegliendo.

Ci si avventura a piccoli passi nel sociale e si fa esperienza “controllata” delle relazioni  affettive, spostando in avanti la decisione di fare famiglia. Una sorta di periodo di moratoria in cui mettersi alla prova nella vita affettiva e lavorativa senza doversi fare carico in maniera completa dei vincoli e delle responsabilità che queste scelte implicano.

Per questo è utile che la comunità RS si proponga come  luogo di confronto, verifica e rilettura delle esperienze, in cui costruire un filo unitario per realizzare il progetto della propria vita. Lo scautismo aiuta i ragazzi a proiettarsi in avanti con fiducia correndo anche il rischio di coinvolgersi nei rapporti, rischio da cui spesso si scappa per paura di soffrire, e da cui spesso la famiglia difende per proteggere dal dolore di un possibile fallimento.

Il regolamento metodologico ci parla dell’opportunità di “favorire esperienze che valorizzino la profondità delle relazioni rispetto alla superficialità, la concretezza rispetto alla virtualità, sviluppando la capacità di cercare e cogliere la bellezza e l’autenticità di ogni incontro.”

In questa direzione la branca RS offre significative opportunità di crescita:  il Servizio  aiuta a comprendere con quale stile costruire relazioni che rendano felici  noi e gli altri, la Strada abitua all’impegno e alla costanza, e la comunità è un’officina in cui sperimentare e verificare il rapporto con l’altro.

Tra gli strumenti di branca, il capitolo è un interessante modalità di approfondimento. La questione amorosa, il rapporto di coppia: conoscere i pensieri dei coetanei e metterli a confronto con coppie consolidate o con chi ha scelto di rimanere single, permette agli R/S di esplorare le proprie idee, aspettative e di posizionarsi su un percorso che li porti verso la realizzazione della loro e dell’altrui felicità. Altrettanto importante è la testimonianza di noi capi e del nostro cammino verso l’amore. Ad essa i ragazzi  guardano con occhi curiosi e attenti, poiché esempio di un desiderio che si è concretizzato o è in via di costruzione. Forte è la necessità di confronto: “come hai fatto ad arrivare fin lì, quali ostacoli hai trovato, quali paure hai affrontato, quali soddisfazioni  hai ricevuto”.  E noi capi abbiamo il dovere di non trascurare, di non lasciar correre, ma di richiamare sempre l’attenzione dei ragazzi sullo stile di relazione che essi impostano, senza timidezze, perché questa attenzione è un prezioso, e forse unico,  aiuto.

Francesca Loporcaro

 

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