Corpo&Cuore: per una simbolica dell’amore alla scuola di Gesù

Nella vita, purtroppo, facciamo spesso esperienza di ciò che è diabolico; mentre siamo chiamati ad aprirci a ciò che è simbolico. Vale anche e soprattutto per la sessualità e l’affettività, dimensioni centrali nella nostra esistenza, che richiedono un cammino educativo profondo e significativo. Secondo il significato originale del termine, è diabolico ciò che divide, mentre è simbolico ciò che unisce. In riferimento al nostro tema si tratta di passare da un modo di vivere sessualità e affettività che oppone il corpo al cuore, alla modalità umanamente ricca e piena di unificare corpo e cuore; in tutte le esperienze, da quelle più concrete (che non sono mai solo fisiche) a quelle più trascendenti (che non sono mai solo spirituali). La cultura nella quale siamo immersi non ci aiuta, teorizza anzi che sia giusto mantenere separate le cose; si può fare sesso senza amore, anzi è meglio così; e si può vivere l’amore che fa rima con cuore, senza necessariamente coinvolgere il corpo. Ma nel primo caso il corpo diviene epidermide che si sfrega con altra epidermide, nel secondo caso il cuore è sentimento eterno … finché dura; ne nasce una pornografia dei corpi e una dei sentimenti. Basta guardare una qualsiasi edicola, con i vari rotocalchi che esibiscono corpi&amori dei personaggi televisivi, rifatti sia gli uni che gli altri.

A tavola da Simone

Gesù, che non ha mai disdegnato gli inviti e anzi a tavola ci ha comunicato le cose migliori, si trova presso un certo Simone. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli e li cospargeva di profumo (Luca 7,37-38). La donna è una prostituta, conosciuta da tutta la città, soprattutto dagli uomini che la frequentano anche se poi la giudicano. Simone è uno di questi; non sappiamo se la frequentava, ma sicuramente la giudica. E si meraviglia di Gesù, mettendo in dubbio che si tratti davvero di uno che parla nel nome di Dio: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice! (Luca 7,39). Eccolo, il corpo separato dal cuore. La donna è solo ed esclusivamente corpo in vendita, come purtroppo ancor oggi vediamo nella maggior parte delle rappresentazioni del corpo femminile nei mass-media. Nonostante anni di battaglie femministe, l’immaginario sulle donne rimane ancorato a questa mercificazione; e la televisione commerciale, nonché il costume di certi personaggi, ha fatto regredire i modelli dominanti riproponendo quanto si pensava superato. Ci vorrà del tempo, a livello educativo, per recuperare una diversa percezione della corporeità; delle donne, ma non solo, visto che l’immaginario maschile è spesso altrettanto mercificato ed esibito nelle sue forme puramente esteriori.

Questo corpo è un cuore che ama

Gesù non ci sta e lo dice, senza fingere che la donna non sia quella che è, ma evidenziando quanto i suoi giudici non vedono: “Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato” (Luca 7,47).  La gente attorno vede solo un corpo, Gesù invece fa notare che la capacità di amore di questa prostituta è più grande della loro: è un cuore grande, ha saputo amare pur nella sua tribolata esistenza. Si tratta di un modo di guardare al corpo, che non si ferma alla sua materialità, non vede unicamente l’esteriorità fisica. Non sappiamo se la donna fosse bella, probabilmente sì, o almeno aveva un fisico capace di eccitare il desiderio maschile. Il vangelo vuole aiutarci a scoprire la bellezza nel suo risvolto più interiore, non fermandoci al look; invita a leggere in profondità il proprio corpo e quello degli altri, per scorgervi una trasparenza che arriva appunto al cuore. Si dice spesso che la sessualità non è la pura genitalità e che l’informazione, pur doverosa, non è ancora educazione sessuale. Eppure il discorso nella sua globalità non viene affrontato facilmente, né in famiglia né dalle altre agenzie educative. Non si tratta di fare moralismi, di tornare ai tempi in cui la carne era sinonimo di peccato e il sesso una cosa tutto sommato sporca; ma non si può dire che l’esposizione dei corpi, così come la si vede oggi, sia liberante e permetta di vivere in pienezza la sessualità. Il corpo va riunificato al cuore, il sesso alla sua dimensione interiore, la stessa pratica della sessualità o è un cammino d’amore o ben presto svuota la persona, la inaridisce.

Anche il cuore è un corpo che si lascia coinvolgere

Gesù annota il differente comportamento di Simone e della donna: “Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo” (Luca 7,44-46). Il fariseo probabilmente non ha fatto tutto ciò anche perché riteneva, prima di metterlo in dubbio, di avere a che fare con un uomo di Dio; e non sta bene confondere le realtà religiose con i gesti corporei, lo spirito con la materia. Quanto Gesù si lascia fare dalla donna, scandalizzando i benpensanti, mostra invece che l’inviato di Dio non è solo un cuore che vibra di spiritualità, è un corpo che si lascia toccare fino in fondo. Se quindi la donna non è unicamente un corpo da sfruttare sessualmente, ma un cuore che ama, d’altra parte Gesù non è solamente cuore da cui vengono parole ispirate, ma corpo di carne coinvolto nelle relazioni. Tutta la sua vicenda è là a mostrarlo e infatti il vangelo riporta sì discorsi, ma è soprattutto pieno di gesti; tocca e si lascia toccare, mangia e beve con tutti, piange lacrime vere e abbraccia i bambini che gli si accalcano intorno. Quando poi deve lasciare il testamento ai suoi, stupisce con un dono assai poco spirituale: “Prendete, questo è il mio corpo” (Marco 14,22).

Dare corpo al cuore

C’è un modo per mistificare l’amore ed è quello di ridurlo … al cuore che batte, al sentimento romantico, alle frasi zuccherose. Il cuore deve rimanere unito al corpo, misurarsi con esso, scendere dal piano della idealizzazione per verificare la concretezza delle relazioni. Tu non sei la proiezione del mio immaginario amoroso, come io non lo sono per te; i nostri rispettivi corpi, nella loro differenza, sono là a ricordarcelo. Il corpo ha una concretezza, che in certi momenti pesa; soprattutto quando si ammala, invecchia, non è più secondo i modelli considerati vincenti. Ma basta anche la quotidianità della vita, dove non si può essere sempre tirati a lucido, a farci mettere i piedi per terra. Alla scuola del vangelo si apprende che le realtà più spirituali devono farsi corporee, come avviene nell’eucaristia, dove l’invito non è a meditare, pregare, adorare: “Prendete, mangiate” (Matteo 26,26). Gesù si fa corpo d’amore, mangiarlo significa paradossalmente … sfamare il cuore. L’esibizione sessuale del nostro tempo non deve trarre in inganno; non è così facile accogliere e accogliersi come corpi concreti e in particolare l’età adolescenziale (ma non solo) ha bisogno di integrare la corporeità nel cammino dell’amore. L’antico profeta annuncia infatti in questo modo la trasformazione operata in noi dal Signore: “Vi darò un cuore di carne” (Ezechiele 36,26).

don Dario Vivian

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