Il monologo Aquile randagie. Credere, disobbedire, resistere: da vedere
Ho visto un drago cadere. E la luce risorgere mentre ascoltavo le Aquile volare.
E ho sentito anche un telefono squillare di paura, un fuoco brillare di fiducia, un canto levarsi nella nebbia…
Tutto questo a teatro, nel monologo “Aquile Randagie. Credere, disobbedire, resistere” un magnifico spettacolo di e con Alex Cendron, in prima a Milano.
Sul palco del Teatro della Cooperativa va in scena la storia degli scout che resistettero al fascismo. Una vicenda che si snoda nell’arco di 17 lunghi anni, quelli che separano il 1928 quando per legge venne soppresso lo scautismo (perché l’Opera Nazionale Balilla doveva restare l’unica occasione aggregativa per giovani) dal 1945 quando finalmente il fascismo cadde e gli scout italiani poterono uscire dalla clandestinità.
La trama, che qui intreccia momenti allegri, con altri tesi oppure sfrontatamente seri, è basata sulla storia vera, documentata e approfondita, delle Aquile Randagie (questo era il nome in codice del gruppo di scout clandestini di Milano e Monza), facendo luce sull’operato di quei giovani (e di molti ragazzi) che continuarono a incontrarsi, giocare, esplorare, cantare e crescere nonostante i divieti e le minacce, perché pensavano che fosse più importante la libertà del fanatismo.
Lo spettacolo si svolge durante una simbolica notte del solstizio d’inverno, in cui si narra che San Giorgio sconfisse il drago, abbinando la leggenda con l’inizio del trionfo del sole, attorno ad un crepitante fuoco di bivacco. Qui Alex Cendron da voce ad una miriade di diversi personaggi, molto convincenti, che poco a poco si rivelano. Hanno nomi misteriosi: Kelly, Baden, Sparviero del Mare, ma i loro sentimenti sono chiari e diretti. Si interrogano su quello che accade, si confrontano. Prendono decisioni e fanno scelte, a volte pericolose. Altri invece sono anonimi ma ben caratterizzati: un locandiere amichevole e traditore, un soldato dubbioso, un’infermiera interdetta.
Alex Cendron snoda e tesse contemporaneamente una miriade di linee narrative, componendole in un grande intreccio che si fa man mano più chiaro e solido. La macchina scenica (qualcosa di più di una semplice scenografia, opera dei misteriosi FdB) è semplice ma molto efficace: un velo teso tra due pali, alcuni fari, immagini proiettate insieme a parole e suoni, che avvolgono e accompagnano l’interpretazione, creando uno spazio da cui i personaggi entrano ed escono con naturalezza e ritmo.
La tensione cresce, accarezzata e sostenuta anche dalle musiche composte da Paolo Coletta. Ariette popolari, canti scout, passaggi quasi cinematografici si alternano sospingendo le emozioni.
La regia di Massimo Cividati (eclettico e prolifico autore, attore e formatore) tiene insieme tutto rimanendo invisibile ma indispensabile. Probabilmente dobbiamo a lui l’equilibrio tra celebrazione e pathos, tra Storia e racconto, tra luce ed ombra.
Come tutti i progetti coraggiosi e sinceri va colto al volo. Le repliche sono in programma fino al 19 dicembre (ma sarebbe bello se un sold-out facesse estendere la programmazione…).
Se avete a cuore la sana disobbedienza o l’interesse per la Resistenza oppure siete sempre pronti all’avventura non potete mancare.
Per una sera, prima che sia troppo tardi, spegnete il decoder, annullate la partita a Risiko, date buca alla verifica del Progetto Nazionale o all’ennesima pizzata prenatalizia e correte a prenotare i biglietti. E sfidate il buio della notte più lunga con le Aquile Randagie!
Matteo Bergamini, redattore di Camminiamo Insieme
[Foto di Laila Pozzo]
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