Volpe astuta, un sogno ad occhi aperti

di Valentina Enea

Al confine di un castello abbandonato esisteva un giardino, un bel giardino addormentato. Un cupo cancello, occultava la sua storia e col tempo si perse, si perse la memoria. Un giudice, Giovanni, capace di sognare quel cancello volle, volle scavalcare. Nascondeva il mostro che Palermo da quel 17 giugno trasformò in un vero inferno. Dopo che venne da Giovanni sequestrato quel giardino divenne, divenne dello Stato. Giovanni fu ammazzato e non lo vide più. Il sogno era sepolto e nessuno tornò più!».

 

Suona così l’ultima canzone che Davide (Responsabile di Zona Conca d’oro e incaricato alla base dal 2005 al 2015) ha scritto per il ventennale di Fondo Micciulla, primo bene confiscato alla Mafia e affidato a un’Associazione, la nostra, grazie alla Legge 109/96. Porta come nome il totem di Chiara, scolta palermitana che perse la vita in attività. 

Quando Anna (allora Responsabile di Zona Oreto, minuta ma caparbia capo di Zona Conca d’Oro oggi) ebbe l’intuizione di farsi affidare quel Fondo, quella distesa di rovi alti più di 4 metri, in molti la credettero pazza. Era il 1999 e forse la città non era pronta a riappropriarsi dei Beni che la mafia le aveva sottratto. 

Forse l’Associazione non era pronta. Di certo gli abitanti del quartiere non erano pronti a lasciare quel posto. Era in mano alla microcriminalità da anni, la Camera dello scirocco (una grotta sotterranea in cui scampare alla calura estiva) era solo una discarica, una via per scappare attraverso i Qanat arabi dell’antico acquedotto che scorrono sotto tutta la città. Ma lei non rinunciò al suo “sogno dal terrazzo”, il terrazzo della casa abusiva che sorgeva al centro del terreno e da cui lei vedeva spazi per il quartiere e biblioteca per i più piccoli: una scuola di legalità. Proprio lì, dove aveva vissuto la famiglia Piraino (affiliata alle famiglie Inzerillo e Spatola) e lì dove, come certificato dalla giustizia, Andreotti incontrò il capomafia Bontate, centro di spaccio e malaffare, luogo di brutalità, qualcuno vide bellezza. 

«A cosa vuoi che serva un posto così, macchiato dal sangue di molti delitti, ingiustizia e impunità?! Il gelsomino non cresce più sulle Torri del castello della Baronessa ragazzina, non più canneti e non più aranci ma degrado e abbandono». In un continuo braccio di ferro tra le sporadiche attività scout e i muri abbattuti, tra le costruzioni a opera di singoli volenterosi e raid notturni, passano i primi anni. Quel terreno, come un bruco chiuso nel bozzolo, non vedeva la luce. 

È il 2005 e il capitolo di Zona Lo scout a piede libero, che porta alcuni rover a lavorare per il rifacimento di parti del Fondo, è la scintilla per il primo progetto: Il coraggio della Volpe. Come può rinascere un posto se qualcuno non ci lavora? Come può fiorire se nessuno lo abita? L’idea non può bastare, serve condivisione di responsabilità, moltiplicazione di pensiero e senso di appartenenza. Serve che la comunità crei un legame. Il San Paolo del 2007 (evento di Zona per R/S) fu la prima occasione per testare il nuovo sogno: una base scout, la casa di tutti quelli che vogliono mettere a disposizione braccia e cuore per convertire quel territorio ad alta densità mafiosa, per essere promotori del riscatto sociale e morale della città tutta. Forse allora possiamo dire che sia stata siglato il patto con la cittadinanza, in quella frontiera urbanistica e sociale. «Volpe Astuta a Palermo non è un luogo immaginario, è il giardino perduto dagli scout recuperato. C’è sempre un volto nella sua sofferta storia e tu che ci hai creduto conserva la memoria! E tu che lo hai amato raccontane la storia», continua la canzone. Da lì è stato un susseguirsi di uomini e donne di coraggio, cantieri nazionali, collaborazioni con le scuole e le altre realtà associative del territorio, eventi nazionali in occasione degli anniversari delle stragi del ’92. Ma sono stati anche anni di incursioni e minacce, paura e sconforto, attrezzi rubati e buchi nei muri… Ma, come si legge sulla parete della casa, «Non importa quanti buchi farete, importa in quanti saremo a chiuderli». E a Volpe Astuta siamo sempre di più: non c’è domenica in cui non ci sia un branco a cacciare. Non c’è squadriglia che non abbia usato i due ettari per esercitarsi per i Guidoncini verdi. Tutti i rover e le scolte hanno vissuto cerimonie importanti nelle Cave medioevali, e una capo, fresca di Nomina, è stata mandata a recuperare il proprio Gilwell proprio in fondo a uno dei Qanat. 

Fondo Micciulla non è stata una chimera, è il sogno collettivo che diventa realtà, e per questo è capace di trasformare la Storia e il territorio, superando confini geografici e pregiudizi. A Fondo Micciulla si respira il fresco profumo di libertà che Paolo Borsellino auspicava per la bellissima Sicilia. Fondo Micciulla è la prova che lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato si può. Qui la scelta politica ha portato frutti abbondanti, credibili, che sono sotto gli occhi di tutti. È il giardino dove rinascono gli uomini, una base scout internazionale come agorà per l’educazione, per la memoria, per la legalità, per l’accoglienza e per la multiculturalità. E questo grazie ad Anna e Davide, Gerlando, Ina, Peppino, e tutta la Pattuglia della base. Grazie a capi e ragazzi (Marco, Orso giocoso, per tutti!) che, anche per un giorno, hanno vissuto “da aquile a volpi randagie”.

 

Nel 2020 Fondo Micciulla ha subito alcuni atti vandalici, così come altre strutture di gruppi siciliani fra cui quella del Catania 5 (a Mineo) e del Ramacca 1, che sorge anch’essa su un terreno confiscato alla mafia. Gestire sedi e basi in zone provate dalla criminalità organizzata è un impegno importantissimo ma anche oneroso. Per questo AGESCI ha lanciato la raccolta fondi #piùbellediprima: l’invito per tutti è a continuare a sostenere economicamente i gruppi coinvolti.

 

[Foto di Letizia Battaglia]

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