C’è un personaggio del Bosco che mi sta a cuore: è la capra, che – alla domanda se valga la pena arrivare in cima alla vetta continuando lungo una faticosa salita – risponde: «Quello che i miei occhi possono aver visto non è quello che possono vedere i vostri». Ciascuno di noi percorre la propria strada, ha magari raggiunto una o più vette, ha nel cuore un orizzonte di felicità per i propri ragazzi, ma quello che i loro occhi vedranno non sarà quello che abbiamo visto, sentito e assaporato noi. La strada è nei piedi di chi la percorre, nel cuore di chi la sogna, nel respiro di chi la affronta, nei pensieri di chi la interroga, nel senso di chi ha la grazia di trovarlo. Facciamoci compagni di strada, narratori delle nostre vette, oranti nel dubbio e nella gioia, ma lasciamo anche che i ragazzi intuiscano la strada, ci prendano per mano e ci conducano, lasciamo loro la libertà di sentirsi e ritrovarsi nell’esperienza che condividiamo senza aver la pretesa di sapere sempre dove quell’esperienza deve portare, quale messaggio deve “passare”, quale valore deve “trasmettere”. Perché ci educhiamo insieme e i bambini e i ragazzi hanno il tempo, il diritto e il dovere di farlo da soli. Lo crede l’AGESCI, che pone al centro del proprio agire l’autoeducazione, e dobbiamo crederlo anche noi, con costanza, amore e pazienza.
[Foto di Martino Poda]
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