Una cosa ben fatta: Hinc, qui e non altrove

di Andrea Gualazzi

Referente AGESCI per la Terrasanta

Da 20 anni la pattuglia Terrasanta accompagna R/S e capi nei luoghi in cui ancora Gesù si fa presenza vera e tangibile

Da ormai più di venti anni la pattuglia Terrasanta, un eterogeneo gruppo di capi AGESCI, accompagna scolte, rover e capi alla scoperta di quel fazzoletto di terra che duemila anni fa è stato testimone della vicenda di Gesù di Nazareth e che è, allo stesso tempo, impregnato e completamente di un immenso patrimonio di luoghi legati alla narrazione biblica più antica: la Terrasanta.

Il gruppo è mutato negli anni, ma anche quando ci si incontra dopo tempo ci si rende subito conto che il punto di ancoraggio reciproco, la Terrasanta appunto, è ben saldo dentro a ciascuno e inizia subito a riemergere il ricordo. È per noi infatti come raccontare di casa, di amici fraterni, di luoghi del cuore, di profumi e sapori che ritemprano e donano senso al proprio essere, di persone che non ci sono più, proprio come accade nello spazio della famiglia. Uno spazio in cui tutti maturiamo la consapevolezza di trovarvi le radici e allo stesso tempo il bisogno di uscirne per evolvere, certi di farvi ritorno per un nuovo respiro.

Andare e tornare in Terrasanta è così: ci si prepara a lungo e si parte per arrivarci, si vive e respira per qualche giorno e poi di nuovo si riparte per tornare a casa, mentre il cuore già anela un prossimo ritorno.

Mi chiedo da tanti anni che cosa ci spinga a tenere vivo questo movimento paragonabile a un atto respiratorio e per questo provo ancora una volta a ripercorrerne le strade.

Si parte proprio da una casa, anzi da una caverna, che in Terrasanta spesso si equivalgono, al di sotto della quale nasce, già vigoroso e maturo, il fiume Giordano: a Banias, a nord di Israele, ai piedi del monte Hermon, alle sorgenti di questo fiume dal nome evocativo, ci immergiamo idealmente nel percorso del pellegrinaggio, facendo memoria del battesimo ricevuto e circondati dalla bellezza di un rigoglioso creato.

Ci predisponiamo così a entrare in un’altra casa, anch’essa una grotta, a Nazareth, poco più a sud, ove Maria madre di Gesù ha accolto la chiamata di Dio: Hic Verbum caro facto est, riporta la scritta sul luogo dell’annunciazione, qui il verbo si è fatto carne… qui, proprio qui, non altrove.

Queste tre lettere, HIC (Qui il Verbo si è fatto carne), proprio qui, aprono il cammino dei giorni seguenti che risuonano di quella presenza tangibile, visibile, percepibile negli orizzonti che si aprono, nel colore della terra e del cielo, negli sguardi e nelle parole delle persone che incontriamo e che percepiamo come i più recenti, ultimi anelli di una lunghissima catena ancorata a un passato che improvvisamente si fa vivo e presente.

Camminiamo attorno al lago di Tiberiade, a Cafarnao, a Tabgha e di nuovo siamo avvolti da acqua che irriga il seme da poco messo a dimora dentro al nostro vaso di ricerca; qui, dove nulla è mutato da quel tempo antico, sentiamo ancora forte e dirompente il suono di quella irrinunciabile chiamata delle quattro del pomeriggio.

L’incontro con i beduini del deserto ci mostra un di più che è possibile dal poco o nulla, un’essenzialità che ci riempie occhi, mani e cuore; percepiamo nella loro accoglienza il divino che si affaccia e ci invita ad andare oltre. Entriamo nel deserto in punta di piedi: il senso di infinito ci fa perdere l’orientamento e, cercando appigli nelle rocce che compongono dune infinite, seguiamo un corso d’acqua che ci conduce a Gerico, il più antico nucleo abitato della terra. Quante volte in attività abbiamo vissuto tempi di deserto! Per noi scout è un luogo privilegiato, desiderato, che riconosciamo necessario per crescere, ma qui emerge la tentazione di non andare oltre, di fermarci e accontentarci di aver piantato quel seme. È il deserto di Giovanni il battista, nativo di Ein Karem, in Giudea. Sul luogo della sua nascita una stella di marmo con inciso ancora quel HIC ci ripresentifica squarci evangelici iniziati proprio in questo luogo; ma è un poco più a sud che il battista ci invita a guardare, un’altra grotta, un’altra casa, un’altra stella, un altro HIC: Betlemme luogo della nascita di Gesù: HIC JESUS CHRISTUS NATUS EST.

Gli ultimi giorni a Gerusalemme sono un’esplosione di emozioni, di strade, di volti e di fedi. Un ultimo HIC anzi un NON HIC perché da qui Gesù è risorto, non è più qui, rimane seminato in noi che abbiamo percorso le Sue strade e toccato con mano la Sua terra.

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