TI GUARDO

«[Il lupo] bruscamente, si ferma. Si siede eretto, proprio davanti al ragazzo. E anche lui si mette a fissarlo. Non quello sguardo che vi passa attraverso, no: il vero sguardo, lo sguardo fisso». L’occhio del lupo, Daniel Pennac

Uno sguardo fisso, uno sguardo vero.

Di quanti sguardi fissi e veri si è riempito il nostro anno da capi?

Quante volte possiamo dire che li abbiamo guardati, li abbiamo amati e abbiamo scelto le parole da dire, i passi da fare, i silenzi da rispettare, le lacrime da accogliere, le paure da non minimizzare, la bellezza da amplificare?

Quante volte siamo stati capaci di guardare davvero e non solo osservare?

Quante volte ci sono sfuggiti via tra una scadenza e l’altra, quante volte abbiamo dato per scontato di sapere come si sarebbero comportati, quante volte non ci siamo lasciati stupire da come si sono rivelati in una sfumatura nuova, quante volte – per noi – sono stati solo “quello che si lamenta sempre”, “quello che tanto alla fine non viene”, “quella che deve studiare”, “quello che ha nostalgia di casa”, “quello che non sta in cerchio”, “quella che non collabora in squadriglia”?

Io non credo che i nostri ragazzi e i nostri bambini siano solo questo. Sono quello che vediamo di loro, a volte quello che scegliamo di vedere. Sono anche la cura che sappiamo riservargli, sono lo sguardo fisso e vero che riserviamo loro, lo sguardo di chi si muove per amore, lo sguardo di chi ha scelto “da che parte stare e con chi stare” (mi ha scritto di recente una persona cara mentre parlavamo di Partenza), di chi sa lasciarsi guardare dall’Amore di Gesù e prova a guardare allo stesso modo.

[Foto di Dario Cancian]