Scouting for boy

[di Pippo Panti]

Quale senso potrebbe avere, per un capo scout, leggere un libro che ha più di cento anni e soprattutto che era destinato ad un pubblico di ragazzi, come dice il titolo stesso, e non certo a degli adulti e per di più a degli educatori?

Perché mai, fra le molte fatiche che ci richiede essere dei buoni educatori, dovremmo accollarci anche il peso di leggere un vecchio testo, datato, quando ci è più utile conoscere bene il metodo e approfondirlo su qualche odierno manuale? Dobbiamo proporre esperienze attraverso conoscenze più aderenti ai tempi vissuti dai nostri ragazzi e come potremmo ricavarle da qualcuno che non ha avuto modo nemmeno di vedere la fine della seconda guerra mondiale e tutto quello che ne è derivato

Credo che chi consideri legittime queste domande, dovrebbe soffermarsi a riflettere, interrogarsi su un paio di questioni contenute nel Patto Associativo e chiedersi come sia possibile tener fede a quanto si scelto di aderire: “I Capi… svolgono il loro servizio secondo il metodo e i valori educativi dell’Associazione, che si desumono dagli scritti e dalle realizzazioni pedagogiche di Baden-Powell, dalla Legge e dalla Promessa” e “Il metodo è fondato sui quattro punti di B.-P.” Baden-Powell non ha mai scritto un testo di pedagogia, eppure è proprio sulle sue intuizioni pedagogiche che si fonda il nostro metodo e il compito che ci siamo prefissi come capi scout, è quello di tradurre, attraverso il percorso di riflessioni e attuazione dell’Agesci, queste intuizioni in processo educativo.

Dobbiamo quindi trovare gli ingredienti di questa scienza dell’educazione che desideriamo mettere in pratica e uno dei luoghi dove andare a reperirli è senza dubbio il testo che dato all’avvio a tutta questa “Avventura”. Leggere “Scoutig for Boys” ci permette di scoprire non solo ciò a cui dovremmo tendere, ma di cogliere la magia e il fascino che possiamo ricreare per entusiasmare i nostri ragazzi.

Attraverso “le chiacchierate” B.-P. è riuscito a trasferire in un testo, la dimensione dell’esperienza ed è proprio nel cercare di capire questo stile che possiamo trovare gli strumenti per rendere ancora attuale il nostro impianto: essere un cavaliere, non significa letteralmente indossare una cotta di maglia per difendersi dai fendenti (nel 1908 esistevano già da tempo le armi da fuoco), ma una lucente armatura e montare in sella ad un valoroso destriero sono un esca con i quali cogliere un naturale interesse insito in ciascuno e sfruttarlo per passare valori quali onore e attenzione al prossimo.

È lo stesso stratagemma che si trova alla base di tanti videogiochi con i quali i nostri ragazzi, oggi, passano molto del loro tempo e che li incollano davanti allo schermo: è bello farsi trasportare in una  “fantastica” avventura, la differenza sostanziale è che per noi questo non è il fine, ma il mezzo. Probabilmente alcuni consigli alimentari o salutari abitudini, ivi contenute, ci potranno risultare non proprio corrette od efficaci, ma vorrei sapere chi non ha desiderato, almeno un a volta, di possedere le doti di deduzione di Sherlock Holmes. Ebbene, attraverso questa lettura, possiamo scoprire quanto è meraviglioso (che desta in noi e che fa destare negli altri meraviglia) l’essere scout: fare una piccola rappresentazione davanti ad un fuoco di bivacco, diventa la palestra per diventare persone capaci di trarsi d’impaccio da situazioni ben più complesse, recitare “maldestramente” ci insegna a risolvere problemi reali e complessi e cogliere “la strada per il successo”.

È altrettanto vero che il nostro fondatore ha scritto, fra le molte altre cose, un testo squisitamente dedicato all’educatore scout e che forse sarebbe meglio leggere quello, ma mi permetto di dire che non ha nessun senso se prima non si è letto “Scouting for Boys”.

Non dobbiamo dimenticarci che il centro del metodo scout è ancora “ask the boy” e che per capirlo è necessario andare a cercarlo lì dove si trova e non altrove: “Io ho messo in questo libro tutto ciò che è necessario a fare di te un buono scout. Perciò, avanti, leggi il libro, fai una buona pratica di ciò che ti insegna, e io spero che tu possa avere la stessa gioia di quel bel periodo che io ho trascorso da scout.”

Non mi rimane che auguravi buona lettura, o siccome siete sicuramente migliori, buona rilettura…

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