RIAPPROPRIARCENE

di Oscar Logoteta

Ecco cosa dobbiamo fare dei 4 punti

 

I “silos”. O si dice anche “compartimenti stagni”. Chiamiamoli come vogliamo. Sono tutte figure retoriche a cui spesso ricorriamo per definire qualcosa che pensiamo abbia senso di esistere solo per un determinato contesto. È quello che spesso ci accade con i quattro punti teorizzati dal nostro glorioso fondatore Sir Robert Baden-Powell, per gli accoliti B.-P. I quattro punti che tutti conosciamo: formazione del carattere, salute e forza fisica, abilità manuale, servizio del prossimo. Teorizzati ne Il libro dei capi, pubblicato per la prima volta nell’anno domini 1919.

Oltre cento anni fa. E quindi, mi sono chiesto: siamo sicuri siano ancora validi questi quattro punti? La domanda è legittima, forse anche lo stesso B.-P. – che amava verificare e verificarsi spesso e in modo concreto e misurabile – se la sarebbe posta. Per esempio, in Scouting for boys – e parliamo del 1908 – c’è un capitolo sui possibili giochi da fare in mare – Sea games – e, tra alcuni, spunta la Caccia alla balena – mica vera eh, fatta con un pezzo di tronco. Ovviamente, non mi passerebbe mai per la testa di intentare una petizione di cancel culture per la rimozione di tale paragrafo ma forse – oggi – prima di proporlo, ne approfitterei per farci magari su un ragionamento.

Torniamo ai punti: la domanda dalla quale sono partito è stata: sono ancora attuali? Ma, dopo qualche istante, ho capito che probabilmente era la domanda sbagliata; a parte la risposta che ognuno possa dare, il quesito vero è: ha ancora senso parlare di questi quattro punti? Durante una delle nostre riunioni di redazione di PE qualcuno ha detto: «Mah, sì, alla fine queste quattro cose qui sono dentro di noi, di default», come a dire, è uno starter pack che è intrinseco nel nostro essere scout. Ed è verissimo, perché è all’interno del nostro Patto Associativo, all’interno dei nuovi documenti, per esempio, per Servizio del prossimo, ecco che arriva La scelta di accogliere nel 2019.

E quindi? Ne dobbiamo davvero parlare ancora? Dopo oltre 100 anni? Sì, la risposta è sì. E mi spiego. Non solo ha ancora senso parlarne ma ancor di più cercare di farli sempre di più nostri con un lavoro, molto simile a quanto è stato fatto con il Patto associativo, utilizzando bene questo sostantivo: riappropriazione.

Perché di certo abilità manuale, oggi, nel mondo in cui la tecnica domina su tutto – e forse pure troppo, come ci ricorda bene Papa Francesco nella Laudato sì teorizzando il paradigma tecnocratico dominante di cui abbiamo parlato dalle nostre pagine di PE – l’abilità manuale è mutata in tante forme: arte digitale, virtual modeling, 3D printer, eccetera. Il capo bravo capisce che le nuove tecniche non sono in sostituzione al creare una bella stella alpina con un rametto fresco fresco colto nel bosco dopo una lunga passeggiata, bensì è in aggiunta! Il bravo capo, certo, ne deve saper cogliere l’importanza e se sei troppo vecchio per capire quest’ultimo paragrafetto, è il momento perfetto per farsi un corso di aggiornamento con i più giovani della Comunità capi.

Oppure penso, facendo i conti con quanto abbiamo vissuto in questi ultimi anni, salute e forza fisica, quante incredibili accezioni abbia. Certo, nel 1909 B.-P. consigliava di tagliare le unghie una volta a settimana – o massimo dieci giorni – e di lavarci bene i denti – tutti consigli ancora validi! – ma penso a questa generazione che ha vissuto i migliori anni dell’adolescenza rinchiusi tra un lockdown e l’altro. Allora, Salute, assume un’accezione tutto “nuova”: la salute mentale, il benessere psicofisico. E ancora, penso a formazione del carattere: caro capo e cara capo che mi stai leggendo, stai tranquillo che prima o poi nella tua vita lavorativa arriverà qualcuno dell’ufficio HR – risorse umane, n.d.r. – che ti dirà “«Eh sì, sei un ottimo ingegnere/dottoressa/impiegato/direttrice, ma… Dobbiamo lavorare sulle soft skills!» e tutto di un tratto ci accorgiamo che la Tecnica non basta più – hard skills – serve anche – come dico spesso – “saper stare al mondo”, relazionarsi con gli altri, saper trovare sempre quel buono nell’altro che serve per valorizzarlo, empatizzare, quasi, come dire… Ah già, trovare il 5% di buono! – È nello starter pack, è ufficiale.

Tornando alle immagini retoriche, più del silos, mi piace immaginare i nostri amati 4 punti come le quattro corde di un ukulele: suonate singolarmente certo emettono un suono ma solo suonate assieme fanno un accordo. E questa melodia, quando suona bene, tanto si avvicina a quando si parla dell’arte del fare il capo. Perché sappiamo che tutti e quattro i punti sono al servizio di tutte e tre le branche e ogni punto è al servizio dell’altro.

Non c’è uno che meglio calza, sta a noi creare le situazioni per far sì che tutto accada. Spesso siamo imprigionati in silos e pensiamo che qualcuno sia più giusto per E/G – salute forza fisica – e qualcun altro per R/S – servizio al prossimo. Macché! Abbandoniamo questi silos in favore di una simpatica armonia da ukulele che nella mia testa è – e scusate il clichéSomewhere over the rainbow – che bella leggerezza.

Tutto questo insomma per dire che parlare dei punti di B.-P. è importante perché come capita con i grandi sociologi e filosofi, ci sono teorie che seppur datate, di secoli, rimangono ancora dei fari. E forse oggi, B.-P., nel suo Scouting for boys non scriverebbe più Hunt whale, ma forse scriverebbe tra i Sea games “How to clean the oceans from all that fucking plastics”.

 

[Foto di Nicola Cavallotti]

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