QUESTIONE DI PROMESSE

di Valentina Enea

Decidersi per quei passi verso l’altro

 

«Ho insegnato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia»
Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, 1967

Ciò che ha portato tutti a definire il Samaritano buono, quando citiamo la parabola che inizia con «un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico…», nonostante di questo aggettivo nel racconto evangelico non ci sia traccia, è la sua capacità di farsi vicino, avvicinarsi, fisicamente accorciare le distanze con il malcapitato che si è trovato lungo il suo cammino. Non vede e passa oltre, come altri prima di lui (avranno avuto le loro buone ragioni!) ma si china, fascia le ferite con olio (segno dell’unzione, del valore che si riconosce) e vino (segno dell’incontro, della gioia). Si carica di quel corpo e se ne occupa concretamente, prendendo addirittura impegni per il ritorno. Il Samaritano sceglie di entrare in relazione e di farlo per davvero, non per procura o per interposta persona, ma vivendo un’esperienza che potremmo definire immersiva… sì come quella mostra in 3D di Vincent van Gogh in cui tri trovi nel cuore della notte stellata e ti sembra vero. Entrare in relazione è scegliere di non andare, ma di restare; so-stare esattamente in quel momento ed in quel tempo. A tutti è data la possibilità di prendere e lasciare… oppure si può scegliere di fare e di fare insieme. Ma per fare insieme serve uno sguardo di speranza e profezia, la capacità di essere sentinelle dei Segni del tempo, vedette dei tempi nuovi. Questo rende una relazione salda, credibile, educativa. Leggere i segni dei tempi in una relazione educativa con i ragazzi, le ragazze, i bambini, le bambine, i giovani e le giovani che ci vengono affidati vuol dire essere abitanti intenzionali del Tempo e dello Spazio. Vuol dire, ad esempio, non tralasciare la giustizia sociale, quando ci si interroga sul cambiamento climatico. Vuol dire tenere in debito conto che Apia sarà in Ramadan durante l’impresa che il reparto sta progettando per marzo del 2024. Per una relazione educativa vera, all’altezza di questo nome, nessun capo, nessuna capo, giovane, con esperienza, in un piccolo gruppo di montagna o nel centro di una popolosa città potrà sottrarsi ad un approfondimento serio sui temi, ad esempio, dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Neanche al tirocinante appena accolto in Co.ca. può essere risparmiata una lettura attenta dei fatti politici, delle riforme in discussione, dell’esito delle ultime tornate elettorali (e farlo verificando la veridicità delle fonti…!). Lì dove si vive bisogna anche abitare, non basta semplicemente dimorare. Ce lo insegnano tra gli altri Nilde Iotti, Piero Calamandrei, Bianca Bianchi, Giuseppe Dossetti, Padri e Madri della nostra Costituzione, donne e uomini che avevano visto, sofferto, attraversato anni bui di sofferenza e umiliazioni collettive, e che volevano impedire accadesse di nuovo… Come?! Mettendo al centro sì diritti, ma anche doveri, ripudiando la guerra, mettendo al centro la dignità della persona. «L’impegno di tutti gli altri risulta inutile senza un mio personale impegno nell’autoeducazione e nella cura delle relazioni personali» (M. Millo, Cittadinanza attiva o non reale, Scout è cittadino – l’impegno dell’AGESCI, dalla buona azione alla partenza). La nostra Carta, che quest’anno compie 75 anni, nata in rottura con il passato, ma con una visione precisa di futuro fu frutto del compromesso costituzionale: per qualcuno una diminutio della sua portata… In realtà nella Costituzione come nella relazione è necessario entrare, com-promettersi: non difendere quello che non si vuole perdere, ma piuttosto scegliere di non disperdere la diversità, promettersi reciprocamente di fare passi l’uno verso l’altro, credendo che ne vale la pena. Impegnandosi a restare, per un obiettivo superiore.

Tocca a voi: Siamo disposti a immergerci nel Tempo che viviamo?

[Foto di Camilla Lupatelli]

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