L’ECOSISTEMA DELLE RELAZIONI

Avviciniamoci al luogo scelto per il campo. Agli albori di maggio si parte dalla parrocchia con l’auto carica di aspettative e i sogni di un paesaggio pronto ad accogliere il nostro reparto. Sarà come era in foto, con quei prati verdi e le montagne con la punta ancora innevata sullo sfondo? Sarà come ci rassicurava il proprietario: con ampi spazi per le sopraelevate, il fiume gelato e trasparente poco più sotto, e il bosco, la magica foresta per i giochi notturni? Sarà. Sarà un sistema dove ogni cosa sembra essere al suo posto da molto tempo. Come poi era la nostra casa delle vacanze di branco, incastonata in un angolo di mondo al confine di un paesello sperduto, con la sua sterrata, la quercia secolare, il campo da calcio mezzo abbandonato, l’intonaco vecchio e il canto delle cicale. I paesaggi, tutti, dove giochi e avventure trovano un ambiente naturale per esprimersi, dove il cammino di una route è pellegrino tra laghi e dighe, marmotte e pastori, sono anzitutto sistemi di relazioni. Queste hanno storie lunghe che raccontano un secolare rapporto tra l’uomo e l’ambiente che poi ospita ciascuna delle nostre attività. La massima di B.-P. a noi tanto cara “prova a lasciare questo mondo un po’ meglio di come l’hai trovato” è un must inderogabile da integrare con una rinnovata consapevolezza: il nostro agire si inserisce sempre e comunque in un fragile equilibrio che non possiamo dare per scontato. Ogni impronta di scarpone, ogni fuoco di bivacco, ogni storia ascoltata va pensata nel suo ecosistema ricchissimo di vita passata, presente e futura. Pensare ecologicamente significa trovare il nostro spazio in questi ambienti intrisi di relazioni, e noi come parti di esse: fratelli, alleati di “nostra madre terra” e di tutti gli organismi che la abitano, ricordandoci, che educare è fare alleanze.