Quadri (e) generatori

di Valentina Enea

Generatore di pensiero”… questo dice il mattoncino di legno che mi è capitato durante la veglia al Consiglio generale 2021. Questa la risposta di un fratello scout alla domanda “qual è il tuo ruolo come educatore?”. Non l’ho scritto io, ma mi ci ritrovo. E in effetti è così ogni educatore scout, ogni capo, qualsiasi sia il suo ruolo in AGESCI, è davvero un generatore… di energia. Serve a portare la luce dove non c’è o dove non è ancora arrivata, serve a mantenere una stanza illuminata, anche quando la tensione cala e le lampadine a incandescenza fanno fatica a restare accese. È un generatore perché può ricaricare batterie anche esauste, ed è una risorsa naturalmente rinnovabile tanto che nessuna sua parola è mai l’ultima e nessuna opinione è inconfutabile. Certo si raccolgono in una Comunità capi energie diverse: se sei capo in quel gruppo da due ere geologiche magari farai da collettore della memoria per le decine di volte in cui il tetto della sede è crollato, mentre se sei il maestro dei novizi il carico di adrenalina che trasuda dal tuo racconto della prima uscita con i ragazzi darà una sferzata anche alle vecchie mura della sede, restaurandole!

E poi ci sono i quadri… cimeli da esposizione?! Habitué del cimitero degli elefanti?! O entusiasti con il pallino della politica e della partecipazione che in una riunione di branca di Zona vedono il futuro dei bambini della periferia e non la noiosa riunione di condominio nella quale deliberare se la cancellata dovrà essere verde petrolio o verde militare?

La scelta di giocarsi come quadro in associazione è croce e delizia, per chi la fa, per il suo staff e la sua Co.ca. forse… Gli impegni aumentano, lo sguardo deve ampliarsi. Come un marinaio sull’albero in avvistamento deve più e meglio scrutare l’orizzonte che significa percepire i passi vicini e lontani, utilizzare la propria esperienza per rileggere ciò che si vede o si ascolta, cercare nel confronto con realtà lontane dalla propria una soluzione unica e ricchissima di contributi.

Perché il bello di giocarsi come quadri in associazione è che le storie dei territori diventano storie dell’associazione tutta, che le voci di adulti apparentemente su frequenze diverse compongano un unico canto, un’unica sinfonia. Senza i luoghi che abitiamo, la terra che calpestiamo, l’aria che respiriamo da Gorizia a Lampedusa, la nostra AGESCI non sarebbe la stessa. Nessun CFA varrà a creare appartenenza e consapevolezza associativa se dimentichiamo che sono le Co.ca. il cuore pulsante della nostra azione educativa. Le Co.ca generosamente offrono capi che portano la loro esperienza e la storia del loro gruppo in un bacino più grande che può essere la zona, la regione o il nazionale ma ciò che muove questa disponibilità si chiama sempre servizio. Attenzione a non pensare al servizio da quadro come un’azione del singolo, qualcosa che nasce da un capriccio personale…dietro questo servizio c’è un progetto del capo condiviso, c’è una vocazione, c’è una Chiamata, c’è un ritorno per tutti, c’è una Comunità capi. E se questa energia viene solo dispersa all’esterno e non torna indietro?

Se non viene capita? Bisogna ripartire dalla Co.ca. che sta avendo un’occasione di ricarica del generatore e non lo sa, o forse non è pronta; o forse si sono sbagliati i passi della condivisione… ma nulla di diverso di ciò che avviene quando si viene chiamati a essere Kaa o a essere Mi!! E nulla è per sempre. Il bello dei progetti è che nascono, vanno verificati e magari terminati. Non si può fare (solo!) il Quadro per sempre. Se non sono intrise dell’odore di quel fuoco con l’alta squadriglia, le nostre uniformi sono solo abiti, come una qualsiasi camicia per andare in ufficio o un foulard da taschino. Il servizio educativo alimenta la nostra vocazione, rispondere alle domande dei nostri ragazzi e ragazze, bambini e bambine è il nostro mestiere.

Ogni capo, e se quadro ancora più, è un generatore… di pensiero: di attenzioni, di sollecitazioni. Coglie le sfide dell’ambiente che vive con il suo gruppo e determina esattamente lì il cambiamento auspicato. Ogni vicenda fa esperienza ed alcune fanno addirittura scuola. E se si tratta di buone prassi, poi, si contribuisce alla formazione del pensiero associativo. Esatto: non un essere mitologico a tre teste e sette gambe, ma una sensibilità che nasce in varie parti della nostra penisola e che sotto il tendone di Bracciano (non vediamo l’ora!) diventa per/di tutti, scelta, regolamento, legge.

Allora io quel mattoncino di legno che ho pescato a Frascati lo porto sempre con me, nel mio servizio da consigliere generale perché mi ricorda che sono un generatore con un’origine univoca nella storia mia, ma con il privilegio di avere e dover creare tante diramazioni nella storia della mia associazione. Garante e custode dalla molteplicità di esperienze di ciascuna Comunità capi che insieme brillano.

[Foto di Nicola Cavallotti]

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