Animali da progetto

di Anica Casetta

Dall’agenda di un capo gruppo. Mani tra i capelli, sguardo fisso sull’agenda, pensiero rivolto all’Associazione e alla sua mania di progettare senza tregua. Ma come facciamo a star dietro a tutto ciò? Una Comunità capi ha anche altro da fare! [tasso-pensiero]
“Il tasso vive in tane da lui scavate tra una fitta rete di cunicoli. All’interno delle gallerie scavate possiamo trovare diverse camere, una per i genitori, una per i piccoli, e diverse uscite”.

Tante camere. Tante cose da fare, una dopo l’altra, cercando il tempo perché tutto trovi uno spazio. Regnano la speranza di riuscire a far tutto e un enorme senso di appesantimento accompagnato da un continuo chiedersi “Perché? A cosa mi serve?”.

Insomma un piccolo, ma diffuso, dramma associativo che attanaglia non solo i capi gruppo, ma le intere Comunità capi.

Proviamo a cambiare prospettiva. Guardiamo di lato una chiocciola. Poggiamo una matita sul foglio, segniamo un puntino ben marcato e da lì ci muoviamo con un tratto sinuoso creando una spirale che tiene sempre come riferimento il puntino di cui sopra e piano piano si allontana verso l’esterno: ecco la casa della chiocciola!

Quel puntino, da cui tutto ha inizio, altro non è che il centro della nostra azione educativa, il ragazzo. Il tratto che da quel puntino parte è lì a indicare il legame, il sostegno a questa azione educativa non generica e astratta, ma reale e concreta quanto quel ragazzo.

Lungo quel tratto troviamo una serie di strumenti, opportunità, stimoli che possono aiutarci nella nostra missione educativa.

Proviamo a vederlo così quell’elenco di progetti e affini che si allunga nell’agenda del capo gruppo. [il tratto delle chiocciola]
Percorriamo insieme quel tratto partendo dal puntino. Appena oltre il ragazzo ci sono io capo con miei occhi e la mia sensibilità, ma non sono solo, siamo in tanti e tutti con la stessa missione, siamo una comunità di capi. Siamo corresponsabili nel nostro agire che quindi va delineato e orientato. È indubbio che il Progetto educativo ci serva a questo, a definire le aree di impegno prioritarie per far fronte delle esigenze educative.

Ma io capo, io io… mi sento pronto e attrezzato per muovermi tra i percorsi educativi individuati? Se quest’anno ci concentreremo a promuovere la competenza tecnica, il mio bagaglio è adeguato a questa sfida? Aggiungo ai miei pensieri quanto emerso durante la verifica di staff: è importante che riesca ad accompagnare i ragazzi senza sostituirmi a loro. Da domande e spunti come questi nascono nuove prospettive personali per cui spendersi. Ecco che il Progetto del capo è bello che fatto! Non è un’altra cosa da fare, da inventare, è semplicemente capire se ho tutto quello che serve per andare nella direzione che l’intera comunità ha individuato e, se no, attrezzarmi per averlo. Confrontarsi con le priorità del Progetto educativo e far tesoro di quanto il servizio e le verifiche (allora servono!) mi hanno fatto vedere del mio essere capo è gran parte di quello che serve per progettarsi. Forse allora non servono altri mille spunti e ore di riflessione che i capi gruppo devono inventare e incastrare durante le riunioni di Comunità capi.

Ma è possibile che in Comunità capi tutti trovino tutto ciò di cui hanno bisogno per la propria crescita personale? Continuiamo a percorrere quel tratto che si allontana man mano dal puntino, ma vi è sempre saldamente legato.

I livelli associativi nascono per dare risposta, in base ai loro specifici scopi, alle necessità e alle richieste delle Comunità capi, offrendo opportunità di confronto, approfondimento e formazione, tante e diversificate perché tali sono le sollecitazioni ricevute.

Quindi il Progetto di Zona e le Azioni prioritarie regionali? Le opportunità che Zona e Regione ci possono offrire sono vicine alle nostre necessità: proposte di approfondimento sull’identità del capo educatore, un convegno sulle competenze… La partecipazione è fondamentale in prima battuta per portare le nostre istanze e successivamente per avviare confronto e trovare risposte a quanto da noi richiesto.

E le Strategie nazionali d’intervento? Ci offrono delle idee di riferimento ritenute importanti per la politica associativa e per l’azione dei capi; vivono dell’idea dell’opportunità da cogliere, non di quella del dovere.

Ma cosa dobbiamo farci? Capire se ci sono una o più SNI che come Comunità capi ci interessano perché legate al nostro Progetto Educativo, perché incontrano le nostre sensibilità, perché portano alla nostra attenzione una tematica che non avevamo considerato, ma alla quale crediamo sia importante avvicinarsi. Se la SNI “ci calza bene” allora possiamo approfondire, cogliere occasioni per scoprire e per crescere, contribuire all’arricchimento del pensiero associativo.

Da qui ora ripercorriamo a ritroso il tratto. Torniamo così al nostro puntino avendo incontrato per la strada tante opportunità di supporto al nostro servizio. Tendiamo a identificare parti in tutto quello che facciamo così da poter dar loro un nome (SNI, APR, progetti), ma poi possiamo scegliere di procedere affrontando tali parti a compartimenti stagni (tasso-pensiero) oppure di spenderci affinché tutto abbia un senso intero per il puntino… il sinuoso tratto della chiocciola.

Uno spoiler: l’intero sarà maggiore della somma delle sue parti!

[Foto di Nicola Cavallotti]

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