Genitori, docenti e… capi scout! Non abbiamo il monopolio dei ragazzi ma possiamo essere il filo fra i tanti riferimenti
Ora vi invito a fare un esercizio: prendiamo GIGINO o SARETTA di turno e mettiamolo al centro! Guardiamolo con attenzione, prendendo in considerazione ogni angolazione, tutte le sfumature, perché è questo che un educatore dovrebbe fare. Facciamo di più, non pensiamo di essere onnipotenti o di avere il monopolio della loro crescita, ma invitiamo le altre parti coinvolte nella loro educazione a fare lo stesso, a guardarlo contemporaneamente a noi, con un #MINIMO6OCCHI a disposizione: il capo, il genitore, il docente! Eh sì, perché anche se siamo poco abituati a farlo e nella nostra società l’educazione procede per lo più a compartimenti stagni, unendo il #MINIMO6OCCHI potremmo comporre almeno in parte il puzzle della comunità educante. Certo l’osservatorio soprannominato #MINIMO6OCCHI sarà comunque incompleto, a fronte delle migliaia di modelli educativi diversi che i ragazzi hanno: nonni, zii, babysitter distinguibili dalla famiglia solo se sottoposte a un’indagine cromosomica; ma diciamo che tre gradi di complessità ce li faremo bastare. Gigino e Saretta vivono con tutti noi la loro vita, si giocano in mezzo a noi i loro sogni, ipotecano sotto il nostro sguardo il loro futuro, scelgono nelle nostre grazie chi vogliono essere. Credo che prima di ogni nostra azione su di loro, che sia anche un semplice sguardo, dobbiamo pensarci a lungo, dobbiamo inginocchiarci e pregare. Come diceva l’Assistente ecclesiastico del mio reparto, questa sarà la prima azione del progetto educativo su Gigino e Saretta. Stiamo guardando Gigino e Saretta o noi stessi? Avvertiamo l’ingombro dell’educatore o l’aria leggera dei ragazzi? Scorgiamo l’impegno per la meta della guida, il servizio scelto dalla scolta, la scuola desiderata da un figlio o vediamo una scelta orientata dal capo o dal genitore? Ci sono capi con idee fantasmagoriche, genitori con idee perfette, professori con idee assolute, oggettive. Poi, ci sono i ragazzi con idee timide e preziose, con i loro mezzi a noi del tutto sconosciuti, cose che noi grandi fatichiamo ad acchiappare pur facendo corsi, colloqui, attraversando crisi e finti dialoghi. Il loro mondo gli appartiene e sta a loro svelarcelo, se lo vorranno. Come suona attuale l’ask the boys, ma B.-P. di questi tempi suggerirebbe soprattutto un listen the boys! In questi mesi ho provato a osservare e ascoltare e spesso non c’erano Gigino o Saretta, ma era dominante il loro intorno, lo scenario educativo. Ho visto Gigino e Saretta non accompagnati in un’unica direzione da quei #MINIMO6OCCHI , ma spinti ora di qua e ora di là!
Ecco alcune delle immagini raccolte: capi reparto che sostituiscono i capi squadriglia; Akela coinvolti in gare di playstation invece di essere portatori sani di ginocchia sbucciate per una palla scout che insegna a essere; fratelli maggiori che propongono lavoretti in cartoncino pretagliato, al posto di mani abili che lavorano legno e cuoio per imparare a fare; capi che non sanno nulla dei ragazzi al di fuori delle riunioni, come se la rotta non sia utile alla vita di Gigino e Saretta se non per avere un distintivo! A proposito di rotta, di pista, di strada: ma ci sono ancora capi che parlano con i genitori per definirle?
Parliamo ora dei genitori: con alcuni si riesce a instaurare un rapporto di fiducia che giova a tutti, ragazzi, capi e famiglie, altre volte capita che deleghino o si sostituiscano a noi capi. Alcuni non si fidano della comunità educante, tendono a proteggere più per ansia che per reale pericolo, pensano di essere “isole autosufficienti” (capita a volte anche a noi capi, non trovate?), hanno difficoltà a liberare i corpi dei propri figli, non mostrano a Gigino e Saretta altro punto di riferimento che non siano essi stessi (la specialità di meteorologo si prepara con super papà che è più bravo di Chil giovane e inesperto, del rover che è un ragazzino, del fratellino che è poco più grande di te!). All’opposto c’è chi considera scuola/scout un parcheggio, un liberarsi un po’, a volte un vero abbandono ad altri (riunioni e attività con i genitori deserte, interazione con i capi solo di tipo logistico). Con tutti, cerchiamo però di tessere una rete, anche se tocca a noi tendere la mano: le famiglie sono il primo ambiente di crescita dei ragazzi, ignorarle non può essere una buona idea!
Spostiamo ora l’osservazione sul terzo giocatore attivo nella vita di Gigino e Saretta: la scuola! Spesso la scuola, dove passano minimo 25 ore della settimana, è una monade, nell’interazione con la quale i capi non ci sono affatto, e le altre due parti, genitori e docenti, comunicano solo su criteri di valutazione e non di formazione del carattere, di costruzione di identità, di stabilizzazione psico-emotiva del futuro cittadino del mondo. Bene così?
Ehm… non mi sembrano proprio al centro Gigino e Saretta, né mi sembra di scorgere la comunità educante. Suggerirei ai capi due semplici cose: un lavoro su noi stessi di progettazione personale (torna centrale il Progetto del capo, che significa anche imparare a spingersi o a limitarsi) e poi un lavoro di rete. Una rete, che nel gruppo soprannominato #MINIMO6OCCHI, spesso ci relegherà a essere il filo più sottile e insignificante della trama ma sarà il collante, ciò che rende fluide le relazioni educative, agevola, armonizza, favorisce. Se sapremo fare questo, Gigino e Saretta vedranno qualcuno che li incoraggerà ad andare incontro agli altri con fiducia, che li renderà protagonisti delle azioni di tutti coloro ruotano intorno a loro. Capiranno di essere il cuore di ciò che facciamo e non un semplice soggetto di interesse educativo, impareranno che noi grandi possiamo sbagliare e per il loro bene, che vale più di tutto, necessitiamo l’uno dell’aiuto dell’altro. Se siamo fortunati, non solo impareranno a non aver paura di giocare in squadra ma capiranno quale è il loro posto nella squadra di Dio. Infine mi spingo con un suggerimento ai Quadri associativi: forse è arrivato il tempo di aprirci a altri “luoghi-tempi-spazi” dell’educazione. Perché non coinvolgiamo i capi, anche insegnanti, in un lavoro che crei un ponte tra lo scautismo e la scuola? Se apriamo queste scatole in cui abbiamo compartimentalizzato la vita di Gigino e Saretta, potrebbero venire fuori nuove attenzioni per il nostro osservatorio #MINIMO6OCCHI e nuovi orizzonti per i ragazzi.
Il valore della comunità educante
Può un gatto insegnare a volare? L’educazione impossibile che si fa possibile. Con Paola Fedato, Consigliera generale di nomina 2020, sulle orme di Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, di Luis Sepulveda.
[Foto di Andrea Pellegrini]
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