Ma voi chi dite che io sia?

Convegno Fede  15-17 novembre 2013

Con la fondazione in Belgio, ad opera del gesuita P. Sevin, del primo gruppo scout cattolico, l’intuizione che la proposta educativa di BP poteva coniugarsi con la proposta evangelica per la formazione dell’uomo cristiano entra nella tradizione del movimento scout.

Questa intuizione ebbe seguito in tutti i paesi cattolici, a iniziare dal Belgio dalla Francia dall’Italia.

Nella tradizione dello scoutismo italiano, fin dai suoi albori, l’idea che la proposta del metodo educativo ideato da BP potesse essere uno straordinario strumento anche per la formazione della gioventù cattolica è stato un elemento importante per la sua diffusione nel nostro paese.

Quando nel 1974 ASCI e AGI si unirono nell’AGESCI questa intuizione ha preso la forma di un progetto che declinava il rinnovamento della catechesi avviato dalla Chiesa italiana in quegli anni con il metodo scout. Il PUC ( Progetto Unitario di Catechesi) ha costituito per la nostra associazione l’asse portante della proposta di una catechesi con il metodo scout.

E’ importante ricordare l’idea fondamentale di questo progetto. L’esperienza scout  accompagna dalla Promessa alla Partenza il/la bambino/a, il/la ragazzo/a, il/la giovane a quelle scelte che faranno di lui/lei un uomo e una donna che hanno fatto proprie le scelte di una antropologia ( uno stile di essere uomo/donna) che è quella testimoniata dai Capi, i fratelli maggiori, che li hanno accompagnati nella crescita.

La scelta di fede, intesa come essere uomo e donna secondo il Vangelo di Gesù, dentro l’esperienza della comunione con la Chiesa cattolica è lo stile di vita che i Capi dell’AGESCI testimoniano nella loro vita. Uno stile che non solo si coniuga con un altra scelta fondamentale, quella politica, la scelta di stare nel mondo testimoniando l’attesa che si realizzi il Regno e impegnandosi già da ora a tentarne l’anticipazione nella storia, ma che si propone attraverso la scelta  di un metodo educativo, quello scout.

Potremmo dire: l’intuizione che l’esperienza proposta a Lupetti e Coccinelle, Esploratori e Guide, Rover e Scolte è una straordinaria opportunità per annunciare il Vangelo e proporre la vita buona secondo il Vangelo.

L’implementazione di questa intuizione dentro la vita dei Gruppi e delle Unità non è sempre stata  facile, ha incontrato lungo i 30 anni che ci separano dalla pubblicazione del PUC le difficoltà portate dai mutamento dei tempi. Se oggi, come qualcuno dice, viviamo nella prima generazione post cristiana, dobbiamo pensare che dalla intuizione di P Sevin, dalla proposta del PUC ai nostri giorni qualche “aggiornamento” ( nel senso che ci veniva insegnato da Giovanni XXIII e dal Vaticano II) è necessario.

I nodi della questione li sperimentiamo e consociamo tutti. Non dipendono solo dalla competenza,  qualche volta insufficiente dei Capi, ma anche dalle delle famiglie i cui figli arrivano nei nostri Gruppi, dal contesto culturale, dal processo di secolarizzazione.

Sono nodi che condividiamo con tutta la Chiesa che da anni va dicendo che serve una nuova evangelizzazione anche nei paesi di tradizione cattolica, che sperimenta la necessità di rinnovare ed aggiornare la proposta della catechesi. La Chiesa italiana ha intitolato il decennio dedicato al tema dell’educazione come annuncio della vita buona del Vangelo.

Dentro questi orizzonti vogliamo tornare a parlare della intuizone originaria dello scoutismo cattolico.

Vogliamo farlo non perdendo nulla della storia associativa di questi anni: dal PUC, al Convegno Giona di 20 anni fa, alle tante esperienze fatte.

Ultima di queste esperienze è la sperimentazione dei Cantieri di Catechesi della Catechesi Narrativa, che vuole rilanciare l’idea dell’esperienza scout come occasione per narrare il Vangelo.

Una narrazione capace di aprire, attraverso la mediazione della narrazione dell’esperienza degli adulti, alla vita secondo il Vangelo.

Vogliamo ritrovare il primato della Parola per rileggere e aprire ad orizzonti nuovi le nostre vite, della celebrazione come luogo per fare esperienza e della vita quotidiana come occasione di testimonianza e di responsabilità.

Vogliamo riscoprire come lo spirito scout, imparato nel gioco, nell’avventura, nell’impresa, nella strada, nella vita di comunità, e vissuto nell’essere “scout per sempre”, possa trovare altra forza e potenza dal soffio dello Spirito che dalla Pentecoste soffia nei nostri cuori e nel mondo.

Vogliamo che il Convegno, non solo nei tre giorni del prossimo novembre, ma anche nella sua preparazione e nel suo seguito, sia una occasione da vivere come adulti che rileggono la loro scelta di cristiani e di educatori. Vagliano farlo dentro il cammino delle nostre Chiese, per ascoltare quello che le Chiese hanno da dirci e per dire alle Chiese il nostro contributo.

E’ a questo cammino che ci sentiamo convocati.

GLI ASSISTENTI NAZIONALI

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