La pace da sola non basta – L’esperienza dei Balcani

di Alessio Salzano

Vesna ha 17 anni, è nata e vive a Spalato, in Croazia, ha un cugino coetaneo, Emir, che invece è nato e vive a Mostar, in Bosnia; le loro madri sono sorelle: negli anni ’90 fuggirono dalla guerra in Bosnia rifugiandosi in Croazia, dove una si innamorò di un bel croato e decise di trasferirsi a Spalato, mentre l’altra tornò alla città natale dopo qualche tempo.

Lo scorso dicembre l’insegnante di storia di Vesna ha parlato del ventennale della sigla dell’Accordo di Dayton, spiegando come quest’evento abbia decretato la fine del conflitto bosniaco e ricordando che purtroppo, nonostante la comunità internazionale avesse riposto in questo accordo la speranza di vedere la fine dei conflitti balcanici, lo scoppio di un’altra guerra civile, questa volta in Kosovo, avrebbe scosso per quattro ulteriori anni i già precari equilibri della penisola. Per Vesna e i suoi compagni di classe, ha concluso poi l’insegnante, si prospetta fortunatamente un futuro migliore di quello che qualche decennio fa i giovani croati si sarebbero trovati davanti: la pace nei balcani ha portato stabilità, l’economia croata è ripartita, l’intero paese è in crescita e, da pochi anni, è entrata a far parte dell’Unione Europea.

Anche nella classe di Emir si è parlato dell’Accordo di Dayton, ma dopo aver affrontato i temi legati agli eventi del passato, il pensiero rivolto alle prospettive future non è stato ugualmente speranzoso: nonostante siano trascorsi venti anni di pace, la stabilità e l’economia della Bosnia non hanno ripreso a crescere al passo della vicina Croazia e la strada verso l’ingresso nell’Unione Europea sembra ancora parecchio lunga.

Cosa può aver provocato un tale divario tra due paesi che partivano da una situazione tutto sommato comparabile? Diversi fattori, purtroppo, hanno concorso al rallentamento della Bosnia, ma quello cui probabilmente può essere addebitato il maggior impatto sembra essere il mancato ritrovamento dell’integrazione tra i popoli che risiedono all’interno del paese (principalmente bosgnacchi, serbo-bosniaci e croato-bosniaci): la convivenza che prima della guerra era un vanto nel mondo ed un punto di forza della Bosnia, è nel tempo mutata in una separazione addirittura sancita dalla costituzione, le cui disposizioni in materia di quote etniche, oltre ad aver generato un complesso ed iper-frammentato sistema politico ed amministrativo nel quale l’intero paese è rimasto invischiato, hanno fruttato alla Bosnia una condanna da parte della Corte Europea dei Diritti Umani per violazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

Indubbiamente, gli sforzi diplomatici che hanno prodotto l’Accordo di Dayton possono vantare il grande successo di aver portato una pace duratura in un paese all’epoca devastato dalla guerra civile, ma la lezione che l’intera comunità internazionale dovrebbe imparare dai risultati della gestione della questione balcanica è un’altra: la pace è una condizione necessaria ma non sufficiente per la crescita e lo sviluppo della nostra società, che può progredire solo quando, oltre a convivere con chi quotidianamente si trova al nostro fianco, ci sforziamo di operare congiuntamente per un obiettivo comune, ponendo basi forti su cui tutti, insieme, potremo costruire il nostro futuro. Fatto ciò, l’unica vera preoccupazione che rimarrà sarà chi pagherà il primo giro di brindisi alla nostra salute.

[Foto di Giulia Salvatori]

MIR MIR MIR (Grupa Magazin, 1991) Canzone bosniaca

Mir mir mir do neba

Do moga naroda

Kada se prolude

da rata ne bude

 

Mir mir mir do neba

Braci i sestrama

Da sunce lijubi nebo

I da svane dan

Pace, Pace, Pace fino al cielo

Per il mio popolo

Quando si svegliano tutti

La guerra non c’è più

Pace, pace, pace fino al cielo

Fratelli e sorelle

Che il sole baci il cielo

E che cominci il giorno

 

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