Imprenditoria, ambiente ed etica

Incontriamo Marco Sala, scout di vecchia data, e imprenditore di professione.

Ci ricordi alcuni passaggi importanti della tua vita?
Sono nato nel 1955 a Monza e entrato in branco nel 1963 nel Monza 1. La vita scout mi ha accompagnato per tanti anni fino all’incarico di  Presidente del comitato nazionale negli anni del centenario! Sono entrato giovanissimo nel 1974 nell’azienda di famiglia al fianco di mio padre e del suo socio. Nel frattempo mi sono laureato in economia aziendale alla Bocconi.L’azienda si è sempre occupata di detergenti per la pulizia della casa e per l’igiene della persona. Il gruppo è cresciuto molto negli anni. Oggi gestisce marchi importanti a livello nazionale ed europeo, quattro impianti produttivi ed è sostenuto dalla collaborazione di oltre trecento persone.Ho trovato sempre il tempo di arricchirmi impegnandomi sia nel mondo del volontariato sia, ultimamente, nel mondo della politica.

Quali sono i riferimenti culturali ai quali ti riferisci nella tua professione?
In un momento economicamente difficile come l’attuale in cui riferimenti come crescita economica, lavoro, globalizzazione, ricerca e sviluppo, per citarne solo alcuni, assumono prevalenza nella discussione sui temi economici penso sia importante riflettere attentamente sulla figura di chi oggi fa l’imprenditore, cioè su colui che dà corpo e vita a quei concetti.

Chi è l’imprenditore ?
Imprenditore è colui che, insieme ad altri, può dare un impulso fondamentale per la costruzione del bene comune, un valore sparito dalla nostra società caratterizzata da un forte riduzionismo economico e dal relativismo etico. È la separazione tra etica ed economia, infatti, che ha portato come conseguenza la perdita del valore del bene comune, irrinunciabile principio non solo per chi ritiene la dottrina sociale della chiesa un punto di riferimento ma anche per chi è convito che solo così si può dare un futuro solido e solidale ai giovani di oggi. Dobbiamo rinunciare a pensare che l’impresa sia assimilabile a una sorta di robot, che trasforma fattori produttivi in beni secondo una regola a tutti conosciuta: la funzione di produzione è valida sempre e comunque.

È importante l’attenzione all’ambiente? Può convivere con la redditività che un’azienda deve portare?
La mia impresa opera nel campo della chimica, apparentemente l’esatto contrario della natura. Produciamo detergenti per il bucato, la pulizia della casa, l’igiene della persona. Abbiamo sempre operato con una grande attenzione all’ambiente che ci circonda sia dal punto di vista tecnologico sia produttivo, con la verifica continua di tutto ciò che è reimmesso nell’ambiente sia nell’aria sia nelle acque, riutilizzo di tutto il possibile con particolare attenzione ai processi che usano ad esempio l’acqua predisponendo percorsi di riciclo completi.Questo comporta un  rinnovamento continuo degli impianti per avere maggior efficienza produttiva, risparmio energetico, possibilità di convivere con l’ambiente nel quale siamo inseriti. La mia azienda è stata fondata nel 1908 e attualmente uno dei complessi produttivi è ancora localizzato nell’area dove venne fondato, allora zona di campagna periferica oggi zona inserita in un contesto urbano con tutti i limiti e le attenzioni che questo comporta. Sono convinto che queste attenzioni abbiano arricchito l’impresa.

Quali sono le difficoltà che incontrate ad essere un’azienda green?
Mentre sotto l’aspetto produttivo i miglioramenti  dipendono da scelte autonome dell’azienda (spinte anche dalle normative), la risposta dei consumatori a prodotti detergenti green sono molto lente e difficilmente si esce da nicchie di mercato. In questo caso è necessario una spinta comunicativa che spesso una sola azienda di medie dimensioni in termini di fatturato e disponibilità all’investimento in comunicazione non può sostenere.

In un momento difficile per il lavoro cosa proponi ai giovani ?
Anche sui giovani abbiamo sempre voluto investire: se i collaboratori nella parte produttiva crescono numericamente molto poco e quindi hanno un’età più elevata, sono stati importanti gli ingressi di persone giovani e preparate nei settori della ricerca e del marketing .Interessante il percorso di ricerca di queste nuove figure che spesso è partito da master che la nostra azienda sostiene in collaborazione con l’università, in particolare la milanese Bicocca!

Quale è il percorso che proponete ai giovani che selezionate ?
Il percorso di inserimento è quello classico dallo stage a tempo determinato per passare alla collaborazione a tempo indeterminato ma è forte la convinzione che l’investimento che l’azienda fa su queste persone vale proprio nella prospettiva di vederle crescere professionalmente e devo dire che se a volte il loro percorso personale le porta a nuove scelte lavorative, trovate magari grazie all’esperienza e alla formazione ricevuta nella nostra azienda, io ne sono sinceramente contento.

Oggi parecchie aziende italiane hanno delocalizzato la propria produzione come si è comportato il tuo gruppo ?
È una tentazione  ricorrente nel mondo dell’impresa quello di spostare la produzione dove il costo lavoro è molto più basso.Qui rientra in gioco l’imprenditore e i suoi valori: nessuno dei nostri quattro impianti produttivi che occupano più di trecento persone è stato spostato all’estero. Questa scelta è stata influenzata  dalla caratteristica dei prodotti che mal sopportano aspetti logistici complessi ma determinante è stata la consapevolezza che nel nostro territorio è possibile fare impresa trovando collaboratori preparati e consapevoli che aiutano a ridurre il differenziale competitivo del costo del lavoro.E’ necessaria sempre più una semplificazione del mercato del lavoro dove si sappia guardare non al presente in termini di persone e benefici ma al futuro con assunzioni di responsabili e convinte decisioni.

Quale messaggio vorresti dare a chi oggi vuole utilizzare le proprie capacità per essere imprenditore ?
La  mia esperienza testimonia che è sempre più importante da parte dell’imprenditore l’assunzione di una responsabilità sociale che travalica i confini della propria impresa (portare profitto per sostenere la crescita nello stile descritto, tutelare i collaboratori in termini di formazione, valorizzazione del luogo di lavoro, attenzione all’ambiente e al contesto in cui si opera) per essere coinvolto in uno stretto rapporto con la società trovando spazio per impegnarsi anche nel volontariato o ancor di più nel servire il proprio paese occupandosi della res pubblica .E dico questo leggendo la mia storia, ora che mi avvicino ai sessant’anni, ho vissuto un percorso che mi ha portato ad impegnarmi nello scoutismo e nel mondo della cooperazione, nell’associazionismo imprenditoriale e in politica scoprendo che questo ha arricchito la mia esperienza di imprenditore e attraverso me quella di tutto il mio gruppo ! [Intervista raccolta da Fabrizio Coccetti]

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