Il coraggio di sperare

Il formaggio si mette su tutte tutti i tipi di pasta. Recentemente si discute se esso sia da usare anche sulle paste con sugo di pesce. Una volta questa cosa era impensabile.Il coraggio non è una specie di formaggio disponibile ad ogni tipo di discussione o tema oggetto di riflessione. È vero che oggi quella del coraggio è una immagine a cui tutti, politici e persino papi (si noti il plurale) fanno riferimento, ma neppure l’importanza del tema suscitato nel mondo scout dalla route nazionale RS legittima a farne un uso disinvolto e indiscriminato.

Con l’effetto di smettere di parlarne da metà agosto 2014! Vorremmo evitare questo rischio e cercare – per quanto ci è possibile – di parlarne a ragion veduta e con un respiro un po’ più lungo.Circa il coraggio – unitamente all’umiltà e alla fedeltà –  ho già scritto in un numero di Servire.Ora vorrei parlarne – o mi è stato chiesto di parlarne – in rapporto alla speranza. Procederò per gradi. Prima parlerò della speranza e poi cercherò di sottolineare alcuni nessi con il tema del coraggio.Considerata come movimento dell’animo umano la speranza è l’attitudine con la quale volgiamo lo sguardo alle future possibilità; essa dice insieme del futuro, dunque di qualcosa che non c’è ancora; ma insieme anche del possibile, cioè di qualcosa che nel presente si può già intravedere.

L’immagine del granello di senapa, che, al di là di ogni previsione, si sviluppa in un grosso arbusto, è un insegnamento laico di Gesù sulla speranza.Nella parabole prima di tutto Gesù sottolinea un rischio: le cose piccole e le esperienza umili possono essere confuse;  come il seme di senapa per la sua piccolezza può essere confuso con la sabbia; cioè divenire irrilevanti per la comprensione della propria vita. E quando il piccolo perde di valore e  non si vede la connessione fra piccolo di ora e il grande che verrà e che già è contenuto nel piccolo, si smarrisce il senso complessivo della stessa esistenza umana. Per provare a riannodare il filo del rapporto fra piccolo e grande Gesù invita a guardare la natura, il creato.

La vita all’aria aperta è una bella ‘iniziazione alla speranza’. Da essa impariamo che tutto ciò che desideriamo e speriamo di grande e di bello ha a che fare con il quotidiano, il semplice, l’umile; anzi in esso è già contenuto, e solo a partire da esso potrà realizzarsi. La scoperta-riscoperta nel nesso fra piccolo e grande sostiene la speranza.Gli uomini di speranza sanno ‘intravedere’ il grande nel piccolo, il domani nell’oggi; sono coloro che guardano il mondo sub specie aeternitatis . I calcolatori del vivere , gli esperti in business plan, i progettisti di ogni cosa, riducono progressivamente la portata del loro sguardo fino a smarrirsi in se stessi e a erigere i loro quotidiani piccoli interessi a prospettiva del vivere.

Certo ci vuole coraggio – ecco spuntare il nostro tema- e molta forza d’animo e molta fede – ecco rispuntare anche la fede – quando si tratta di dar credito al poco, al piccolo, all’umile.E chi poteva dar credito ad alcune donne che recatasi al mattino al sepolcro dicevano che era vuoto e che alcuni e non avendo trovato il suo corpo, hanno detto di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Nessuno dei ‘calcolatori del vivere’!!! E infatti la speranza venne meno del cuore dei due che camminavano  verso Emmaus.

La speranza cristiana è tutta nella Risurrezione del Signore Gesù. E Gesù l’aveva detto: non solo ‘quel seme’ – cioè Gesù stesso – era piccolo come il granello di senapa, ma sarebbe anche morto: se il chicco di grano caduto in terra non muore…E chi con coraggio avrebbe sperato fino a quel punto (oltre ogni speranza) avrebbe capito e visto che il Signore è veramente risorto. Molti scout ripetono la frase ‘dai un calcio all’impossibile’; ma l’impossibile degli impossibili è la risurrezione: cioè che uno morto – Gesù – e risorto e nella amicizia con lui anche noi risorgiamo.Capisco che ci voglia coraggio per dare un calcio alla morte (dov’è o morte il tuo pungiglione! dice Paolo) ma questo è il core del coraggio di sperare. [Padre Davide Brasca – Assistente nazionale della Formazione capi]

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