I MUSICANTI DI BREMA

di Ruggero Mariani

Armonizzarsi nell’unicità dei propri strumenti

Quando si profila all’orizzonte la n+1 riunione di Comunità Capi, la playlist del mio cervello – generalmente settata sulle colonne sonore cinematografiche di quel genio smisurato di Ennio Morricone – non sa se accompagnarmi con il suono del carillon del duello finale nel western “Per qualche dollaro in più”, con il pacificante oboe di padre Gabriel in “Mission” o con il nevrotico motivo del film “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”…!

Ma in realtà, specchiandomi nei miei compagni d’avventura, mi ritrovo sempre catapultato dentro una favola dei fratelli Grimm, nella quale sono protagonisti un asino, un cane, un gatto, un gallo e, soprattutto, la musica. I quattro animali, fuggitivi attraverso i teutonici boschi, sono i famosi Musicanti di Brema: la storia ha più di una morale, ed ha molto da dire alla cellula vitale della nostra Associazione.

È innanzitutto una favola di salvezza, poiché i quattro scalcagnati protagonisti, insieme al coraggio di cambiare, riescono a raggiungere una finale condizione positiva, compiendo un gesto apparentemente inutile: formare una banda musicale, cioè una piccola comunità in grado di realizzare i propri sogni.

Comunità nella quale ognuno è semplicemente sé stesso, ha il proprio strumento da suonare, cioè la propria diversità (competenza), che va a costituire un punto di forza, e non di debolezza, per produrre una musica corale che coronerà il destino dei quattro musicanti. Essi riescono nei loro intenti suonando insieme (e “aggiustando” forse anche le proprie esistenze), e ci insegnano come i talenti personali e le esperienze accumulate negli anni, se messe a disposizione di tutti, facciano affrontare ogni ostacolo, indipendentemente dall’età o da quale specie si appartenga.

È dunque non solo una storia di altruismo e amicizia che ci invita a non arrenderci di fronte alle avversità, ma è una favola pedagogica, molto scout, perché fatta di aiuto reciproco, coraggio, comprensione; paradigma del lavoro di squadra, di fiducia e fedeltà nei confronti di chi cammina con noi. Favola nella quale i quattro protagonisti soltanto alla fine si renderanno pienamente conto di aver combattuto e vinto per ambire alla felicità. Felicità che è uno scopo della nostra Associazione (contribuire alla crescita dei ragazzi come persone significative e felici).

E allora, che musica vogliamo suonare nelle nostre Comunità Capi? Come vogliamo indirizzare verso una vita piena e felice i ragazzi che il Signore ci affida? Sono convinto che l’unione fa la forza… e anche il divertimento! Ogni strumento, preso da solo, suona qualcosa di bello. Ma una comunità è come un’orchestra che suona una sinfonia, e sarà bellissima se troverà quel tema, quella melodia che espliciti il senso complessivo di ciò che facciamo, e non divenga una goffa accozzaglia di singole voci.

Non è sempre facile, occorrono esercizio, pazienza e… lo spirito dei Musicanti! Saremo tutti vincitori se, nell’unicità del proprio strumento, ciascuno riuscirà a donarsi trovando la via per armonizzarsi nell’esecuzione collettiva, ascoltando mutualmente il respiro, il ritmo dell’altro, “sintonizzandosi” con altri capi, con gli strumenti altrui, in una Comunità Capi nella quale ci si riconosca come fratelli, vivendo un’esperienza di comunione, di testimonianza, di amore, nella quale è bello stare.

È il nostro lavoro educativo scrivere insieme uno spartito (obiettivo comune) progettandolo con cura, per far emergere l’anima profonda di tutta la musica che produciamo! Una musica che sia fedele alle scelte del Patto, che non tradisca la nostra vocazione.

La musica ha le sue regole, vincoli e legami che bisogna conoscere bene (formazione)! Anche la creatività, la soluzione inedita, l’improvvisazione sono frutto di competenza e discernimento. Possiamo comporre musica anche con scarti di tempo, accelerando o rallentando, cambiando… Ma solo se conosciamo le ragioni di chi ce le ha regalate potremo essere sempre “sul pezzo”, in modo che anche nella mia personalissima esecuzione si riconosca il leitmotiv generale. La musica infatti non è mai solitaria, è sempre un atto artistico e quindi profondamente relazionale. La musica è la relazione non solo con ciò che è stato, ma con ciò che sarà, che si penserà, che si ascolterà. Evoca, anticipa il futuro e sosterrà il passo e le scelte che faremo.

Vieni piuttosto con noi, andiamo a Brema; qualcosa meglio della morte lo trovi dappertutto; tu hai una bella voce e, se faremo della musica tutti insieme, sarà una bellezza!” … Per essere ancor di più strumenti (musicali) di Dio!

Coinvolgi la Comunità capi, create la vostra playlist del Servizio.

[Foto di Margherita Ganzerli]

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