di Nicola Catellani
Babbo Lupo gli insegnò l’arte sua, ed il significato di ogni cosa nella giungla, finché ogni fruscio fra l’erba, ogni alito d’aria nella notte calda, ogni nota del gufo sopra il suo capo, ogni graffiata d’unghia di pipistrello ebbero per lui proprio lo stesso significato che ha il lavoro d’ufficio per l’uomo d’affari.
“Cosa vuoi che me ne faccia di queste quattro lunghe cose?” domandò la Rana.
“Io credo che se ci sono a qualcosa debbono servire”, rispose Cocci, “Io penso che siano le tue zampe!”
Cosa può voler dire “scouting” in Branca L/C? Dov’è questo “atteggiamento di proiezione verso l’ignoto, animato dal gusto di esplorare che spinge ad andare oltre la frontiera”?
Le riflessioni della Branca di questi anni ci aiutano con cinque parole chiave: curiosità, comunità, adesione, protagonismo, negoziazione.
Curiosità
E’ un istinto che nasce dal desiderio di sapere qualcosa. Di scoprire cosa c’è oltre i limiti che ci circondano. E’ l’istinto che porta i bambini a intrufolarsi nel boschetto quando noi vorremmo che restassero nel prato a portata di vista. A scendere lungo il bordo di un fosso per muovere l’acqua con un ramo. A fare domande a sproposito e magari fuori luogo. E’ un istinto del bambino che siamo portati talvolta a soffocare, privilegiando le regole e l’attività che abbiamo preparato con tanta cura.
Ma senza curiosità, senza la voglia di scoprire cose nuove, lo spirito muore. E’ nostra responsabilità quindi strutturare un ambiente stimolante e accattivante, dove lasciare uno spazio significativo per il bambino. La Giungla e il Bosco sono “scrigni” pieni di tesori: non appiattiamoli presentando le solite cose anno dopo anno. Stimoliamo la nostra fantasia per stimolare la curiosità dei bambini!
Comunità
La comunità di Branco/Cerchio è il primo luogo in cui sviluppare la propria curiosità, ma anche in cui mettere in pratica le tre azioni principali dello scouting: osservare, dedurre e agire.
La comunità cambia e cresce con l’apporto del singolo, che osserva e che viene osservato, ed è luogo di osservazione degli altri. E’ specchio diretto del comportamento del singolo che nella comunità trova il confronto dinamico delle proprie scelte (riesco a vedere se mi comporto secondo la Legge per come la comunità reagisce nei miei confronti). Così la partecipazione alla comunità è stimolo e verifica continua del percorso individuale. Offre la possibilità di fare sintesi delle proprie esperienze.
La comunità ha linguaggi, gesti, segni, parole che incuriosiscono, intrigano e fanno nascere la voglia di entrare in volo nel Bosco o di correre in groppa a Bagheera nella Giungla, alla ricerca di come voler diventare grandi.
Adesione
E’ la conseguenza delle prime due parole. La curiosità porta me, bimbo, ad osservare questo gruppo di bambini che giocano ad essere Lupetti e Coccinelle, ad inserirmi nella loro comunità fatta di giochi, canti, attività, e in poco tempo deduco che mi piace o non mi piace stare lì, e agisco di conseguenza. Se mi piace, aderisco e pronuncio la mia Promessa. Il Branco/Cerchio è una comunità a cui chiedo di appartenere, di aderire ad un modo di fare e di essere che mi piace molto, e che si riempie di significati altri nel corso del tempo.
In questo modo il bambino decide di entrare in un mistero, di affidarsi e promettere. Chiede d’essere parte perché si diverte molto e sta bene con gli altri bambini e i vecchi lupi/coccinelle anziane.
Protagonismo
La proiezione verso l’ignoto, l’andare oltre la frontiera non possono essere delegati ad altri: sono io in prima persona che devo giocarmi in questa avventura.
Il bambino diventa così il primo attore della propria crescita, nello scoprire i propri limiti, protagonista per l’impegno e la responsabilità che si assume davanti alla comunità, una comunità che inizialmente ti osserva, ti aiuta e ti accompagna nella fase iniziale, verso i primi momenti dove puoi “metterti in mostra”. Comunità che ti porta al centro della scena, come Mowgli e gli altri cuccioli alla Rupe del Consiglio. Comunità che si “nutre” dell’impegno di tutti, nessuno escluso, che chiede a ciascuno di essere primo attore, dove ciascuno deve crescere per fare crescere tutti.
Nella Giungla, Mowgli non capisce cosa gli succede la sera del Consiglio: lui gioca con i sassi; viene accolto perché ci sono altri che si espongono per lui, che gli danno fiducia e che si rendono testimoni di un’appartenenza. E nel Bosco sono le altre coccinelle che gridano a Cocci “Sette punti neri: una coccinella!” e che le fanno scoprire il settimo punto nero.
Negoziazione
Se davvero lo scouting funziona, allora il risultato non può che essere uno solo: il bambino, che vive pienamente nel Branco/Cerchio, che è protagonista nella comunità, ha il potere (e anche il diritto e il dovere) d’intervenire su di essa. Ha osservato, ha dedotto, e ora agisce. In una comunità dove ci sono adulti e bambini che vivono un clima speciale, in cui c’è un’esperienza di incontro e confronto tra grandi e piccoli, tra chi accompagna e chi si sperimenta direttamente in un rapporto di parità di diritto e di dignità, viene riconosciuto potere al bambino di negoziare il percorso della propria crescita con l’adulto di cui si fida. Il potere di “dire la sua” quando assieme al capo avvista le prede/impegni della sua pista/sentiero, gli impegni per le specialità, quando partecipa al Consiglio della Rupe/Grande Quercia.
E così lo scouting si tramuta in autoeducazione, e pian piano il cucciolo d’uomo diventa Signore della giungla.
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