E’ lo scouting che fa la differenza

Non è uguale sentir parlare di servizio e averlo percepito nelle proprie braccia doloranti o nel proprio cuore commosso al termine di una giornata intensa “a sporcarsi le mani”: c’è differenza tra leggere di un avvenimento in un post di Facebook o aver incontrato qualcuno che lo ha vissuto e lo racconta con parole e sguardi… I rover e le scolte “imparano facendo” e “facendo”, esercitando la concretezza, rinnovano il desiderio intimo (a volte un po’ addormentato) di scoprire, sempre, cosa c’è un po’ più in là.

Lo scouting è proprio questo: essere proiettati verso una nuova frontiera, verso qualcosa che non si conosce ancora. La strada per gli R/S non è solo metafora, è reale e concreta esperienza di cammino per andare incontro a qualcosa di sconosciuto, sia esso un luogo, un incontro o “semplicemente” sé stessi. L’esperienza del cammino condiviso ci insegna ad apprezzare il ritmo lento dei passi, lento come l’osservazione attenta, la conoscenza profonda e il cambiamento vero, che non viaggiano ad alta velocità; ci spinge a cogliere ciò che è essenziale, ciò che per noi conta davvero, un sorso d’acqua ma anche un principio, un valore; ci costringe a non tradire il nostro obiettivo, a dimostrare perseveranza, forza di volontà e fedeltà. E’ scouting la strada, la route, il lavoro manuale (magari affinato a un laboratorio o a un campo di specializzazione), un hike… ma lo è anche un Capitolo, strumento potente per una Comunità R/S per una “conoscenza che permette di arrivare a giudizi di valori sui quali fondare scelte” e realizzare azioni “per lasciare il mondo migliore di come lo ha trovato” (Regolamento metodologico – art. 23 R/S).

Si tratta di esperienze concrete che risvegliano dal torpore, che stimolano la curiosità, che spingono a esplorare cosa sta un po’ più in là, esche entusiasmanti e coinvolgenti del nostro educare, per far maturare la capacità di vedere-giudicare-agire. Non a caso B.-P. sottolineava che “l’efficienza tecnica, la scienza dell’uomo dei boschi, i campi, le uscite, sono tutti mezzi, non il fine. […] lo scopo è formare dei giovani che crescano sani in un mondo insano e si dedichino al servizio attivo dell’amore e del dovere verso Dio e verso il prossimo” (Taccuino, p.266). Potremmo educare con molti altri strumenti; noi abbiamo scelto di farlo uscendo dalle sedi e privilegiando la vita all’aria aperta, stimolando l’acquisizione di competenze e tecniche che possano rendere il nostro servizio più valido, promuovendo una capacità di osservazione autentica della realtà, non fine a sé stessa ma orientata a un cammino continuo di maturazione personale e di miglioramento della realtà attorno a noi. Lo scouting è il clima, l’ambiente di vita della comunità R/S e, passo dopo passo, rover e scolte assaporano sempre più, nella propria quotidianità, che tutto questo non è solo un gioco avventuroso ma è uno stile di vita. I valori dell’uomo dei boschi di cui parlava B.-P.– l’umiltà, lo spirito di servizio, la capacità di badare a sé stessi, l’amore per la vita all’aria aperta… – non sono passati di moda! Anche le nostre città, oggi, hanno bisogno di essere abitate da uomini e donne animati da queste qualità: gli occhi, il cuore, i piedi degli uomini dei boschi possono ancora fare la differenza!

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