Lo scouting spirituale

[di padre roberto Del Riccio]

La Lectio divina è, prima di tutto, un metodo di lettura “orante” di un testo della Bibbia. Ciò significa che lo scopo della Lectio divina è di accostarsi ad un testo biblico per comprendere e fare mio il messaggio, che attraverso di esso Dio, padre di Gesù Cristo, desidera, nello suo Spirito, comunicare agli uomini. Di fronte a questa Parola di Dio l’uomo si pone da credente, coinvolgendosi con tutto se stesso, sia con tutta la sua capacità di comprensione intellettuale, sia con tutta la sua capacità di adesione affettiva, per poter rispondere al «Dio invisibile», che «parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con loro, per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé», come insegna il Concilio Vaticano II nel documento sulla Parola di Dio (Dei Verbum 2).

La Lectio divina, poi, è un metodo di lettura “strutturata” di un testo della Parola di Dio. Attraverso un vero e proprio itinerario scandito in tappe, partendo dall’ascolto della Parola, il credente giunge a dare la sua risposta a Dio che lo chiama ad una sequela e ad un servizio sempre più fondati su una profonda comunione affettiva con lui. La struttura più semplice e conosciuta da secoli è quella individuata nel XII secolo da Guigo il Certosino, che indica quattro tappe successive: la lectio, la meditatio, l’oratio e la contemplatio.

Nella lectio si tratta di capire cosa il testo “dice in sé”, avendo cura di metterne in evidenza gli elementi: i verbi che indicano le azioni (nascondersi, …), i soggetti che le compiono (il sole, …), gli indicatori di spazio (dietro la montagna) e di tempo (subito, al tramonto, …), … Per questa tappa può essere utile usare un testo su cui si possano sottolineare o segnare le parole o le espressioni, se questo può aiutare. Per i testi narrativi può servire il metodo proposto da Sant’Ignazio di Loyola nei suoi Esercizi Spirituali: “guardare” chi o cosa sono i personaggi; “osservare” cosa fanno; “ascoltare” cosa dicono. Fondamentale in questa fase è, inoltre, collocare il singolo brano nell’insieme del testo in cui è inserito, comprendendolo con l’aiuto sia dei brani precedenti e seguenti del libro al quale appartiene, sia della Bibbia nel suo complesso. È la tappa che richiede più tempo e in cui si svolge un “lavoro” di tipo intellettuale, simile allo studio.

Nella meditatio si utilizza la comprensione del testo acquisita con la lectio, ciò che il testo “dice in sé”, per cogliere cosa questo “contenuto” dice a me oggi. Si tratta di scoprire un “messaggio del testo per me”, rispondendo alle domande: «Quali valori mi interpellano tra quelli che stanno dietro alle azioni e alle parole dei personaggi? Quale “parola” significativa per la situazione che oggi sto vivendo il testo mi propone come parola del Dio vivente? ».

Nell’oratio al messaggio di Dio per me rispondo con la mia adesione personale, che esprimo, parlando a Dio come un amico parla ad un amico: o ringraziando o domandando perdono o chiedendo qualcosa per me o per altri.

Nella contemplatio le parole nelle quali ho riconosciuto il messaggio di Dio per me diventano come un “boccone saporito” da masticare lentamente, assaporandolo con piacere, per sentire e gustare in esso la bontà stessa di Dio per me: è ciò che si definisce consolazione spirituale.

La Lectio divina, infine, è un metodo che trova la sua attuazione oltre la preghiera, in tutte quelle scelte, grandi o piccole, che il messaggio di Dio per me e la sua consolazione mi inducono a operare nella mia vita ordinaria: l’actio.

La Lectio divina, dunque, corrisponde con le sue quattro tappe (lectio, meditatio, oratio e contemplatio) ai momenti dell’osservare e del dedurre, ai quali nell’actio segue il momento dell’agire: un vero e proprio “scouting spirituale”.

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