«Com’è importante sognare insieme!
[…] Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme». Fratelli Tutti, l’ultima enciclica di Francesco (firmata lo scorso 3 ottobre), attacca parlando a un mondo in cui è «evidente l’incapacità di agire insieme… negando la realtà». Ma non c’è spazio per lo sconforto, la riscossa parte proprio dalla dimensione del Sogno e il Sogno di Francesco non è una utopia irrealizzabile ma «un progetto con grandi obiettivi per lo sviluppo di tutta l’umanità». Non un «delirio» ma l’atto razionale di una comunità di prossimi che deve evolversi dall’essere una comunità di soci – a cui si è ridotta ingannata dal neoliberismo economico -, e in cui il singolo può aspirare al più a essere funzionale a «determinati interessi». La parabola del Buon samaritano, dice Francesco, ricorda la concretezza di questo Sogno in cui gli altri diventano noi. Il Buon samaritano non agisce da solo. Non agisce da santo ma da prossimo. Si affida ad altri (la locanda) per portare avanti la scelta di vivere diversamente dai viandanti e dai banditi.
Per raccontare l’utopia concreta di un mondo unito, Francesco ricorre a citazioni e immagini che provengono anche dalle tradizioni ebraiche, cita più volte il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, il fratello Bartolomeo, il Patriarca ortodosso. Come dire: Fratelli tutti riguarda innanzitutto la Chiesa, le religioni, non è un progetto per il futuro, ma è per adesso, subito. Inoltre: se nella Laudato si’ il Papa aveva proposto la prospettiva dell’ecologia integrale, dove ambiente e giustizia sociale sono fortemente connessi e interdipendenti, in questa enciclica pare tracciare un’altra connessione forte: tra fratellanza, amicizia sociale e fede, collegando terra e cielo nello stesso progetto di amore. «Il culto a Dio, sincero e umile, “porta non alla discriminazione, all’odio e alla violenza, ma al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti” (1 Gv 4,8)».
Cari capi: viandanti, banditi, vittime e buoni samaritani lo siamo stati tutti. Alla prossima riunione di Comunità capi ricordiamoci che siamo lì anche per generare un mondo aperto, fondato sulla trasmissione di valori in assenza dei quali prevarranno egoismo, violenza e corruzione, «una vita chiusa a ogni trascendenza e trincerata negli interessi individuali». L’Umanità si è evoluta e ha prosperato come comunità: se rinunciamo alla fraternità andremo incontro a un futuro di continue crisi, anche più gravi della pandemia. L’alternativa? Costruire un noi, che abiti la Terra.
[Foto di Laura Bellomi]
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