Crescere, che Avventura!

di Silvana Cremaschi

Neuropsichiatra infantile già Incaricata nazionale Branca E/G

Squadriglia, gioco, impresa, competenza… sono tanti gli strumenti per ri-fare amicizia con un corpo che cambia


Il bambino, la bambina, sono “belli” per definizione, biondi o mori, cicciottelli o esili, alti o bassi, mantengono l’aspetto del cucciolo (occhi grandi, fronte alta, colorito più chiaro dell’adulto, arti corti e paffutelli…), hanno l’aspetto che l’etologia ci spiega essere proprio dei piccoli della specie; aspetto capace di indurre nell’adulto un istintivo senso di protezione. E’ un corpo di cui è facile essere amici, in cui ci si sente bene, a proprio agio. Ma ad un certo punto questo corpo cambia, diviene “altro da me”, non è più “sintonico”, cioè corrispondente al sentimento di sé, all’immagine, ai vissuti del bambino/a ragazzino/a. La crescita avviene spesso in modo non sincronizzato: nei maschietti la voce cambia, diventa ora stridula ora profonda, difficile da controllare; gli arti si allungano, i baffi crescono presto o tardi rispetto a quelli dei compagni di scuola, a volte quando ancora l’aspetto è quello del cucciolo; nelle femmine la comparsa del seno, precoce o tardiva rispetto alle attese e ai tempi delle “altre”, crea una modificazione dell’immagine corporea con cui bisogna ri-fare amicizia.

Inoltre sempre più precocemente i bambini/e sono posti di fronte ad un’immagine di adolescenza sullo stile dei filmetti americani in cui gli adolescenti sono dipinti biondi, alti, slanciati, con un corpo già formato… Ma nella realtà non è così, i bambini/e crescono per “turgor e proceritas” cioè per un po’ acquisiscono peso e solo poi hanno uno slancio in altezza; in particolare in adolescenza lo “spot puberale”in cui l’altezza può aumentare di 10-15 cm in pochi mesi è preceduto da un fisiologico aumento di peso di cui nessuno parla prima ai ragazzi/e come di un evento normale e che giunge pertanto inaspettato e rischia di acuire i sentimenti di inadeguatezza o di “colpa”.

Gli studi di fisiologia ci spiegano che le modificazioni corporee puberali avvengono quando il peso e l’altezza raggiungono l’equilibrio necessario affinché la ragazzina sia fisicamente idonea a procreare e affinché il ragazzino raggiunga l’apice delle potenzialità di forza. Ma questo avviene ad età sempre più precoci perché il benessere ha portato nel corso dei secoli ad un aumento precoce dell’altezza media e del peso dei bambini e quindi questo rapporto si è raggiunto progressivamente in età inferiori. I vostri bisnonni entravano in pubertà verso i 17 anni, i vostri genitori verso i 15, voi giovani adulti a 13, i bambini di oggi a 9-10 anni. Capita quindi che lo sviluppo fisico e la comparsa dei caratteri sessuali secondari avvengano prima che il ragazzo/a abbia raggiunto un pari livello di maturazione sul piano dello sviluppo emotivo, relazionale, cognitivo.

Come possono reagire i ragazzi di fronte ai cambiamenti corporei dell’adolescenza?

Le reazioni possono essere diverse, serene o ansiose, accettanti o di rifiuto e di ambivalenza rispetto ai cambiamenti corporei. C’è bisogno di tempo, di un tempo in cui ricominciare a conoscersi, a confrontarsi con gli altri ragazzi in carne e ossa e non solo con i modelli teorici presentati dai media. I modelli della moda propongono uno stile di abbigliamento già per i bambini/e, e poi per i ragazzi/e, adatto (forse) ad età maggiori, uno stile che mette in mostra il corpo, espone allo sguardo e al giudizio dell’altro parti di sé che ancora non si conoscono bene, con cui non si è ancora fatto pace. Questo può portare ad acuire le reazioni; qualcuno cerca di negare l’imbarazzo e assume comportamenti apparentemente disinvolti o addirittura esagerati nel mettere in mostra il corpo, nell’assumere atteggiamenti “da vamp”, altri tendono a chiudersi, ad assumere posture curve (che tentano di nascondere il seno?), qualcuno/a si nasconde mettendo su peso, come se cercasse una corazza che difende da sguardi indiscreti, altri/e non escono di casa se non si sono controllati allo specchio, riguardati, truccati e protetti dietro un’immagine così rigidamente rispondente agli standard ipotizzati come perfetti… il corpo così come è è difficile da portare in giro, da esporre a sguardi indiscreti.

Per altro questi cambiamenti corporei avvengono in una fase in cui anche a livello cognitivo e relazionale, nel rapporto tra dipendenza e autonomia, si verificano grandi cambiamenti; i ragazzi incominciano a pensare con la propria testa, a mettere in discussione quanto affermato dagli adulti, genitori e/o insegnanti; possono essere entusiasti di queste nuove competenze ma allo stesso tempo spaventati e più soli. Possono sentirsi diversi, non più parte di un mondo rassicurante in cui gli adulti avevano le risposte giuste ai problemi; e possono reagire utilizzando con orgoglio le nuove competenze o isolandosi, sentendosi lontani dal resto del mondo che invece pare compatto e sicuro. Se gli adulti non sono più il termine di paragone e la soluzione dei problemi, allora il gruppo dei coetanei diviene il luogo in cui riconoscersi simili, parte di una comunità, forti perché appartenenti a qualcuno e a qualcosa. Il gruppo diviene il luogo che dà forza, identità, coraggio anche nella individuazione, nella differenziazione/contrapposizione con il mondo degli adulti (tutti i miei compagni fanno così’, ci dicono i ragazzi quando vogliono cambiare qualche regola familiare). Ma il gruppo è anche il luogo del confronto, il luogo in cui per sentirsi sicuri bisogna essere “uguali”, vicini, non criticabili, inattaccabili. Il gruppo diviene il luogo in cui ci si riconosce, ci si veste dello stesso vestito, si parla la stessa lingua, si condividono sogni, pensieri, desideri, o si adottano sogni pensieri desideri comuni in cui riconoscersi; a volte per sentirsi gruppo si ha bisogno di creare un nemico comune contro cui aggregarsi, fare corpo, sentirsi forti.

Un altro aspetto importante in adolescenza, che facilita il rapporto con il proprio corpo, è il movimento, l’attività fisica. Proprio perché il corpo cambia, è in parte sconosciuto ed estraneo, è importante fare conoscenza con lui “mettendolo in funzione”, come strumento che permette di fare delle cose, che dà piacere, che fa sentire competenti e forti. Allora il corpo può essere più o meno rispondente ai canoni ritenuti socialmente performanti, ma ha valore per quello che fa e che mi permette di vivere, e non solo come biglietto da visita sul piano estetico. Il movimento inoltre libera endorfine, cioè mette in circolo sostanze che aumentano la sensazione di benessere. Il movimento fatto insieme con altri aumenta il senso di benessere collettivo, l’appartenenza al gruppo, la condivisione di emozioni positive.

Unità parallele

I reparti paralleli sono una possibile scelta educativa per offrire una risposta al bisogno di una spinta più forte nella direzione della formazione dell’identità di genere. Obiettivi educativi comuni ma programmi diversi e specifici consentono di tenere in considerazione aspetti evolutivi e tempi di maturazione estremamente diversi durante l’adolescenza tra maschi e femmine; i momenti di vita separati favoriscono l’identificazione sessuale, quelli comuni e mirati garantiscono le ricchezze proprie della coeducazione. Per approfondire: Regolamento metodologico, art. 11 e art.12.

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