Creativi si nasce?

Lucio Costantini ci regala una riflessione sullo scautismo visto come ricchezza di opportunità, di stimoli e di contesti che possono favorire l’emergere del pensiero creativo

Prendete in mano un oggetto qualsiasi; una forchetta ad esempio. Guardatela. Dopo averla guardata… osservatela: osservare è un gradino più su del semplice guardare.

Se non riuscite a pensare ad altro che alla funzione che ha comunemente siete schiavi della cosiddetta “fissità funzionale”, cioè l’incapacità di attribuire agli oggetti una funzione nuova, diversa rispetto all’usuale. Ovviamente il concetto di fissità funzionale si può tranquillamente estendere al modo di pensare, di riflettere, di usare l’immaginazione, spesso stereotipato; la nostra è una società fortemente omologante: nei gusti, negli orientamenti, nei pensieri.

Tanto per fare un esempio, la televisione non agevola la formazione, la liberazione di un pensiero “altro”. Anche se il sostantivo creatività ha in sé una sorta di indeterminatezza, la persona creativa può essere descritta dalla presenza di autostima, sensibilità elevata, molteplici interessi, apertura mentale, spontaneità, intuizione e innovazione. In una parola dalla bellezza. Non che le ricerche rilevino collegamenti necessari tra creatività ed intelligenza, pur tuttavia un certo grado di intelligenza è necessario per l’esecuzione di attività creative.

Sembra comparire piuttosto presto, è facile coglierla nel gioco del bambino. Intorno ai nove, dieci anni, pare che la creatività scemi per riemergere, potenzialmente, nell’adolescenza. In tale periodo adulti mossi da precise intenzionalità educative potrebbero ricavare molto dagli educandi in termini di produttività, contribuendo inoltre a potenziarne i tratti della personalità rendendoli maggiormente consapevoli delle loro risorse. Ma la nostra scuola ha delle attese in ordine allo sviluppo della creatività negli alunni?

Non sembra a guardare una scuola intrappolata da programmi pianificati che non tengono conto della singolarità, originalità di ogni ragazzo, come invece fa (o dovrebbe fare) lo scautismo, la cui azione educativa è centrata sul singolo individuo. Dovremmo quindi chiederci se il pensiero verticale o convergente (che implica un procedere passo dopo passo), al quale viene data ampia importanza nella fascia della scuola dell’obbligo, sia almeno in parte responsabile dell’assopimento della creatività. Il pensiero laterale, o divergente, è invece figlio dell’intuizione ed è imparentato con lo humour.

Ovviamente non si deve pensare che il pensiero verticale sia inutile, né che il pensiero laterale sia l’unico valido. Sono entrambi necessari e complementari. Il pensiero verticale è selettivo, quello laterale è produttivo. Sostate un momento e cercate di trasferire questa riflessione in campo educativo. Lo scautismo è ricco di stimoli, di opportunità e di contesti che possono favorire l’emergere del pensiero creativo. Il guaio è che non di rado si tende a relegarla al mero ambito ricreativo, o distensivo, mentre degli educatori sensibili e accorti potrebbero contribuire alla crescita globale dei bambini e dei ragazzi se fossero più consapevoli del valore formativo e strumentale di queste tecniche.

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