Conservare, aggiustare, sognare e reinventare
Guardo le mani di Pietro che si muovono incerte ma volenterose nell’intrecciare assi e bloccarle con una cima; ogni tanto alza lo sguardo verso il cielo e sorride pensando già a come potrà varare la sua pseudo-zattera sul mare. Gli sono bastate 3 parole: campo, mare, avventura per mettere in moto il sogno di attività ideale. Ha fatto uno schizzo, ha pazientemente controllato il contenuto della cassetta degli attrezzi di reparto, ha detto alla squadriglia di procurare assi o pallets, di prendere tutte le taniche presenti in sede, di portarsi una corda per ciascuno e il campo per la squadriglia Aironi era pronto! Mancava solo una cosa: lo sguardo spalancato verso il mare, ansioso di buttarcisi dentro, quasi sognante fino a che non si è sentito il rumore del primo schizzo generato dall’impatto della zattera sul filo dell’acqua. Ora ci eravamo quasi! Gli occhi di Pietro dividono il loro tempo tra realtà, dedizione ai nodi, intreccio sicuro e orizzonte lontano, sapore di certo divertimento, ansia di lanciarsi nella natura. C’è una differenza tra saper fare le cose e desiderare di fare le cose, questo rende lo scout un competente per amore e non per sola necessità. Il sapere nella nostra educazione assume la forma di un sapere per essere e non un sapere per fare, deve passare attraverso una continua curiosità e una raffica di perché, deve sostenersi con la temperanza, la forza di volontà e la responsabilità di chi sogna e vuole realizzare il sogno. Pietro sa che non può improvvisare: è un caposquadriglia, ha imparato la tecnica dei nodi, ha imparato a scegliere i materiali ma soprattutto, con la sua piccola esperienza di scautismo, ha scelto consapevolmente di non comprare un kayak gonfiabile o una tavola galleggiante già tagliata perché l’avventura non sarebbe stata la stessa se non corredata del suo saper fare e del suo voler riuscire. Le mani abili nello scoutismo non sono le mani di chi è perfetto in ogni tecnica o situazione ma quelle di chi vuole sempre imparare, cercare una soluzione, applicare le sue abilità anche nella vita di ogni giorno (quanta soddisfazione quando mettiamo la testa nella lavatrice e capiamo che va solo cambiato il tubo di scarico o quando pittiamo da soli le pareti di casa!). Le mani di Pietro, o di Luca o di Goffri sono quelle che guidiamo nella formazione del carattere non attraverso salti per grandi imprese ma attraverso piccoli passi di riconoscimento delle proprie capacità e dei propri limiti e di rispetto del mondo intorno a noi. Mani abili significa infatti anche saper riparare, riutilizzare…Le nostre sedi sono spesso stanze magiche, ricolme di oggetti smarriti e in attesa di una nuova storia di riuso, sono luoghi misteriosi in cui si trova sempre ciò che serve e tutto può prendere una nuova veste. Chissà quante guide avrete visto indossare con vanità vecchi vestiti impolverati per il fuoco di animazione, cose che non avrebbero neanche toccato con due dita fuori dal campo! Ci siamo mai chiesti che forte impatto educativo ha questa esperienza per i nostri ragazzi? Don Tonino Bello, interpellato nel dicembre dell’87 ad Assisi sul tema Catturati dall’effimero, scriveva una splendida lettera a San Giuseppe: “Vedi Giuseppe. In questi pochi minuti dacché sto parlando con te, sono già entrati nella bottega un bambino in lacrime con la ruzzola a cui rifare l’asse, una vecchietta con la scranna da impagliare di nuovo, un contadino col mastello a cui si è infracidita una doga, un carrettiere col mozzo della ruota che si è sgranato dai raggi. Da noi, non si usa più. Quando un oggetto si è anche leggermente incrinato nella sua funzionalità, lo si mette da parte senza appello. Del resto, se nelle viscere non racchiude un’anima di amore, per quale scopo accanirsi nel ridare la vita a un corpo già nato cadavere? La nostra la chiamano la civiltà dell’usa e getta”.
In una quotidianità in cui i ragazzi vengono guidati alla sostituzione di tutto al primo segnale di non efficace funzionamento, noi proponiamo il valore del conservare, del prendere tempo, del reinventarsi un uso delle cose. Quando viviamo lo scouting nelle nostre attività, guardiamo i nostri ragazzi e chiediamoci sempre: li educhiamo a essere perfetti o perfettibili? Prestanti o felici? Laboriosi ed economi oppure … Le mani in continuo movimento di Pietro mentre sognano non possono che essere carezza.
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