Come stai? Più che una domanda trabocchetto, di questi tempi, è una domanda a cui è difficilissimo rispondere con precisione.
Come stiamo? Il punto di B.-P. inizia con la parola Salute. Se paragonassimo la nostra situazione attuale con quella di cent’anni, fa stiamo benissimo eh: aspettativa di vita incrementata, vaccini, antibiotici, alimentazione (più che) sufficiente, apparecchi per i denti, occhiali, aria pura, acqua potabile (sì, una città media italiana del 2022 è meno inquinata della Londra del 1907) e servizi igienici in ogni casa.
Dovremmo stare benissimo, no? Ma… quali sono i parametri per rispondere a come stai? Con il tasso di colesterolo? Con la misura del girovita? Con il tempo che impieghiamo a correre i 100 metri piani?
Dopo due anni di pandemia e una guerra alle porte di casa Europa, i valori delle analisi del sangue non sono più sufficienti. Perché, cari capi, non è solo della nostra salute fisica che dobbiamo occuparci. Come stanno i nostri ragazzi? Sia quelli che superano per primi il percorso Hebert che quelli (testimone diretto) che si arrampicano su un albero in lacrime per un piccolo intoppo in squadriglia. Pochi giorni fa una coccinella del Cda ha fatto meta a scoutball sfuggendo a rover e lupetti ma, quando le ho fatto vedere il reparto giocare un prato più in là dicendole: «L’anno prossimo ti tocca quel campo». Mi ha risposto: «Se saremo vivi».
Come sta quella coccinella? Sicuramente in gran forma fisica, ma sta bene? Lockdown, quarantene, covid e long covid. Palestre chiuse, sport in malora. Socialità a zero. E poi la guerra, che non subiamo direttamente ma che per molti aspetti ci colpisce intimamente.
Rassegnamoci: non solo è arrivato il momento di includere tra i nostri parametri la salute mentale e il disagio psicologico. Ma è anche arrivato il momento di andare oltre le malattie più o meno gravi che possiamo incontrare nel nostro servizio di capi in cui siamo, tendenzialmente piuttosto attenti.
L’eccezione della malattia nelle nostre unità è un concetto obsoleto. Il nostro ambiente è malato, l’umanità europea è affetta da una recrudescenza di violenza che la lunga pace mi aveva illuso essere ormai debellata.
Chi di noi può affermare di essere completamente sano? Chi di noi può essere sicuro di come stiano veramente dei ragazzi che incontriamo qualche ora a settimana? E se quel ragazzo che ha smesso di venire agli scout non lo ha fatto perché ha preferito pianoforte o pallacanestro ma perché non è riuscito a superare il trauma di questi ultimi, terribili, avvenimenti? Siamo capaci di relazionarci con le famiglie in maniera da essere supporto e non incombenza?
Sono fiducioso che le nostre Comunità capi siano in grado di fornire strumenti e risposte anche facendosi aiutare da specialisti esterni se necessario. Sono fiducioso che la nostra associazione sia capace di adattarsi alle nuove e impreviste sfide di questi turbolenti anni ‘20. Purché siano riconosciute come tali e non semplicemente elencate in una riga in più nel Progetto educativo.
@angelorgiordano
[Foto di Andrea Pellegrini]
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