Coeducazione

[di Francesco  Zona e Alessandra Baldi, Pattuglia Nazionale LC – con Misa Ermini, psicologa psicoterapeuta]

Akela questo gioco non lo possiamo fare.
Perché, Mario?
Perché ci sono pure le sorelline.
E quindi?
E quindi se, per sbaglio, correndo le spingo? Non posso fargli male, Akela.
E ai fratellini si, invece?!
Eh si, quelli so’ maschi, come me!

Mario, nove anni, mi aveva appena illustrato il suo punto di vista sulla differenza di genere, insegnandomi che anche a quell’età il pensiero di genere è formato, non compiuto, certo, ma presente nell’orizzonte in continua evoluzione dei nostri bambini.

Nell’incontro con l’altro sesso i bambini sono portati naturalmente all’acquisizione di una serena coscienza di sé, sulla strada che li porterà a realizzare il loro modo, unico e personale, di essere Uomini e Donne. E questa consapevolezza è il presupposto essenziale per lo sviluppo di un corretto senso della relazionalità, dell’accettazione dell’altro e della valorizzazione delle diversità che esso porta.

E’ questo un movimento spesso purtroppo contrario alle sollecitazioni degli ambienti esterni, che offrono modelli di socialità omologanti e avvilenti le differenze (penso al mondo dei social media, ad esempio).
La proposta scout, nella sua semplicità, quando fa giocare e interagire maschi e femmine, crea i presupposti per un corretto sviluppo della dimensione sessuale e relazionale, che avrà le sue stagioni forti in adolescenza, certo, ma che assolutamente è già presente in età LC.

Per essere allora efficaci non dobbiamo dimenticarci dell’intenzionalità delle nostre proposte, avendo come orizzonte la globalità della crescita dei bambini, che include la dimensione relazionale legata all’identità di genere (che ha già i connotati sessuali, forse non del tutto quelli genitali) e affettiva.
Tutto ciò ha una gradualità: necessaria è la scoperta di sé stessi, successiva è la scoperta dell’altro e il tentativo di costruire una relazione con l’altro appena scoperto. Questo farà sì io ritorni con una nuova immagine di me, piena e consapevole perché arricchita dal confronto, tale da poter vivere una relazione autentica, paritaria, costruttiva e positiva con gli altri. Il tutto rispettando i tempi e la libertà del bambino, che saprà scegliere tra le occasioni offerte e cogliere in queste quanto nella sua disponibilità.

E fin qui la teoria fila ma, nella pratica quotidiana, come si attua tutto questo in Branco e in Cerchio?
Possiamo individuare alcune “attenzioni educative” da tener presenti in branca LC:

• Priorità dell’identificazione personale
• Privilegiare lo “star bene” del bambino e della bambina
• Attenzione al linguaggio e alle sue formule organizzative e di pensiero
• Attenzione all’emotività, alla sensibilità e all’affettività del bambino e della bambina
• Attenzione alla caratteristica sessuale delle relazione tra capo e bambini
• Necessità di un luogo di confronto comunitario e sereno
• Accompagnamento dei bambini al cambiamento preadolescenziale

Abbiamo chiesto a Misa Ermini, già responsabile regionale della Toscana, pediatra e psicoterapeuta, che per l’AGESCI ha condotto già 20 anni fa riflessioni importanti su questo tema, se tali attenzioni sono ancora attuali e quali sfide nuove vengono poste al mondo dell’educazione dalla società di oggi.

“Un dato di fatto è il contesto in cui operiamo è cambiato. Da questo non ne deriva uno stravolgimento delle impostazioni di fondo dei valori della coeducazione, ma bensì la necessità di usare delle “leve” con intensità diversa rispetto a prima.
Ad esempio, ritengo che l’approccio destrutturante rispetto alla “ruolizzazione” tra maschile e femminile sia un tema passato in secondo piano, mentre al contempo tanta più attenzione è da dedicarsi alla coeducazione come occasione per educare alla diversità, all’accoglienza, al rispetto.

Sicuramente grande rilevanza ha oggi il tema dell’anticipazione della pre-adolescenza, non solo dal punto di vista organico (migliore alimentazione, condizioni più salutari) ma anche e soprattutto dal punto di vista delle sollecitazioni a cui i nostri bambini/ragazzi sono sottoposti (penso ai media, ai social network).
Questa situazione impone una maggiore attenzione dei capi all’età di CdA, dove forse non serve tanto mettere insieme maschi e femmine a lavorare, quanto pensare ad attività di genere per aiutarli a scoprire il proprio corpo, a riconoscere i segnali destabilizzanti della fase di cambiamento che stanno vivendo, ad educarli al rispetto di sé, all’accettazione serena di quel che si è e si sta diventando, al rispetto dell’altro.

Anche per i capi, oggi più che mai, non si deve dar per scontato che la conduzione di un’unità insieme, uomini e donne, ha un forte valore di esempio per i nostri bambini, oltre ad essere occasione di crescita per i capi stessi.

Coerentemente con la prospettiva cristiana, dovremo sforzarci nelle nostre attività di stimolare sempre la voglia di scoprire serenamente, nel confronto, nella relazione con i capi, nell’accettazione di me e dell’altro, la bellezza della propria identità, anche sessuale, per vivere con libertà l’essere Uomo e Donna”.

Piccola bibliografia scout sul tema:
– “Ripensando la coeducazione in Branca LC, vent’anni dopo”, Agesci Branca LC – Commissione quadri, 1995;
– “Atti commissione Coeducazione”, CG Bracciano 1994;
– “La coeducazione è una cosa seria!”, Don Aldo Bertinetti, Agesci forum LC 1995;
– “Non è solo stare insieme”, Centro Documentazione Agesci, 2010;
– “Educazione all’amore, coeducazione e costruzione dell’attività di genere attraverso il metodo scout”, Stefano Costa, 2010.
– “Orientamenti guida del magistero ecclesiastico in materia di educazione alla sessualità e all’affettività”, fr. Alessandro Salucci, 2010. –
– “La coeducazione”, Quaderni di Proposta Educativa n.0.2004
– “La coeducazione”, RS Servire n.4, 1998.
– “Identità di genere e metodo scout: la coeducazione”, Nuova Fiordaliso, 1994
– “Educare all’amore”, Roberto Lorenzini, Nuova editrice Fiordaliso, 1993
– “Tutto tutti insieme. Appunti sulla coeducazione in Branca LC”, Agesci Banca LC Emilia Romagna, 2011.

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