Noi scout stiamo spesso in cerchio: non c’è riunione, uscita, campo nei quali, almeno una volta, non si componga la figura geometrica senza angoli né spigoli. Ci piace. Fa comunità, unisce, coinvolge tutti alla pari, capi e ragazzi, invita alla condivisione, al gioco. E chi rimane fuori? Pensiamo mai a chi vede i nostri cerchi dall’esterno? Al fatto che, forse, si possa sentire escluso? A volte, allora, è necessario aprire questi cerchi per poter accogliere i ragazzi del paese di montagna dove stiamo vivendo il campo di reparto, i giovani che arrivano da lontano o gli adulti e gli anziani senza fissa dimora.
Molti gruppi, molte unità già lo fanno (qui sotto solo qualche esempio). E lanciano il cuore oltre i mille ostacoli della complessa realtà nella quale siamo immersi: «Scegliamo di accogliere perché lo facciamo da sempre», sembrano dirci in coro. Non è un caso che questa frase, lapidaria e vera, sia l’incipit del documento AGESCI «La scelta di accogliere», che raccontiamo in questo numero di Proposta educativa.
Ecco, dunque, alcune tra le tante buone pratiche che continuano a fiorire nella nostra associazione, cerchi che si aprono, pronti a includere i più piccoli, gli ultimi, chi ha bisogno d’aiuto o anche solo di un po’ d’amore.
Marghera 1
Marghera è il quartiere popolare di Mestre (Ve) un tempo abitato dalle famiglie degli operai del Petrolchimico. La comunità civile è da sempre in prima linea per far fronte a fragilità di volta in volta diverse, alle quali, negli ultimi anni, si è aggiunta anche quella dell’integrazione delle comunità straniere che nel tempo si sono stabilite nel suo territorio.
Come coinvolgere i rover e le scolte in percorsi di prossimità attraverso il servizio, che diventa anche azione politica? Il gruppo ha deciso di impegnarsi nell’accoglienza di bambini stranieri e il clan si è impegnato nel progetto “Casa di Amadou”: un’esperienza di convivenza, socializzazione e convivialità con alcuni rifugiati in attesa di riconoscimento. Un tentativo di farli sentire a casa, fra amici, condividendo attività semplici: giocare, cucinare, chiacchierare. Ma i fronti dell’accoglienza sono molteplici: la “Colazione della domenica” nella parrocchia della Resurrezione è uno dei più riusciti. È un momento speciale in cui capi e R/S si siedono a tavola assieme ai senza fissa dimora, gli servono caffè e biscotti, comunicano, li conoscono, percepiscono altri bisogni ai quali poi provano a dare un seguito.
Caserta 2 e Capodrise 1
La necessità di raggiungere persone che normalmente non incrociano i gruppi scout, anche quelle più distratte e distanti da certi problemi, è la molla che ha fatto scattare l’idea del Caserta 2: un museo all’aperto, per raccogliere le storie dei migranti, uno spazio d’incontro, di esperienza, ma soprattutto di celebrazione più che di commemorazione. Un luogo per incrociare moltissime realtà sociali, le scuole, l’amministrazione comunale. E oggi, con il Capodrise 1 e la cooperativa Marco Polo, il gruppo di Caserta gestisce “Casa Nogaro”, bene confiscato alla criminalità organizzata, luogo di accoglienza e di educazione alla pace e alla giustizia. La Casa ospita il museo sulle migrazioni, un laboratorio di educazione alle emergenze ambientali, una piccola biblioteca sui temi del disarmo e della nonviolenza. Il clan del Caserta 2 ha una storia recente fatta di impegno di scelte forti, di relazioni profonde e di azioni concrete. Tra le altre citiamo lo sportello di assistenza per richiedenti asilo, un doposcuola dedicato ai figli delle donne vittime di tratta, la partecipazione al laboratorio “Ebano”, dove gli scout aiutano i rifugiati a lavorare il legno per realizzare oggetti religiosi, bomboniere, souvenir.
Zona Pistoia
Da un’azione di coraggio del clan del Pistoia 1, realizzata per la Route nazionale R/S del 2014, è nato il progetto condiviso da tutti i clan della Zona: un presidio nelle aree della prostituzione, assicurato ogni mese, con percorsi prestabiliti e metodi collaudati. Le scolte sono sempre il primo contatto: scendono dall’auto, offrono alle donne un fiore e provano a scambiare qualche parola. A volte si supera la diffidenza, le ragazze prendono qualcosa da mangiare e il bigliettino con il numero di telefono di un centro anti-sfruttamento. L’esperienza dei presìdi su strada si è allargata da Pistoia a Montecatini: «Il sabato notte, quando le strade della provinciale pullulano di ragazze – raccontano rover e scolte – ci ritroviamo in una zona di periferia e, dopo esserci divisi in gruppi di tre-quattro persone per auto, ci avviciniamo alle ragazze cercando di non spaventarle, offriamo una bottiglietta d’acqua, un cioccolatino, un tè nella stagione più fredda, oltre a orecchie pronte ad ascoltarle e voce per dare loro conforto».
Reggio Calabria 7
Nel giorno in cui si celebrava il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, Jyrki Katainen, allora vicepresidente della Commissione europea, consegnava i premi assegnati da Wosm Europa a tre progetti di buone pratiche. Tra questi, il progetto “Xenia” del Reggio Calabria 7, un’azione concreta orientata alla difesa dei diritti dei ragazzi, migranti e rifugiati, che attraverso una rete di associazioni locali predispone la loro accoglienza in famiglia, evitando il trasferimento in altre strutture del territorio nazionale. Un tentativo di tutelare fino in fondo il diritto a proseguire gli studi e a inserirsi nel contesto sociale.
Reggio Calabria 15
Il Reggio Calabria 15 ha trasformato un bene confiscato alla ‘Ndrangheta in una realtà di promozione umana, accogliente e stimolante. Oltre alle attività scout il gruppo offre alla cittadinanza una sala cineforum e una biblioteca con oltre 2.000 libri. Assieme a un coordinamento diocesano, il clan ha partecipato nel 2016 alle operazioni di primo soccorso ai migranti nel porto di Reggio e ha organizzato attività di animazione in una struttura di primissima accoglienza. Alcuni Capi, assieme a rover, scolte e altri volontari hanno gestito anche una scuola di italiano per stranieri.
[Foto di Giulia Jachemet]
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