Abitare le frontiere nel coraggio di (farsi) accogliere

Da Brescia a Catanzaro, passando per Marghera: tre storie diverse, con tradizioni e culture differenti. Tre territori lontani geograficamente, accomunati da qualcosa che negli anni ci ha resi tanto vicini quasi da sfiorarci sul campo dei sogni educativi e delle attenzioni verso l’altro. È una parte della storia dei gruppi di Brescia 14, Catanzaro 4, Marghera 1, che, nel tempo, hanno lavorato inconsapevolmente in un’unica direzione: l’accoglienza, l’accompagnamento e l’educazione nelle proprie comunità di ragazze e ragazzi di altre religioni. Con il cuore, la passione, il metodo, abbiamo osservato i nostri territori, spesso poveri di agenzie educative e ricchi di disagi sociali diffusi, rendendo “casa” le nostre sedi per chiunque avesse bisogno prima di tutto d’amore, e poi del resto.


Perché abbiamo accolto. Dalla condivisione delle sfide educative sull’accoglienza incondizionata nei gruppi, sono nate diverse opportunità che in ciascuna realtà hanno saputo adattarsi ai rispettivi bisogni. Per esempio, a Catanzaro si è partiti da una proposta animativa e poi sempre più propriamente educativa scout nelle varie fasce d’età; a Marghera dall’apertura ai bimbi e bimbe del Branco; a Brescia dalla scelta della Co.Ca. di sposare un territorio per offrire un’opportunità educativa ai bambini e ai ragazzi che lo abitano.

Queste esperienze ci permettono di “andare incontro” alle famiglie che abitano il quartiere e di costruire pian piano una relazione con loro, caratterizzata da una crescente fiducia e da un clima di gioia e di serenità. In altre parole, l’accoglienza è stata reciproca.

Anche grazie al sostegno e all’incoraggiamento espresso da parroci/assistenti e dalle famiglie cattoliche, nessuno si è girato dall’altra parte e a prevalere è stata la voglia di creare nuove comunità. Ogni ragazzo, cattolico o di altra fede, è da sempre posto al centro del Progetto educativo con obiettivi via via sempre riferibili all’educare alla cittadinanza attiva, alla libertà, all’amore, alla fede.

La “C” non scompare. Il percorso dell’accoglienza e educazione di ragazzi/e di altre religioni ha avviato nei gruppi dinamiche e stili positivi che si possono leggere in più modi. Tra questi, la formazione di una sana tensione spirituale che, certamente, ha arginato il rischio dell’indifferentismo religioso. Anche per noi capi, come per i ragazzi, è stata l’occasione per maturare una maggiore consapevolezza della nostra fede, portando alla luce anche i punti deboli su cui lavorare e mettersi in cammino.

Ed è qui la forza della testimonianza: proprio in quanto educatori cristiani si è fatta avanti una proposta educativa capace di raccontare che accogliere ed educare ragazzi di fede diversa non significa “rinunciare all’Annuncio” o proporre una forma di sincretismo o ancora cadere in una di “proselitismo”, ma testimoniare la gioia della fede di noi capi, entusiasmando i ragazzi a riconoscere quel Dio che abita la loro vita. Tutto questo non è un “fai da te”, in quanto ricerchiamo la collaborazione di chi accompagna i ragazzi di altre religioni nella loro crescita spirituale (famiglie, in primo luogo, e guide), privilegiando l’attenzione su temi comuni come la fratellanza scout e l’amore verso l’altro.

La scelta nel “Progetto educativo”. La scelta educativa dei nostri gruppi ha sempre trovato fondamento nel Progetto Educativo, il primo dei quali risale a oltre vent’anni fa. È importante, infatti, inquadrare l’educazione dei ragazzi di altre religioni nell’ottica dell’unitarietà della proposta del gruppo, con la capacità di programmare e scoprire le opportunità esperienziali che lo scautismo offre in tal senso. Quello che conta è alimentare il desiderio di contribuire a costruire nuove città facendo delle differenze una ricchezza, delle diverse culture e fedi un giusto intreccio stimolante e arricchente.


Dalla Promessa alla Partenza. La proposta ai ragazzi di diversa religione si sviluppa pienamente in ogni fase del percorso educativo: dalla Promessa del lupetto/coccinella alla Partenza, nessuna esperienza è preclusa a chi sceglie di partecipare al percorso scout. Con le attenzioni e le cure necessarie per ogni branca, le Co.Ca. hanno sviluppato percorsi personalizzati e al tempo stesso armonizzati in una dinamica comunitaria.

Prima di approdare alla Promessa, abbiamo sperimentato per qualche anno, in esperienze educative che utilizzavano il metodo scout, la portata e gli effetti di un impegno pronunciato da bambini di fede diversa che convivono nella stessa comunità. Abbiamo così verificato che questi impegni producevano sul singolo e sulla comunità lo stesso “effetto”, cioé il desiderio “di fare del mio meglio per migliorare me stesso, per aiutare gli altri, per osservare la legge del branco, della comunità”.

Sappiamo bene che lungo tutto il cammino scout più volte le ragazze e i ragazzi scelgono di rinnovare il loro impegno fino a quell’orizzonte rappresentato dalla Partenza che, secondo noi, se espressa in coerenza valoriale e sorretta dalla propria fede, realizza la scelta definita di assumere il servizio come stile permanente della propria vita.

A noi capi non rimane che “riconoscere” ciò che è avvenuto in quell’Uomo e in quella Donna, alla luce della loro “fede testimoniata” ed esprimere, come sempre, da capi scout, il nostro “grazie” sia ai ragazzi per averci dato la possibilità di essere stati da loro accolti, accompagnati e formati, sia a Dio per essere stati suoi testimoni credibili.

Le Comunità capi Brescia 14, Catanzaro 4, Marghera 1

Nessun commento a "Abitare le frontiere nel coraggio di (farsi) accogliere"

    Rispondi

    Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.