La stagione avanza inesorabile e l’inverno non è lontano.
Come staff del settore competenze, specializzati sulla sicurezza in attività di montagna, vorremmo fortemente far notare che l’uniforme scout non è adatta all’uso invernale in ambiente montano ed anzi è fortemente pericolosa.
Evitando volutamente di cavalcare le ondate di polemiche a seguito degli interventi di soccorso da parte dei colleghi del CNSAS, effettuati lo scorso inverno, ma anche in quelli precedenti, vogliamo portare la nostra competenza a servizio dell’associazione per maturare una consapevolezza a riguardo.
Non solo urge a nostro avviso una formazione ai capi di tutte le branche, sulla frequentazione dell’ambiente montano in stagione invernale in sicurezza, da cui consegue una percezione dei rischi reali in modo da poterli valutare consapevolmente, ma ci teniamo a sottolineare che il primo rischio viene proprio dall’utilizzo della nostra uniforme.
A solo scopo esemplificativo in territorio montano in stagione invernale la temperatura è facilmente inferiore allo zero, ma la presenza del vento complica gravemente la situazione. Fingiamo che siano semplicemente -2°C, con del vento fresco (Scala Beaufort 6) la temperatura percepita è circa -19°C (a seconda della tabella di riferimento), temperatura alla quale il congelamento è possibile con un’esposizione di 5 minuti.
Sul nostro territorio appenninico in cui ci troviamo a operare, spesso in inverno in crinale (dove passano molti dei sentieri escursionistici molto gettonati con le ciaspole) i venti si aggirano dai 70 ai 150km/h, e le temperature sono ben inferiori a quella presa ad esempio.
È quindi facilmente intuibile la pericolosità di indossare dei pantaloni corti di velluto.
Non è per nulla corretto pensare in una logica macistica miope che possa essere adeguato lasciare che sia il metabolismo corporeo a consumare energie per compensare la differenza di temperatura. In quelle situazioni si raggiunge molto più velocemente lo stato di sfinimento, che ci pone nuovamente in una ulteriore condizione di rischio, se non siamo più in grado di proseguire in quelle condizioni ambientali.
Inoltre sotto lo sforzo fisico della salita con zaino in spalla, le parti coperte dallo zaino, arrivano facilmente alla sudorazione anche se le temperature ambientali sono molto basse. Gli indumenti di cotone (come la camicia) si bagnano di sudore, e al momento della pausa, soprattutto in presenza di vento, si raffreddano drasticamente, se non addirittura congelando, sottoponendo epidermide e fasce muscolari sottostanti ad un ulteriore stress termico.
Banalizzando: al momento la nostra uniforme, in ambiente invernale montano, è pericolosa perché pone delle condizioni eccesso di sudorazione e successivo congelamento nelle parti coperte dallo zaino, mentre pone a grave rischio di termico le parti di pelle scoperta, comportando uno stress metabolico per tutto il corpo.
Ribadendo una nostra disponibilità a fornire un servizio di consulenza e approfondimento, nonché di formazione, confidiamo che questa lettera venga accolta con buon senso e lungimiranza, ricordando la sempre valida frase del nostro fondatore “Non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”.
Cordialmente
Roberto Kavija Calzolari
a nome dell’intero staff del campo: “Avventure Scout in montagna…Sicuri?”
“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.
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