esperienza di servizio per l’Ucraina
Abbiamo posto il nostro onore nel meritare fiducia. Siamo stati leali.
Abbiamo chiesto alla nostra città di fidarsi e affidarsi a noi per donare qualcosa a favore delle persone che stanno subendo la situazione di guerra in Ucraina. Abbiamo accolto tutto ciò che ci è stato portato fino a quando abbiamo potuto, rimanendo sommersi dalla generosità delle persone. Abbiamo inscatolato e suddiviso ogni cosa al fine di facilitarne lo smistamento alla frontiera, abbiamo salvaguardato i messaggi che abbiamo trovato dentro, le calligrafie, la cura che in ogni pacco ha posto chi lo ha preparato.
Ci siamo resi utili nell’aiutare gli altri.
Abbiamo risposto “si” ad una chiamata al servizio, consapevoli che sarebbe stata dura ma che allo stesso tempo era la cosa giusta da fare. Abbiamo detto si e abbiamo scelto la concretezza dell’azione, dello sporcarci le mani. Abbiamo sudato coltivando la speranza che ogni parte di quel lavoro avrebbe potuto generare un minimo di bene a distanza di 1500 km.
Siamo stati amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout.
Quando la stanchezza ha iniziato a farsi sentire, abbiamo visto raggiungerci amici e fratelli di Strada. Come noi tante persone hanno risposto alla medesima chiamata e hanno scelto di fermarsi nella nostra sede per essere utili alla causa. Nel collaborare abbiamo ritrovato il concetto di umanità che nella maniera più forte possibile si oppone al concetto di guerra che siamo costretti a subire oggi.
Siamo stati cortesi.
Abbiamo ancora una volta riscoperto il valore della gentilezza, del sostenersi a vicenda, della parola “Grazie”. Di “grazie” ne abbiamo donati e ricevuti, ce ne siamo scambiati a vicenda anche all’ennesimo pacco passato di mano in mano. Abbiamo chiesto aiuto e favori a chi conoscevamo, e tutti hanno risposto si alle nostre chiamate, sicuri nell’unità di star rispondendo tutti assieme ad un’unica grande chiamata a servire.
Abbiamo sorriso e cantato nelle difficoltà, abbiamo saputo obbedire.
Nei momenti di stanchezza, di difficoltà, di tensione e stress, cedere alla tentazione dello scontro è a volte inevitabile. Nessun diverbio ha ostacolato il nostro Servire, nessuna discussione ha tolto tempo al nostro operato. Abbiamo invece cantato quando il camion era finalmente pieno, per sfogare la stanchezza, d’istinto senza che nessuno dirigesse le voci. Ci siamo scambiati sorrisi, abbracci, cenni di intesa. Ci siamo dati il cambio a vicenda preoccupandoci dell’altro come avremmo fatto di noi stessi. Abbiamo esultato per l’ultimo cartone arrivato a destinazione. Ci siamo fatti un applauso e detti cose belle.
Siamo stati laboriosi.
E’ stata una corsa contro il tempo, ci abbiamo messo impegno e dedizione, abbiamo imballato e suddiviso ciò che ci era stato donato con cura e attenzione. Abbiamo cooperato, creato staffette e corridoi di scatole che passavano di mano in mano, e vi assicuriamo che nel camion che abbiamo caricato non era rimasto spazio nemmeno per un foglio di carta.
Siamo stati puri nei nostri pensieri, parole e nelle nostre azioni.
L’abbiamo fatto con gratuità, l’abbiamo fatto senza la pretesa di esser visti, l’abbiamo fatto con spontaneità. La nostra organizzazione forse non sarà stata delle migliori, avremmo potuto gestire meglio tante cose se avessimo avuto più tempo per organizzarci. Ma l’abbiamo fatto nel modo che abbiamo ritenuto più giusto, facendolo diventare un gioco che c’ha riempito il cuore.
Abbiamo compiuto il nostro dovere, verso Dio, verso gli altri e verso il nostro mondo.
Ci siamo affidati a Chi da lassù ha guidato le nostre mani, ci ha mandato rinforzi e mezzi provvidenziali. Sapevamo che la chiamata arrivava da Chi sempre guida i nostri passi e che sarebbe stata una grande impresa. Abbiamo sentito il richiamo di chi soffre e subisce la cattiveria della guerra, nostri fratelli e sorelle a poche migliaia di kilometri da noi. Ci siamo immedesimati in loro, abbiamo deciso provare a vedere il sole dietro le nubi più nere.
Non abbiamo fatto nulla di più che tenere fede alla nostra Legge e alla nostra Promessa. E sporcarci le mani è stato il modo più meraviglioso di riconfermarla pronunciandola ancora una volta facendo, insieme, del nostro meglio.
Cosa ci abbiamo guadagnato?
Ci siamo emozionati, ci siamo sentiti vivi, ci siamo sentiti cittadino di un mondo che vogliamo sentire nostro. Abbiamo ammirato i nostri esploratori e le nostre guide spendere tutte le loro energie, i nostri rover e le nostre scolte spendersi senza rifiatare; noi capi abbiamo avuto la fortuna e l’onore di spenderci al loro fianco. E si, ci siamo sentiti fieri di loro. Abbiamo pianto commossi nelle lettere dei bambini che abbiamo trovato nelle scatole, nella meticolosità con cui qualcuno ha deciso di sistemare ciò che ha donato. Abbiamo riso, nella difficoltà, perché la verità è che abbiamo paura di qualcosa che è più grande di noi, maledettamente brutto come è la guerra. La verità è che per affrontare la paura bisogna aggrapparsi, e noi abbiamo scelto di aggrapparci l’uno all’altro e tutti insieme a Dio Padre. Abbiamo appreso ancora che dalle difficoltà può nascere qualcosa di meraviglioso, ci siamo innamorati ancora con più forza della parola INSIEME.
Vogliamo dire Grazie.
Vogliamo dire Grazie all’Anteas Basilicata che si è in primis spesa in questa iniziativa. Vogliamo dire Grazie al Masci, fratelli più grandi di noi che hanno scelto di affidarsi a noi per riuscire insieme in questa impresa. Vogliamo dire Grazie a chi ha deciso di sostenerci mettendoci a disposizione gli strumenti per poter riuscire in questa raccolta: l’Azienda Cartaria Tramutola che ci ha fornito i cartoni, l’Azienda Caridi Trasporti che ci ha messo a disposizione un tir per trasportare il tutto a Corleto Perticara e il signor Antonino che ci ha accompagnato e aiutato, la Onlus Io Potentino Magazzini Sociali che ci ha messo a disposizione un furgone per trasportare la roba e aiutato a caricarlo, il signor Feliciano del birrificio A.L.B.A. beer garden che ci ha accompagnati con il suo furgone che ha messo a disposizione per caricare.
Vogliamo dire Grazie a tutta la popolazione che ha risposto ad una nostra chiamata e ha deciso di donare con estrema generosità. Vogliamo dire grazie a Francesco, si chiama così il ragazzo che sta facendo spola da Corleto Perticara alla frontiera, che è per noi un esempio della parola Servizio. Vogliamo dire Grazie a chi in paese a Corleto sta gestendo e organizzando gli ultimi passaggi. Vogliamo dire Grazie ai nostri ragazzi che hanno saputo donarsi nel più spontaneo dei modi. Vogliamo dire Grazie a chi è sceso a darci una mano nella nostra sede, presentandosi con un semplice “come posso aiutare?”. Vogliamo dire Grazie ai fratelli e sorelle Scout del gruppo Agesci Potenza 2 che sono accorsi a darci una mano raccontando ancora una volta il valore della fratellanza Scout.
Abbiamo messo in uno scatolo un nostro Fazzolettone, nella speranza che possa viaggiare e servire ancora al collo di chi proverà ad indossarlo. Abbiamo messo in uno scatolo il giglio della nostra Promessa, consapevoli che è nel rispettarla che abbiamo agito nel bene. Abbiamo messo in uno scatolo lo stemma del nostro gruppo con incise le parole “insiemesifà”, consapevoli che questa avventura fa parte e farà parte della nostra storia, contribuendo a renderla ancora più bella.
Ieri pomeriggio tutta la roba raccolta è giunta a Corleto Perticara da dove partirà alla volta della frontiera. Si, ce l’abbiamo fatta.
Oggi come sempre, ripudiamo ogni forma di guerra, violenza e cattiveria. Oggi come sempre proviamo a resistere un’ora in più. Continueremo per sempre a scegliere le chiamate al Servizio e a ripudiare le chiamate alle armi.
Oggi siamo stanchi ma felici, speranzosi nel Domani, che sarà un giorno migliore.
Gruppo Scout Agesci Potenza 1
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