Siamo alla vigilia dei passaggi e all’improvviso ricevo una telefonata. Sul display del cellulare vedo il nome della mamma di Giuseppe e rispondo: << Pronto !…Ciao WONTOLLA, quì vicino a me c’è Giuseppe che ti vuole dire una cosa importante ma si vergogna di dirtela>>.
<< Di che cosa si tratta Peppone bello mio, cosa hai combinato fratellone? >> e sento la mamma che dall’altra parte dello schermo gli dice: << dai Giuseppe, hai chiesto tu di parlare con WONTOLLA !! >>. Giuseppe proprio non ce la fà, si vergogna troppo di dirmi che non vuole più andare agli scout.
La madre prosegue il suo discorso dicendomi che suo figlio in questi ultimi mesi c’ha pensato molto perchè non voleva deludere nessuno, così come nell’ultimo anno, questo era il motivo per cui continuava a venire a riunione: per non deludere le aspettative degli altri, ma ora, da solo e senza che lei si intromettesse, aveva compiuto da solo la sua scelta.
Mentre ascoltavo queste parole, mi è venuto in mente il fallimento come capo nei confronti di Giuseppe perchè potevo fare di più per lui…perchè non sono stato abbastanza incisivo per tirargli fuori il buono che aveva…perchè…perchè…
Ero subito pronto a farlo ragionare per convincerlo a non mollare, tuttavia mi sono tornate in mente le parole di mamma Francesca: “ da solo ha fatto la sua Scelta”.
Così il rammarico si è affievolito all’istante perchè per Giuseppe avevo visto una piccola opera compiuta: non era più il bambino che qualche anno fà diceva che non riusciva, o che quello che faceva era brutto; Era un piccolo ometto della partenza, consapevolmente artefice della sua strada. Me lo immagino seduto sul divano di casa accanto alla mamma, carico di timidezza (quella gli era rimasta) e gli dico << Bravo!!! Sei stato davvero coraggioso !! Non sei più il Giuseppe di qualche anno fà, sono davvero orgoglioso di te !! >>.
La madre mi disse inoltre che lui aveva preparato dei ricordini per il CDA, ma si vergognava di darglieli di persona ed io decisi di “accompagnarlo”…ancora una volta. << Dai, andiamo insieme ! >>.
Due vite che si incrociano, la mia e la sua, ed il passato che ritorna: il mio comandante, il primo a ricevere la notizia di voler interrompere il mio servizio, mi accompagnava con una mano sulla spalla verso quel cancello fuori dal quale la mia vita svoltava non più verso “la città” ma verso casa.
Rimane ancora vivo un ricordo in me, come una piccola fiammella blu nell’oscurità che non si spegne mai: << Grazie per quello che fate, Dio vi benedica!>> Le parole di una signora che mi aveva ringraziato durante un servizio di ordine pubblico.
Il “Grazie”: una parola rarissima dall’abito straccione, povera, dal suono umile, ma che diventa una potenza rigenerativa ogni volta che cadiamo a terra stanchi ed in affanno dal nostro Servire. Solitario Il cuore e l’amore verso il prossimo, attaccati su mille fronti dal ciclo mestruale dell’adulto o dalla taratura mentale onirica, del gregge che pecca di superbia.
Il grazie, gli occhi del ragazzo che brillano quando saluta i suoi capi per passare nella branca R/S, orgoglioso di aver conquistato un altro pezzo di montagna.
Il grazie raccontato dal bambino nell’intimità di un foglio protocollo, descrivendo un sorriso di un vecchio lupo che lo ha fatto “ripartire”.
Il grazie nell’espressione di Giuseppe per essere stato accompagnato verso quel cancello senza essere giudicato.
Quest’anno ho avuto un crollo, solo nel mio cammino, solo nel mio Servire: a terra, ho visto l’opportunità di quel cancello aperto per tornare a casa, tuttavia questa volta non ho voltato le spalle ai miei fratelli che continuavano il loro dovere, ma ho girato lo sguardo verso migliaia di loro ed ho potuto scorgere quella fiammella blu.
Al mio Giuseppe dico: Una volta Scout, Scout per sempre !!
<< Percorri la tua strada, fai le tue scelte perchè tanto e ormai hai cucito addosso alla tua pelle l’uniforme Scout, il colore blu di quella fiammella e dell’Autentico Servire, nel tempo e nello spazio >>.
Marco Belardinelli
“Gli articoli della sezione “La parola ai Capi” sono opinioni personali dei singoli autori. Non rappresentano la voce di Pe né di AGESCI”.
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