«Dal seme che muore nasce una messe di giustizia e di pace» (Giovanni 12,20-33)
È quello che si legge sulla tomba di don Peppe Diana, nel cimitero a Casal di Principe. Il sacerdote, ucciso per mano criminale la mattina del 19 Marzo del 1994, amava follemente lo scautismo, tanto da poter rispondere alla madre che lo esortava a mollare qualche impegno, che «avrebbe tolto il colletto da prete, piuttosto che la camicia blu». Ma sapeva in cuor suo che forse, non era il tempo. Il territorio non era pronto a vivere un’esperienza fatta di gioco, avventura e servizio. Don Peppe Diana era visto come il prete “con le donne”, quello con i pantaloncini, che cantava invece di pregare: il territorio non era pronto a vivere i principi della coeducazione attraverso la vita all’aria aperta e la comunità. Don Peppe viene ucciso nella sua chiesa, la Parrocchia di San Nicola di Bari, con gli abiti talari e in procinto di dire Messa. Don Peppe muore e, a quel punto, il seme viene gettato in terra.
Ma l’accento non è sulla morte, è sulla vita. Il seme comincia a germogliare e dà vita a una piccola piantina di grano. Il popolo di Casal di Principe esce per strada, vince quel senso di paura che aveva contraddistinto i più, i riflettori vengono accesi. Ci si impegna nelle parrocchie, nelle istituzioni, nasce il Comitato don Peppe Diana, guidato da Valerio Taglione, per 14 anni.
Valerio è uno dei ragazzi di don Peppe. Lui è stato suo caporeparto, capoclan e poi affianco in Co.Ca. Quando “Peppe” viene ucciso, Valerio decide che la sua storia debba essere portata nelle assemblee di Zona, regionali e in Consiglio Generale. Organizza banchetti, anche da solo, per raccontare di cittadinanza attiva, di legalità, di scelta politica, di educazione.
Con il Comitato don Diana, Valerio organizza eventi, manifestazioni, anniversari, con e affianco all’AGESCI. Insieme si è presenti anche nelle aule del tribunale, per il processo. L’AGESCI, il Comitato don Peppe Diana, Libera sono parti lese nell’omicidio del sacerdote.
A Casal di Principe molti sono i giovani, i rover, le scolte, i capi che decidono di spendere il loro servizio nei beni confiscati alla camorra, in associazioni e cooperative. Molti clan, da tutta Italia, vengono a Casa don Diana per i campi invernali ed estivi, e alcuni di loro decidono di far nascere imprese sociali, associazioni, cooperative sociali e di gestire beni confiscati.
Valerio accoglie tutti, incontra i gruppi raccontando che «nessuno tra voi sarà mai un camorrista, ma è fin troppo facile che possiate trovarvi in sistemi di corruzione senza che ve ne accorgiate. Può essere evitato, ma dovete scegliere cosa mettere nel vostro zaino lungo la strada. Se avrete camminato sui giusti sentieri, al momento opportuno aprirete il vostro zaino, e troverete ciò che vi serve».
Con Valerio abbiamo provato tante volte a far nascere una Co.Ca., un reparto, ma il chicco grano non aveva ancora radici forti, e non ce l’abbiamo fatta in tempo. Valerio è tornato alla Casa del Padre nel 2020, in piena pandemia e, come si sa, dopo le gelate invernali, ritorna la primavera.
Casal di Principe freme, pulsa e chiede. I ragazzi del territorio, le loro famiglie, le parrocchie, chiedono che nasca al più presto un gruppo scout. La sfida è lanciata e così, Gabriella, Francesco, Marialaura, don Franco e don Alessandro, decidono che è arrivato il momento, che siamo in ritardo ma siamo ancora in tempo. Viene censita la comunità capi e il 23 Ottobre 2022, a Piazza Mercato, centro nevralgico di Casal di Principe, i ragazzi dagli 11 e 13 anni, sono chiamati a sperimentarsi con costruzioni da campo, nodi e legature, per assaggiare l’avventura e manifestare la propria adesione.
24 sono i ragazzi e le ragazze che formeranno le prossime squadriglie del Casal di Principe 1, e 3 adulti extra associativi hanno già partecipato alla prima riunione di Co.Ca. Persone che hanno conosciuto lo scautismo grazie a don Peppe, nei suoi racconti, nelle esperienze a Lourdes. Persone del territorio che hanno scelto di raccogliere così, il testimone lasciato dal loro educatore.
Il foulard è per metà grigio e metà azzurro, come i colori di Casale. Due strisce lo percorrono: una rossa, per amore del foulard del Cantiere per RYS che Valerio ha tanto voluto su questo territorio; l’altra bianca, come le lenzuola che i casalesi, i cittadini di Casal di Principe, appesero fuori dai loro balconi il giorno dei funerali di don Diana. Il chicco di grano è germogliato, la piantina mostra timidamente, ma con grande speranza, le prime foglie e il fusto prende forza. Il tempo è arrivato. Presto raccoglieremo una messe di giustizia e di pace.
2 Commenti a "Una Cosa Ben Fatta: NASCE IL GRUPPO SCOUT A CASAL DI PRINCIPE"
Gioacchino Dazzo 9 Marzo 2023 (9:50)
Evviva! Finalmente è nato il Gruppo Scout a Casal di Principe. Buona Caccia, Buona Strada e ad maiora
Gioacchino Dazzo 9 Marzo 2023 (9:52)
Evviva e ad maiora!
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